A Vincenzo Donvito, a tutti coloro che con le manifestazioni di piazza degli studenti non c’entrano nulla, a tutti quei cittadini che prendono il treno, gli autobus, i taxi o che fruiscono delle strade coi loro mezzi privati, a tutte le principali vittime di queste manifestazioni, a tutti gli utenti e consumatori vittime inconsapevoli di queste violenze incivili, né destrorsi né sinistrorsi in quanto semplicemente inqualificabili, va tutta la mia comprensione e il mio sostegno morale.
Ha ragione lei e tutti quelli come lei, egregio signor Vincenzo Donvito: qui effettivamente non se ne può più!
E che diamine, qui si scompiglia la pace dei camposanti, il programmino quotidiano dell’italiano medio e sonnacchioso, il tran–tran dei poveri pendolari, il traffico di chi viaggia in proprio o fruisce del taxi.
Ma vogliamo scherzare? E chi sono tutti questi scansafatiche che giocano a rubabandiera per le piazze d’Italia invece di sgobbare sui libri per guadagnarsi il cibo della mente e un pezzo di carta da appendere incorniciato nel salotto buono di casa?
Ma che pretendono costoro dalla scuola, che insegni loro ad essere cittadini attivi e partecipi della vita del Paese? Che dia loro gli strumenti per non essere impotenti e viziati di fronte ad un potere che non discute e non ammette intrusioni nelle sue decisioni e nel suo operato, che non gli faccia chinare il capo con rassegnazione e fatalismo di fronte a una forza preponderante solo in quanto maggioritaria?
La capisco in pieno, signor Vincenzo Donvito, rappresentante emblematico di una Italia vecchia e stracca che ama crogiolarsi nella sopravvivenza e nel quieto vivere senza sbattersi minimamente per uscire fuori dallo stagno ormai puzzolente.
Ma vede, non tutti per fortuna sono disposti a morire prima di vivere, e questi nostri ragazzi, questi nostri figli e nipoti trattai come barattoli di pelati sugli scaffali di questo ipermercato che sta diventando la nostra nazione, questo nostro futuro così pesantemente ipotecato e tuttavia non del tutto compromesso, ha una voce e cose da dire. E da dire in piazza.
E noi, utenti e consumatori, dovremmo essere disposti a pagare con essi il disagio in cui tutti siamo immersi fino al collo. O lei ne è fuori per meriti speciali, egregio signor Vincenzo Donvito?
Maria Lanciotti