Prosegue davvero felicemente la rubrica Cercando l’oro della poesia e con questa nuova puntata facendo nuovamente un salto geografico: dalla Svizzera italiana (e Brasile) di Prisca Agustoni, alla Toscana di Marco Simonelli.
Ancora una volta e per come accadrà nelle puntate a venire, lo spazio è per la sola voce dell’autore, messo a nudo senza la mediazione della domanda, autore lanciato nel vuoto e che arriva a noi per mezzo di una autopresentazione, cui seguirà una scelta di testi e solo in ultimo una breve nota bio-bibliografia.
AUTOPRESENTAZIONE di Marco Simonelli
“Ho iniziato a scrivere nel più romantico e maledetto dei modi: per terapia, verso i quindici anni, incoraggiato da un’analista junghiana che cercava di stimolare un inconscio stitico.
Erano i primi anni della Seconda Repubblica, vivevo in una realtà ginnasiale in cui il fenomeno del bullismo, sebbene esistente, non era ancora stato codificato; nessuno si sarebbe mai sognato di accusare un docente di vessazioni, nonostante anche quest’ultime fossero evidenti; non si parlava nemmeno di disagio o di break down, si usavano forme eufemistiche e perifrastiche tipo “è un alunno molto sensibile”.
Se in classe tentavi di tagliarti le vene con un trincetto non eri un emo-boy ma un “elemento di disturbo per la lezione”, ti mandavano alla lavagna durante l’ora di greco e ti facevano scrivere, per punizione, heautontimorumenos. Inoltre George Michael avrebbe pubblicato Outside solo cinque anni più tardi togliendo di fatto l’omosessualità dalla lista dei tabù adolescenziali.
Erano gli anni di Dario Bellezza e Alda Merini al Costanzo Show e quindi fu per me abbastanza spontaneo interessarmi alla loro scrittura e provare spinte di identificazione per il maledettismo esasperato del primo e per l’orfismo debordante della seconda. Leggevo disordinatamente, scrivevo caoticamente e presto iniziai a frequentare incoscientemente i poeti fiorentini.
Verso la fine degli anni ‘90 iniziai a considerare più seriamente la scrittura e questo grazie ai consigli e all’ascolto di molti sodali (zii e cugini putativi, soprattutto: non mi è mai piaciuta l’idea di considerare, in letteratura, un autore come filiazione di un altro, rifuggo da queste linee patriarcali preferendo quelle avuncolari).
Mi interessa la commistione degli stili e del linguaggio, la sperimentazione espressiva attraverso l’uso di materiali linguistici ed iconici già esistenti e spesso trascurati. Sento molto il peso della tradizione (soprattutto l’ombra di Dante, croce e delizia per chiunque scriva poesia a Firenze) ma non l’ho mai vissuta come un intralcio o come una zavorra, anzi: chi scrive si ritrova sempre, consciamente o inconsciamente a flirtare con la tradizione.
Penso al linguaggio come ad un materiale riciclabile e alla poesia come ad uno sviluppo sostenibile. Mi considero uno scrittore a progetto: ogni compagine è per me una sperimentazione esistenziale e artistica, esplorazione di una realtà dapprima intuita e poi approfondita, indagata, scandagliata.
da Palinsesti, una canzoniere catodico (Editrice Zona, 2007)
STAR SYSTEM
[per Marilyn, soprattutto]
Non stanno a guardare
nostre stelle fisse
ancora in circolo però lontane.
Vedremo Orione in queste settimane
ma anche non brillasse
sapremmo della sua presenza
quasi fosse in palinsesto
nel suo asse:
meteora o meteorite
corpo estraneo celeste
che prende fuoco qui
per l’irruenza dell’impatto
col minimo terrestre.
ELOGIO FUNEBRE DI SUPERMAN
La sedia a rotelle
con cui da anni solo ti muovevi
soffiando a stento dentro un tubicino
è dolorosa, vuota e planetaria.
Volavi nell’aria, un tempo
lasciando nello spazio
cometa d’infinita brillantina—
il pugno avanti, il moto accelerato,
controllavi il creato:
che nessuno guastasse quell’orbite incoerenti!
La tua tosse spesso smosse i continenti.
In una telefonica cabina
t’inventasti personaggio qualunque:
giornalista sfigato che dovunque vada
si perde per strada inevitabilmente,
mito mascherato deficiente.
Per salvare il mondo è obbligatorio camuffarsi,
travestirsi, sembrare un vagabondo,
uno svagato imbranato occhialuto.
Rischiavi di essere riconosciuto.
Alle stelle basta poco per cadere:
il gioco avverso del destino
lo scalino che cede sotto il peso
il caso che t’impenna il tuo destriero
un sentiero accidentato
il camion spuntato all’improvviso
e tutte le frenate non riuscite.
Lo schianto forte della Kryptonite.
IMPICCAGIONE DI KEN
Plastico tuttavia elasticamente irrigidito manzo
scalpellato in ginnico esercizio, illibato abbellito gonzo,
qual crudel fattore o multinazionale marchio registrato
t’ha stampato artificiale e ganzo, t’ha generato maschile
bambolotto, ghiotto cicciobello di cavità interna totale
quale regola astrale eterna fu così cattivamente grande
da fonderti il glande insieme alle mutande?
Ti tengono ritto elastici, legacci di gomma,
lacci fragili, molli giarrettiere da donna, pronte ad intrecciarsi
col cordone ombelicale della mamma, ad esplodere
in presenza della bionda bomba angelicata
dello sguardo della donna - cannonata,
Barbie,
l’eterno oggetto fidanzata.
COMING OUT
[confessional poem #1]
Mia madre mi guarda
attraverso i suoi occhiali di strass,
con i suoi Bette Davis’ eyes
incrollabile mamma del Mulino Bianco
sorride come una diva rimasta senza Oscar
che, in fondo, se l’aspettava.
Madre eroica: come Rocky si è allenata ogni giorno
seguendo il corso aerobica Jane Fonda
per essere fisicamente preparata
a questa rivelazione “inaspettata”.
Che non sono Schwarzenegger
l’ha sempre sospettato;
il mio fanatismo per Madonna
lo ha confermato.
“Una madre certe cose se le sente”
dice, ballerina che danza sulle punte,
Carla Fracci ragazzina al suo debutto.
Sono Gesù bambino
che guarda sua madre
like a virgin.
DISCORSO CIVILE DI GRANDE PUFFO
[Socialist Men Under a Red Father]
Felice puffserata a tutti i puffolini pervenuti:
questo capo villaggio comunista vi farà la lista
del nostro civil modo d’esistenza.
Alla partenza siamo tutti uguali
animali sociali privi d’esperienza,
puffbacche di natura varie ed eventuale.
Non male è valutare
le attitudini intrinseche d’ognuno:
Quattrocchi e il suo pallino per i libri
Inventore, bambino, giocava con il Lego
E Forzuto – che adesso è culturista-
non stava mai seduto un solo istante.
È importante, insomma,
che ognuno si realizzi, rigoroso a sé:
Brontolone che è sindacalista,
Vanitoso e la cosmesi,
Golosone e gli arnesi da cucina.
La dottrina dei puffi è stare insieme,
puffare sempre per la vita bella,
i compiti divisi
per il comune bene:
combattere con Birba e Gargamella.
TEXAS CHAINSAW MASSACRE
Il piccolo aveva dei problemi:
si dice che fu colpa della pelle
oppure di sostanze
assunte durante l’adolescenza.
Uccidendo la sua prima formica
mentre giocava all’ombra
dietro la casa, sotto la cisterna,
si sentiva onnipotente padrone:
emulava la figura paterna.
Tutta la zona vive nel terrore.
Oh, Faccia-di-cuoio, assassino seriale-
satanasso camuffato da occidentale!
La tua sega elettrica trucida e stride
sul tronco di persone ancora vive.
Vi prego, non aprite quella porta
di quella casa bianca vicino all’autostrada.
Tutta la gente che c’è andata
non è più tornata.
È morta.
REQUIEM PER LAURA PALMER
Galleggiavi ghiacciata ninfea
sulla marea che segue ogni disastro
astro strozzato, incellophanato pacco
con mittente-mandante sconosciuto.
Oh corpo rinvenuto sulle sponde:
nessun dio a mutar le braccia in fronde.
Le onde ti consegnano freddata
a un’autopsia protratta inutilmente
la mente non comprende il movente
e il carnefice rimane ben nascosto
nel bosco dove Gretel ti perdesti
in un intrico di fronde e di misteri.
Noi tutti rimaniamo nel pantano
d’un’indagine priva di catarsi
ignorando la mano che recise
i capei d’oro a l’aura sparsi.
Marco Simonelli è nato nel 1979 a Firenze, dove vive. Lavora come traduttore.
Ha pubblicato il racconto in versi Memorie di un casamento ferroviere del ‘66 (1998), Notturno per grondaia e fili della luce (1999), il poemetto drammatico Sesto Sebastian – Trittico per scampata peste (2004) e il canzoniere catodico Palinsesti (2007). www.marcosimonelli.net
Le fotografie ed i testi appaiono con autorizzazione dell’autore