Per l'appuntamento di dicembre mi sono fatta un regalo di Natale anticipato: tormentare una delle mie icone, Anna Maria Carpi. Grande poetessa e scrittrice e traduttrice. Persona davvero speciale.
– Pensi sia vero che la poesia “richiede all'io di mettersi in mutande”?
IO e NON IO. Mettere a nudo il proprio io in una poesia: direi che no, non è indispensabile. Può avvenire o no.
Una mia poesia quasi tragica s’inizia con: «Un fato un’ossessione/ un’infinita stupidità mi persegue»; un’altra, luminosa, si chiude con «Giorno della mia vita:/ non è questo che conta e questa/mia stranissima salute/ e la mia fede che per me non c’è fine?» Due confessioni contraddittorie e senza pudore, dove l’autrice non ci fa nemmeno una gran figura.
Nelle due poesie che qui accludo, anch’esse del 2008, la confessione è invece mascherata: nella prima, la mia voglia di letto, di tana e di morte la manifesta uno Shakespeare, il più fantastico dei poeti. Dove nega di avere fantasia è solo una mia citazione dal russo Babel. Chiaro perché mi tocca: è esattamente ciò che io penso di me. Nella seconda c’è lo stesso sconforto su me stessa, ma è virato al basso, al comico (per me): il cieco c’è davvero (alla stazione di Cadorna, a Milano), e quel “cecco” con la doppia lo sento come uno squillo di volontà di vivere. Ecco perché mi si è associato ai pirati (notizia di cronaca) che oggi infestano il mare a sud dell’Arabia, ma i pirati sono anche un gioioso ritorno all’infanzia.
SHAKESPEARE che torna a Stratford
di ritorno da Londra.
Odia la strada, quella polvere, i pioppi,
odia l’epoca sua e gli idioti del tempo
e il vai e vieni.
Non vede l’ora che si faccia sera.
Non ha più niente, più nemmeno un cuore.
Non ha immaginazione,
desiderio di averla, solo questo.
Nel sangue una tardiva amara
stanchezza, voglia
d’ombre, voglia del soffitto
sopra il suo letto e di guardare il muro.
GIÙ NEL METRÒ
dove in fondo alla scala
la folla gira per prendere il treno:
sta ritto il Cecco tuti i due ochi per favore
che Dio vi benedica,
uno sgabello accanto,
ma quando mai si siede?
Occhi lattei, scentrate
biglie di vetro –
è vero, non ci vede, ma che invidia:
in quel “cecco”
c’è una voglia di vivere a me ignota,
una voglia
da pirata dell’Oceano indiano.
(inediti)
Anna Maria Carpi vive a Milano, insegna germanistica all’Università di Venezia. Ha esordito nella poesia con A morte Talleyrand (1993). Nel 2004 è uscito Compagni corpi. Poesie 1992-2002, nel 2007 E tu fra i due chi sei, entrambi da Scheiwiller. Traduce i poeti tedeschi (G. Benn, H.M. Enzensberger, D. Gruenbein, H. Mueller) ed è autrice di saggi e di romanzi: Racconto di gioia e di nebbia (1995), E sarai per sempre giovane (1996), Il principe scarlatto (2002) e Un inquieto batter d’ali. Vita di Kleist.
www.annamariacarpi.com
s.
Gli One Shot di Silvia Monti compariranno, con testi dei poeti inediti, in TELLUS 30: “Narrazioni per quattro stagioni. Nel tempo del mondo glocale”, in uscita nel Maggio 2009.