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Davis Fiore. Verso un esercito di soldati psico-programmati
(Illustrazione di Lon Tweeten e D.W. Pine per
(Illustrazione di Lon Tweeten e D.W. Pine per 'TIME') 
29 Novembre 2008
 

Più di un soldato su dieci fa uso regolare di psicofarmaci, per essere esatti: il 12 per cento in Iraq e il 17 per cento in Afghanistan. È quanto rivela un rapporto del MHAT V (il quinto Consiglio di Salute Mentale) dell'esercito degli Stati Uniti, il doppio di quanto accadeva nel 2001. Il sospetto è che ci sia un legame col crescente numero di suicidi, dato che l'FDA già nel 2004 avvertiva del rischio di comportamenti suicidi connessi all'uso di antidepressivi.[1]

Lo scorso autunno i soldati sotto psicofarmaci erano ventimila e gli psichiatri 200 circa. Nello stesso anno 115 soldati si suicidarono e il 40 per cento di loro faceva uso di psicofarmaci come Prozac e Zoloft. Dalle prime cifre ufficiali risalenti al 1980, questo è di gran lunga il più allarmante tasso di suicidi.

È la prima volta che un esercito viene tenuto sul campo con mezzi chimici, per tempi estenuanti e in condizioni disumane. Si stanno creando soldati psico-programmati, che se da un lato fanno risparmiare molto denaro, dall'altro vengono ridotti ad automi privi di emozioni. Una vita distrutta anche quando tornano in patria, tanto che tra i 300 mila veterani sotto psicofarmaci, i casi di figli e mogli ammazzate sta diventando un problema di vaste proporzioni.[2]

La scusante per tutto questo è il cosiddetto Disturbo Post Traumatico da Stress, una presunta sindrome inserita dagli psichiatri nel DSM-III già nel 1980, consistente in intense sofferenze psicologiche conseguenti a cataclismi o a eventi traumatici, come appunto la guerra. Ma secondo quale criterio scientifico una sofferenza mentale di tipo diverso non dovrebbe essere classificata secondo gli stessi criteri? E soprattutto: quale esame scientifico permetterebbe di stabilire senza alcun dubbio di quale malattia stiamo parlando?

Esami di questo tipo non cercateli, perché non ne esistono. E come spiega lo psichiatra Thomas Szasz: «La maggioranza dei trattamenti psichiatrici sono in definitiva di gran lunga più dannosi che di aiuto per i pazienti». Perché allora tenere un intero esercito sotto sonno farmacologico, con sostanze i cui pericolosi effetti collaterali sono noti da tempo?

 

Davis Fiore

 

[1] www.time.com/time/nation/article/0,8599,1811858-1,00.html

[2] http://crisis.blogosfere.it/2008/06/antidepressivi-da-combattimento.html


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