OVVERO APPELLO A NON COMPRARE ‘REGALI’ CHE CONTENGANO COLTAN
Indice
- Prologo
- Il coltan
- Costo e casa del coltan (le tre C che uccidono la IV C: il Congo)
- Nomi e facce dei mandanti noti di un disastro annunciato
- I bambini-soldato
- Il Congo e i virus vecchi e nuovi dei cataclismi sociali (e non solo)
- Tutsi e Hutu
- L’onu e le ferite (divenute cicatrici infette) che non potranno guarire senza provvidenziale ‘chirurgia’
- Conclusione-appello
- Bibliografia (e film)
Prologo
Il mondo corre (troppo in fretta) e le cose che sapevamo ieri oggi sono già obsolete. Gli ultimi prodotti ad alta tecnologia richiamano un numero ininterrotto di ‘visitatori’ e di acquirenti che nulla sanno dei retroscena taciuti e nascosti accuratamente dalla catena produttori-venditori. Qualcuno avrà sicuramente sentito parlare del nuovo ‘ritrovato’ usato nella fabbricazione di alcuni di tali ‘prodotti’, ma la massa ne ignora l’esistenza e, soprattutto, ne ignora la provenienza e le implicazioni terribili.
Tutti hanno sentito parlare delle stragi ricorrenti tra popoli che si chiamano Tutsi e Hutu, ma pochi sanno quali implicazioni storiche- antropologiche- sociali- geografiche ed economiche ci siano state o ci siano dietro e quanta parte abbia in tutto ciò la dolosa avidità di individui singoli (di nazionalità varie) e/o di popoli altri, che nulla dovrebbero avere da pretendere da terre non proprie e che, invece, si affollano attorno a ‘prede’ altrui come iene doverosamente pronte a banchettare con i ‘resti’ di deschi altri imbanditi e insanguinati. Spiegherò, più avanti, come e, forse, perché tra Tutsi e Hutu sia nata ‘ruggine’ foriera di eccidi-genocidi e come in essa si siano inseriti interessi di bassissima lega tutta legata al dio soldo traditore e senza bandiere. Le ricchezze minerarie del suolo africano hanno avuto una parte importante nel tutto e, nella triste storia più recente, un (innocente-ignaro) minerale, in particolare, ha avuto la parte del leone: il coltan.
Il coltan
Due minerali della classe degli ossidi, la columbite (-Fe, Mn- Nb206) e la tantalite (Fe, Mn- Ta206), contratti dalla lingua colloquiale congolese nell’unico termine coltan (utilizzato anche dall'industria mineraria e ormai noto al mondo), sono la causa di uno dei genocidi più spaventosi che la storia dell’uomo sulla terra abbia mai conosciuto. Il coltan contiene tantalio e niobio e si trova in aggregati compatti microcristallini o in associazioni regolari di samarskite, columbite e tantalite (che non sono equamente diffusi in natura e che, a causa della rarità del tantalio, presentano, generalmente, maggiore percentuale di niobio). È un minerale duro, resistente alle scalfitture e al calore e ha trovato, in questi ultimi tempi, impiego nei componenti elettronici (di telefoni cellulari di ultima generazione/ play station 2-3-4/ videocamere/ computer), nella fabbricazione di automobili/ attrezzature chimiche/ reattori nucleari/ aerei/ missili e di visori notturni/ attrezzature odontoiatriche e chirurgiche (perché aumenta la rifrangenza del vetro e non reagisce chimicamente ai componenti biologici umani). Trova impiego anche nei motori dei jet, negli air bag e nelle fibre ottiche. È così richiesto e necessario, ormai, che, quando scarseggia, blocca la produzione di alcuni settori tecnologici. Nessuno ha collegato la famosa ‘introvabilità’ della famosa Sony play station 2 con questo sconosciuto minerale, ma… essa era collegata alla guerra che ha compiuto il nefando genocidio inflitto e patito da Tutsi e Hutu e che, bloccando il lavoro delle miniere e la catena produzione-commercio, ha bloccato anche la produzione dell’alta tecnologia nei ‘civili’ e ‘spensierati’ paesi che nulla sapevano (a livello popolare) e che nulla volevano sapere (a livello commerciale e politico-diplomatico) di ciò che accadeva (e accade).
Gli avvoltoi pennuti danzano voli ininterrotti sulle zone che abbondano di… cadaveri. Gli avvoltoi umani intessono le loro danze di morte sopra- attorno- dentro le zone che abbondano di ricchezze.
Il coltan è radioattivo (contiene anche una percentuale di uranio -cosa che lo rende, ahimè, anche più appetibile ad alcuni). L’80% del coltan mondiale si trova in Congo (provincia del Katanga), il resto va diviso tra Australia, Brasile, Nigeria, Rwanda, Uganda ed Etiopia. È divenuto una risorsa più preziosa dello stesso oro e dei romanzeschi diamanti e ha, ergo, attirato gli avvoltoi di buona parte del mondo. Le multinazionali Sudafricane, Inglesi, Americane, Russe e Kazake (soprattutto) ‘corteggiano’ le miniere congolesi e ‘trattano’ (a suon di commerci-intrighi) il minerale estratto dai desesperados del tremila, che hanno sostituito i cercatori d’oro tanto favoleggiati e che, con un piccone e un sacchetto di plastica, passano la giornata scavando e frantumando i macigni all’interno dei quali trovano la polvere scura e/o rossiccia. I cercatori di coltan sudano e si sfiniscono, malnutriti e disidratati, per mettere nei sacchetti di plastica il loro quantitativo quotidiano di granulato sabbioso che, a fine giornata, venderanno per pochi spiccioli al primo anello di una lunga catena, attraverso cui arriverà agl’impianti di raffinamento e di estrazione e sarà catalogato in tantalio (estrazione primaria della columbite-tantalite) e niobio (estrazione secondaria). Il niobio troverà le vie dell’industria metallurgica e sarà usato nelle leghe metalliche, per via del suo elevato punto di fusione (per aumentare la resistenza alla corrosione negli acciai inossidabili), e nella preparazione di superconduttori elettromagnetici. Il tantalio diverrà polvere metallica nell’industria elettronica (di semiconduttori / condensatori ad alta capacità e dimensioni ridotte largamente utilizzati in telefoni cellulari e computer). La produzione mondiale di niobio (34.000 tonnellate, comprensive di pirocloro) è di gran lunga superiore a quella di tantalio (1900 tonnellate) e dice chiaramente che proprio il tantalio è il vero oggetto del desiderio delle guerre piccole e grandi disegnate ad arte dai demoni in carne e ossa dei commerci diretti e indiretti a tale elemento connessi (ed è, purtroppo, la linfa che scorre nel complesso sistema della guerra civile).
Costo e casa del coltan (le tre C che uccidono la IV C: il Congo)
Il mondo felice e godereccio dei supermercati e del consumismo sfrenato (e… natalizio- befanaro- carnevalesco- pasquale- sanvalentiniano- mamma/ papà/ compleanno/ onomasticofestaiolo) nulla sa della storia ‘vera’ delle mercanzie esposte tra luci e festoni (né immagina che alcune di esse grondino stenti-inedia e… tanto sangue). L’estrazione del coltan non è cosa nuova (era nota dal tempo della seconda guerra mondiale). Ciò che ha fatto salire alle stelle la sua richiesta (scatenando i meccanismi distruttori innescati da criminali talmente efferati che non trovano un nome pronunciabile) è stato il suo impiego nella tecnologia avanzata (e la richiesta consequenziale). Questa nostra era è una creatura gigantesca che uccide senza saperlo; trita sotto le sue enormi ruote gl’innocenti che inciampano nel suo tragitto, perché è avida e, per di più, cieca e completamente avulsa da accezioni-moderazione-anima. Tra l’estrazione e la ‘destinazione del ‘prodotto’-coltan ci sono intermediazioni-bocche fameliche infinite, che culminano nell’ingranaggio stritolante che ha nome consumismo (e che è inarrestabile e ha perso qualsiasi parentela con quanto può essere ancora definito ‘umano’). Tutto è legato al denaro e all’avidità degli uomini. Un pound di coltan, nel 1999, costava 3/ 4 dollari US; nel Gennaio 2000, ne costava 30/ 40, ma (dopo la nascita maledetta dei cellulari UMTS e dei videogiochi interattivi –come le Sony playstation), nel dicembre dello stesso anno, il suo costo era salito all’assurda cifra di 380 dollari US. Tale picco di guadagno non poteva non attirare un’ingordigia sfrenata su larga scala (e… non essere foriera di eventi che peseranno sull’umanità come se tutte le galassie le cadessero addosso). La storia del rating del coltan, da lì in poi, è tutta in discesa. Un pound costava 150 dollari, nell’Aprile 2001 e 100 dollari nel Luglio dello stesso anno; nell’Ottobre 2001, un pound di coltan era tornato a costare, come nel gennaio del 2000, 30/ 40 dollari e... intanto si era lasciato alle spalle centinaia di migliaia di morti e… sciacalli arricchiti inenarrabilmente… Casa dell’estrazione del coltan è la giungla tropicale congolese (cassaforte faraonica di ricchezze indicibili), sorvegliata da soldati armati: gl’invasori ugandesi e ruandesi, a oriente/ i soldati hutu, sostenitori del governo di Kinshasa, a occidente), che schiavizzano la popolazione, trascinandola nelle miniere con la forza. Molti siti stanziali sono diventati villaggi-fantasma e riecheggiano soltanto della voce del vento e della disperazione di chi sogna di tornarvi: soltanto nel 2000, 10.000 persone sono state strappate ai villaggi e ridotte in schiavitù nelle miniere. La follia non ha limiti. Coltivazioni e allevamenti sono cessati e la febbre dell’estrazione sta spingendo la nazione in un baratro a molte cadute (rese senza fondo dal sangue versato a maree, dalle folle in fuga e dall’ambiente naturale in pericolo).
I gruppi armati locali s’impossessano del coltan e lo vendono ad acquirenti principalmente occidentali e/o asiatici (con grossi introiti) e organizzazioni criminali asiatiche ed europee trovano intercapedini ‘giuste’ per inserire nel marasma generale il traffico illegale di armi (che scambiano con il prezioso minerale). La popolazione (se non muore trucidata) muore nelle miniere, per sfamare, armare e arricchire i militari (con il coltan); là dove prima verdeggiavano i campi di grano fertili e belli della nazione e dove si produceva la verdura per la capitale, ora c’è solo sterpaglia. Tutte le attività sono state ‘uccise’ dalla guerra. Agricoltura e pastorizia non adornano più quella che era una terra benedetta da Dio (e che la cupidigia ha trasformato in maledetta).
Nomi e facce dei mandanti noti di un disastro annunciato
Amici e nemici sono scesi sul Congo, come corvi affamati, nel 1998 (tra essi anche Zimbabue, Angola e Namibia) a spartirsi il ricco bottino delle risorse infinite di quel sottosuolo favoloso. Il popolo congolese, per un breve periodo di tempo, ha avuto l’illusione di veder circolare denaro abbastanza facile. Una frenesia diffusa pareva toccarsi con mano, in quei tempi, tra la gente comune, quasi convinta di poter coltivare qualsiasi sogno. Sciami di ‘cercatori’ raccoglievano e vendevano il coltan, ricavandone buoni compensi, ma poi… fu emessa un’Ordinanza sul Monopolio delle Esportazioni e… il denaro lasciò le tasche dei poveri e affluì in quelle del Rassemblement Congolais pour la Democratie (RCD), ufficialmente ‘affiancato’ dalla truppe ruandesi (in realtà militarizzato). I poveri, che tali erano stati, non tornarono soltanto ad essere tali, ma scoprirono che poteva ‘non esserci fine al peggio’. Coloro che erano stati sempre commercianti locali, prima che la RCD imponesse il monopolio sulle vendite all’estero, dichiaravano 40 tonnellate di coltan al mese, vendute a 8 dollari US al chilo, e su di esse pagavano le tasse. I Ribelli appurarono cifre diverse (140 tonnellate in nero, vendute a un prezzo che andava da 30 a 80 dollari US al chilo, a seconda della qualità) e abrogarono le licenze, imponendo l’obbligo di vendere alla società creata da loro per la bisogna: Société Minière des Grands Lacs (SOMIGL), della quale la RCD possiede il 75%. La Somigl versa alla RCD, cioè ai Ribelli occupanti, 10 dollari su ogni chilo di coltan esportato (che, moltiplicati per 30 tonnellate settimanali, danno cifre che ‘valgono’ bene gli eccidi che cascano come ‘diversivo’ ben congegnato nel bel mezzo dei vari piani criminali). L’alibi ‘ufficiale’ del regime di monopolio-manfrina-rapina è “combattere le frodi”. La gravità di tutto ciò già esula da tutti i parametri umani di valutazione (per rientrare in quelli diabolici), ma c’è (se ciò è possibile) qualcosa di peggio: il sedicente Rassemblement ‘per la democrazia’ non solo derubò delle ricchezze nazionali i legittimi proprietari (schiacciati e macellati negli scontri tra esercito regolare ed eserciti invasori e in quelli tra eserciti ribelli/ ridotti in schiavitù e affamati), ma affidò, dulcis in fundo, la direzione della SOMIGL ad una donna il cui nome è Aziza Gulamali Kulsum. Questo gesto potrebbe sembrare ‘normale’ se non fosse vergognosamente e assurdamente (nonché indescrivibilmente) ingiusto. Quella donna è un’avventuriera arabo-burundese-Hutu. Si era arricchita con il contrabbando di sigarette, oro, avorio, diamanti e armi ed era già proprietaria di una catena di negozi che acquistavano il coltan dai minatori e lo rivendevano ai ‘ricettatori’ esteri; aveva finanziato la ribellione Hutu (armando le mani assassine in Burundi) e dispone tuttora di una rete di ‘basi segrete’ in Congo (delle quali è la burattinaia che può provocare tutti i genocidi che vuole). Ha armato le mani hutu che hanno trasformato le strade in fiumi di sangue e, quando l’esercito tutsi è giunto dal Rwanda, scacciando gli Hutu dal Congo Orientale, ha voltato le spalle agli Hutu e si è alleata con i Tutsi (in nome del business e del dio denaro). Questa è la donna (insanguinata e rinnegata) che il Rassemblement Congolais pour la Democratie (che di democratico e di nazionale non ha neppure il nome, inventato da invasori) ha messo a capo di tutte le miniere (cioè della cassaforte nazionale e, quindi, delle ricchezze del popolo) del Congo.
I destinatari finali della catena insanguinata del coltan, però, non risiedono in Congo: sono Sudafrica, Inghilterra, America, Russia e Kazakistan. Il Kazakistan è il primo (per ‘spessore’ di affari e di ‘capitale’ da coltan) e mi domando se sia orgoglioso di questo (triste) primato. Pare che la figlia del presidente kazako, Nursultan Nazarbayev (che è anche la suocera del Vassili Mette direttore generale della ULBA, la più grande ditta di estrazione e di raffinamento di uranio, i cui traffici si avvalgono di ‘collaborazioni’ con il presidente ugandese e con il di lui fratello) sia stata e sia la molla-mercato principale di tutto il ‘movimento’ di coltan verso l’estero; in nome e per suo conto, molte società di facciata, insieme a vari soci belgi, si danno da fare da mane a sera, trasformandosi in avvoltoi sui luoghi di lavoro e riprendendo le loro sembianze umane prima di ogni ritorno al ‘focolare’.
Il mondo ‘civile’(?), per nostra vergogna, è il vero responsabile di innumerevoli crimini terrificanti e lo è, di sicuro, di quello che sta accadendo in Congo, perciò non si finga horrified di ciò che vede in TV, perché non è altro che la conseguenza diretta delle fila dolose tirate proprio da ‘lui’. Nessuno si scandalizzi di questa mia affermazione. Ecco spiegato l’arcano: si fece presto a condannare il Rassemblement Congolais pour la Democratie, quando, servendosi delle truppe ruandesi, sospese l’estrazione del mitico oro e trascinò (come gli antichi schiavi nelle piantagioni dell’America del Sud) interi villaggi nelle miniere, per incrementare l’estrazione del ‘nuovo oro’: il coltan. E certo, come si poteva non biasimare simili ‘nefandezze’ e come si può non biasimarle tuttora? Ci sfugge, però, che l’ordine imperativo di tale comportamento giunse dall’estero (e dall’Occidente, per la precisione). Fu Londra a dare quell’ordine, guardandosi bene dal prenderne coscienza, quando quotò, in borsa, il coltan a 400 dollari al chilo! Il comportamento del Rassemblement C. D. fu ‘l’effetto’ di quella precisa ‘causa’. I diamanti (che oggi vantano il fiabesco guadagno di 200.000 dollari al mese) hanno infiammato di cupidigia la storia, per secoli e secoli, senza fine. Si può immaginare solo lontanamente quanto sia capace di infiammarla il coltan, con un guadagno di un milione di dollari al mese… Questo minerale, ignorato e innocuo per millenni, oggi sembra uscito direttamente dall’inferno per tentare singoli e moltitudini e per invitare interi popoli a trucidare i propri fratelli… Paga, intanto, il cibo (e… le armi…) a 40 mila militari asserragliati lungo 1.600 chilometri… È una follia…
Preoccupato, per lo sfruttamento indiscriminato e incontrollato delle risorse congolesi, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, tramite una commissione d’inchiesta, ha pubblicato, nell'ottobre 2002 un rapporto in cui si dice che le compagnie straniere presenti in Congo hanno praticato lo “sfruttamento illegale” e sono ora impegnate in un “saccheggio sistematico” delle risorse-ricchezze del Congo. Quel rapporto è un vero atto di accusa contro le compagnie che sfruttano i giacimenti naturali del Congo, favorendo, senza scrupoli, la guerra civile. Vi fa la comparsa anche una sussidiaria della Bayer, la H.C Starck (che raffina metalli di transizione come molibdeno, niobio, tantalio, tungsteno e renio e che produce semiconduttori per il mercato dell'elettronica e superconduttori di parti di precisione in leghe speciali e componenti ceramici). Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, nel 2003, visto il rapporto del 2002, ha espresso condanna dello sfruttamento delle risorse naturali (diamanti, smeraldi, uranio, oro e altri metalli preziosi) della Repubblica Democratica del Congo. Anche il Tantalum-Niobium International Study Centre ha manifestato chiara condanna di ciò che accade in Congo e ha espressamente chiesto ai suoi associati di non commerciare columbite e tantalite congolesi e ruandesi, di non finanziare, in tal modo, la guerra civile e di non rendersi corresponsabili dei danni ambientali causati dallo sfruttamento incontrollato.
La World Conservation Union lancia al mondo un grido allarmato: il coltan, prima discreto e ‘timido’ nel grembo della terra, rispettava la vita, ma ora, dalle ferite aperte e gigantesche (esposte allo sguardo del cielo, delle intemperie, del vento, delle scorribande e minacciose come crateri radioattivi) danneggia la vita umana e quella delle riserve naturali (tanto care alla World Heritage dell’UNESCO). Parchi-polmoni importanti per il Congo, per l’Africa tutta e per il mondo (come Kahuzi-Biega e/o Kapi) sono stravolti dalle folle di profughi sbandati, che li invadono e devastano (con l’abbattimento indiscriminato di flora e fauna). La tribù Mbuti risulta decimata. Lo stesso accade a Elefanti e gorilla… e… il mondo ‘civile’ che fa? Indossa una maschera (con mani finte congiunte), mentre con le mani vere ancora ‘attinge’ alla pietra dello ‘scandalo’, con compunto finto-orrore/finto-pentimento/finti-proponimenti.
I bambini-soldato
Non conosco nazione che non si dica innamorata dei bambini e che non inorridisca di fronte alle prevaricazioni e ai genocidi che li comprendano. Mi domando come metabolizzino tutti i cadaveri di bambini (sparsi ovunque, nel Congo) le nazioni implicate nel commercio del coltan e nello sfruttamento indiscriminato di quella terra. Stando al rapporto che Amnesty International ha pubblicato in ottobre, in Congo ci sarebbero, ora, undicimila bambini-soldato e, poiché, soltanto prima dell’estate, nelle statistiche della Human Rights Watch ne comparivano soltanto tremila, la notizia è più terribile che mai. La situazione è così grave che è necessario chiudere le scuole, onde evitare che i militari vi facciano irruzione, s’impossessino dei bambini e li trascinino nei centri di addestramento del Cndp (Congresso nazionale per la difesa del popolo). Si dice, nel Nord Kivu, che, nel solo Cndp di Nkunda siano stati trascinati almeno duecento bambini, tra Agosto e Novembre. Il Messaggero (13 Novembre 2008) riporta che, a Bitonga, a una trentina di Km da Goma, un’intera classe di 30 scolari tra i 12 e i 17 anni è stata trasformata in plotone. Mi è difficile accettare che i centri di addestramento non siano lontani dalle postazioni ONU (Monuc), che i caschi blu non possano muovere un dito (tranne in casi non ufficiali) per liberare i bambini e che possano prendersene cura soltanto quando e se essi si liberano da soli. Sono convinta che, quando i contingenti ONU compiono gesti provvidenziali, qualcuno dei responsabili debba ‘inventarsi’ tortuose ‘giustificazioni’ ufficiali, ma sono grata che ciò accada, di tanto in tanto. Ecco un esempio: durante la scorsa estate, quando la Caritas di Masisi è stata attaccata dai guerriglieri, proprio con l’intento di ‘appropriarsi’ dei bambini custoditi in quel luogo, la Monuc è intervenuta prontamente e ha evitato la cattura dei minori. I bambini-soldato che riescono a fuggire e a liberarsi, sono considerati ‘disertori’ e, se vengono ripresi, subiscono torture e anche la fucilazione, come spie nemiche, a meno che non si ottenga dall’esercito un certificato di ‘smobilitazione’. Non è soltanto il Cndp ad ‘arruolare’ i bambini; ci sono anche altri gruppi armati, come le molte milizie Mai Mai che ‘vantano’ un numero di 1.300 bambini-soldato. Un accordo di pace firmato a gennaio, che vietava l’arruolamento di bambini, è stato ignorato e scavalcato dallo stesso esercito governativo, che ha ‘arruolato’, nei suoi ranghi, diversi minorenni. Capita anche che i bambini senza famiglia e senza possibilità di sopravvivenza si arruolino per scelta, non avendo altro modo per procacciarsi vitto e alloggio.
Bruna Spagnuolo
...Fine parte prima
I saggi, gli articoli, le testimonianze di Bruna Spagnuolo compariranno nell'Annuario TELLUS 30: "Narrazioni per quattro stagioni. Nel tempo del mondo glocale", in uscita nel Maggio 2009.