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Yoani Sánchez. Piccola e appartata
23 Novembre 2008
 

Dal blog Generación Y

21 novembre 2008

 

 

Pequeña y apartada

La semana pasada hablábamos de hormigas, de personas y tradiciones diminutas que sostienen el día a día. Pues bien, a unos pocos metros de mi casa me he encontrado esta valla con la misma metáfora de los insectos. A diferencia del hormiguero imaginado por mí -donde tienen cabida todas- aquí hay una apartada criatura. Me asusta creer que la hormiguita solitaria pueda representar al intelectual, o a personas -como yo- que son trabajadores informales porque no hay licencias para profesor de español u otras dignas profesiones. La segregada pequeñita pudiera aludir a los que reciben remesas y no encuentran sentido a trabajar por un salario más simbólico que efectivo. A la izquierda, debajo de este poster, podría aparecer la mujer que vende café en la esquina de mi casa, se levanta a las cinco para hacerlo y juega a los escondidos con la policía; el joven que dejó los estudios y cose zapatos en el taller de su primo, pero al jefe de Sector le parece un vago habitual; el marginado, a quien niegan un trabajo acorde a su calificación porque no es políticamente correcto. Tantos podríamos ser la hormiguita que no sostiene hojas en sus manos… porque las otras no son solamente las trabajadoras, sino las autorizadas, el grupo de las que no se salen de la fila.

 

Yoani Sánchez

 

 

Piccola e appartata

La settimana scorsa parlavamo di formiche, di persone e piccole tradizioni che tirano avanti giorno dopo giorno. Bene, a pochi metri da casa mia ho incontrato questo cartellone con la stessa metafora degli insetti. A differenza del formicaio che avevo immaginato - un luogo dove poter vivere tutti - qui c’è una creatura appartata. Mi spaventa credere che la formichina solitaria possa rappresentare l’intellettuale, o persone - come me - che sono lavoratori informali perché non esistono permessi per insegnare spagnolo o per praticare altre oneste professioni. La piccolina segregata potrebbe alludere a coloro che ricevono rimesse dall’estero e pensano che non abbia senso lavorare per un salario più simbolico che effettivo. A sinistra, sotto questo poster, potrebbe comparire la donna che vende caffè all’angolo della mia casa, si alza alle cinque per prepararlo e gioca a nascondino con la polizia; il giovane che ha abbandonato gli studi e cuce scarpe nella bottega del cugino, ma per il capo del Settore è soltanto un vagabondo abituale; l’emarginato, che si vede negare un lavoro conforme alla sua qualifica perché non è politicamente corretto. Molti di noi potrebbero essere la formichina che non sostiene foglie tra le sue mani… perché le altre non sono soltanto i lavoratori, quanto chi è autorizzato a lavorare, il gruppo di coloro che non escono dalla fila.

 

Fino al 27 di questo mese, ogni nuovo post recherà in calce un promemoria delle votazioni on line per i premi The Bobs. Ricordo che Generación Y sta concorrendo per tre categoria: miglior weblog, premio speciale Reporter senza frontiere e miglior blog in spagnolo. Qui il link per votare.

 

Traduzione di Gordiano Lupi

 

 

Nota del traduttore: La frase contenuta nell’immagine è semplice, ma la traduco per completezza: “Noi lavoriamo… e tu?”

Il brano di Yoani mi ha fatto venire in mente una poesia di Heberto Padilla, grande scrittore cubano che si poneva fuori dal gioco rispetto alla Rivoluzione Cubana. Molti lo hanno dimenticato - in Italia non è proprio conosciuto. La riporto di seguito.

 

FUERA DEL JUEGO

A Yannis Ritzos, en una cárcel de Grecia.


¡Al poeta, despídanlo!
Ese no tiene aquí nada que hacer.
No entra en el juego.
No se entusiasma.
No pone en claro su mensaje.
No repara siquiera en los milagros.
Se pasa el día entero cavilando.
Encuentra siempre algo que objetar.

 

¡A ese tipo, despídanlo!
Echen a un lado al aguafiestas,
a ese malhumorado
del verano,
con gafas negras
bajo el sol que nace.
Siempre
le sedujeron las andanzas
y las bellas catástrofes
del tiempo sin Historia.
Es
    incluso
                anticuado.
Sólo le gusta el viejo Armstrong.

 

Tararea, a lo sumo,
una canción de Pete Seeger.
Canta,
         entre dientes,

La Guantanamera.

Pero no hay
quien lo haga abrir la boca,
pero no hay
quien lo haga sonreír
cada vez que comienza el espectáculo
y brincan
los payasos por la escena;
cuando las cacatúas
confunden el amor con el terror
y está crujiendo el escenario
y truenan los metales
y los cueros
y todo el mundo salta,
se inclina,
retrocede,
sonríe,
abre la boca
                     “pues sí,
                     claro que sí,
                     por supuesto que sí...”
y bailan todos bien,
bailan bonito,
como les piden que sea el baile.
¡A ese tipo, despídanlo!
Ese no tiene aquí nada que hacer.

 

Heberto Padilla

FUORI DEL GIOCO

A Yannis Ritzos, in un carcere della Grecia.


Al poeta, congedalo!

Lui qui non ha niente da fare.

Non entra nel gioco.

Non si entusiasma.

Non mette in chiaro il suo messaggio.

Non si accorge neanche dei miracoli.

Trascorre l’intera giornata cavillando.

Trova sempre qualcosa da obiettare.

 

A questo tipo, congedalo!

Si metta da parte il guastafeste

a questo imbronciato

dell’estate,

con gli occhiali neri

sotto il sole che nasce.

Sempre

lo sedussero le avventure

e le belle catastrofi

del tempo senza Storia.

È

    perfino

                antiquato.

Soltanto gli piace il vecchio Armstrong.

 

Canticchia, al massimo,

una canzone di Pete Seeger.

Canta

         tra i denti

La Guantanamera.

Però non c’è

chi gli faccia aprire la bocca

però non c’è

chi lo faccia sorridere

ogni volta che comincia lo spettacolo

e balzano

i pagliacci sulla scena;

quando le befane

confondono l’amore con il terrore

e sta scricchiolando il palcoscenico

e tuonano i metalli

e le pelli

e tutti saltano,

si china,

indietreggia,

sorride,

apre la bocca

                     “ebbene sì,

                     chiaro che sì,

                     certo che sì…”

e ballano tutti bene,

ballano in modo gradevole

quando gli chiedono come trova il ballo

A questo tipo, congedalo!

Lui qui non ha niente da fare.

 

(Traduzione di Gordiano Lupi)



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