La scuola del rinnovamento:
riflessioni su un'esperienza didattica
Siamo oggi qui riuniti e vedo con piacere che siamo tanti, per presentare il libro Sapere per creare (Morgana Edizioni) che testimonia il lavoro svolto dalla professoressa Anna Lanzetta con i suoi studenti, nel biennio 2001/02 e 2002/03.
Il libro si struttura in tre parti: nella prima troviamo la presentazione delle varie fasi del percorso, dalle lezioni in classe e nella Galleria d'Arte Moderna col prof. Carlo Sisi all'organizzazione tematico-modulare di percorsi in cui interagiscono Arte, Musica, Storia e Letteratura, per giungere alla “scrittura creativa”; nella seconda parte leggiamo i racconti scritti dagli studenti, suddivisi per generi e con l'indicazione delle opere che hanno fornito lo spunto per la scrittura; nella terza parte troviamo cinque testimonianze di altrettanti studenti che sono stati protagonisti del percorso didattico e che rileggono l'esperienza a distanza di anni. Il libro presenta, inoltre, un suggestivo e prezioso apparato iconografico in continuo dialogo con i testi.
Ricordo che la pubblicazione del volume è stata possibile grazie all'Assessorato alla Pubblica Istruzione e Formazione della Provincia di Firenze, che ha creduto nella valenza educativa e formativa del progetto. Il contributo, quindi, che può essere dato per il libro sarà devoluto a due associazioni: - Associazione Galli, per acquisto protesi per ragazzi vittime di incidenti stradali e promozione corsi di educazione stradale nelle scuole; - Associazione Fili d'erba, che si occupa di bambini down.
Oltre all'intrinseco valore pedagogico-culturale, la proposta della prof.ssa Lanzetta rappresenta una risposta concreta al disagio che viviamo quotidianamente come insegnanti di fronte ad allievi che stentiamo a riconoscere e offre, quindi, lo spunto per riflettere ancora una volta sul ruolo della scuola nella società e sulla conseguente funzione del docente: intrattenitore, burocrate, tuttologo o mediatore di interpretazioni e di culture, un docente intellettuale, come ha tante volte ribadito il prof. Luperini?
Mi piace definire la scuola come un ponte tra tradizione e innovazione. Ma che cos'è la tradizione, se non il patrimonio culturale, storicamente codificato, che si sostanzia di sapere umanistico (non solo letterario) e sapere scientifico-tecnologico?
E l'innovazione? Dobbiamo sempre riferirla agli strumenti e alle tecniche o, piuttosto, sono gli studenti, frutto di una società in continua trasformazione, ad essere portatori, magari inconsapevoli, di nuovi saperi nell'universo multimediale e nella civiltà dell'immagine?
-La scuola deve formare il cittadino. Ma essere cittadino significa essere un soggetto, anzi un soggetto consapevole, che può esercitare un ruolo attivo, che ha diritto di parola e di scelta, che non si fa usare o strumentalizzare. Essere cittadini oggi significa anche costruire una cittadinanza plurale in cui culture diverse convivono, si confrontano, si incontrano.
Quale spazio trovano nella società e nella scuola queste istanze di protagonismo che danno senso al lavoro quotidiano e fiducia nella possibilità di migliorare l'esistente?
Il merito della prof.ssa Lanzetta è stato quello di interrogarsi sulle ragioni del disagio scolastico, di prestare ascolto, di riconoscere potenzialità e di avere il coraggio di fare una proposta. La sua sfida è stata quella di mettere in comunicazione gli universi di saperi di cui la scuola è depositaria e quelli dei giovani. Da un lato, ha lavorato non per aggiunte inerti al curricolo, ma dentro lo stesso curricolo di italiano e storia, aprendolo a campi di conoscenza che non gli sono stati assegnati per legge quali la musica e le arti figurative, ma che sono fortemente correlati nella storia della cultura, credendo fermamente che la cultura sia un diritto per tutti, anche per gli studenti di un istituto tecnico industriale. Dall'altro, ha accolto i saperi più vicini ai giovani, fornendo loro le chiavi per leggerli e usarli in modo non passivo, ma attivo e consapevole.
L'intuizione pedagogica fondamentale in questo percorso a mio avviso sta nel passaggio, richiamato dall'immagine di copertina del libro, tra “sapere e creare”, le due fasi della mente: da un sapere trasmissivo, o che si acquisisce nella pratica laboratoriale, alla creazione di un nuovo sapere, che diventa la sintesi tra cultura e vita. Come scrive la prof.ssa Lanzetta, gli studenti diventano non solo fruitori, ma anche produttori di saperi, che interagiscono col sapere dell'insegnante e costituiscono una verifica del suo operato, promuovendone un feedback.
Lo strumento che fa da tramite a questa operazione è la pratica della scrittura creativa, fondata sul sapere, ma che dà spazio alla soggettività, all' espressione profonda dell' essere di ciascuno. Una cifra importante di questo percorso è la -metodolgia- di lavoro: operando da soli o in coppie, a loro scelta, e inserendosi nel lavoro gradualmente, nel momento in cui si sentono maggiormente ispirati, anche gli studenti più introversi sono invitati a superare la fase del silenzio e a dare libero sfogo alle emozioni, al loro estro, attraverso cui filtrano le esperienze di vita senza essere costretti a mettersi a nudo. Si costruisce in tal modo un terreno neutro, lo spazio dell'immaginario, in cui ciascuno mette in gioco se stesso e la propria cultura ma attraverso la mediazione dell'elaborazione fantastica e vivendo da protagonista una forma di cittadinanza plurale. Non è un caso che in questo tipo di lavori interagiscano alla pari studenti italiani e di origine non italiana, dando un senso concreto all'“educazione interculturale”, che deve fare da sfondo integratore di tutte le discipline.
Infine, se ogni esperienza scientifica per essere significativa deve essere riproducibile, anche le esperienze didattiche innovative devono poter essere trasferibili in altri laboratori-classe, indipendentemente dal carisma del docente. In effetti, la modalità di lavoro della prof.ssa Lanzetta ha avuto -continuità- nel nostro istituto sia attraverso progetti cui ha collaborato anche dopo il pensionamento (a testimonianza di quanto sia importante per la scuola non disperdere il patrimonio di conoscenze ed esperienze accumulate nel tempo), sia con attività che sono state autonomamente condotte da altri docenti, ma che rispecchiano la filosofia di fondo del percorso presentato.
Per concludere, vorrei citare le parole suggestive che la scrittrice Doris Lessing ha pronunciato nel Discorso per l' accettazione del Nobel, dicembre 2007:
La scrittura, gli scrittori, non vengono fuori da case senza libri... Il cantastorie è nel profondo di ciascuno di noi... Sono le nostre storie che ci ricreano quando siamo lacerati, feriti, perfino distrutti.
Fiorella Menna