Caro Claudio, forse questa lettera servirà a mitigare l'acceso risentimento governativo sui fatti della scuola di Villafranca. Mi è venuta l'idea di proporti di pubblicare una mia memoria personale per l'occasione della festa nazionale in discussione.
Si tratta di un breve scritto con foto ricordo che vede coinvolti una popolazione italiana istriana, ora non più, ed un prestigioso scienziato italiano, Premio Nobel, Gugliemo Marconi. Sappiamo della tragedia degli istriani italiani a causa della seconda guerra mondiale e questo è un alto prezzo per l'Italia che da solo deve bastare per non accendersi a smisurati gaudi patriottici da imitare per forza. Quel popolo istriano ora non più ha la sua occulta forza persuasiva quale remora da non trascurare. E ben poco, dunque, valgono i La Russa a contrastarla. Ma questa remora non è la sola, purtroppo, e tu ne hai fatto menzione ricordando i tanti militi oggetto di indiscutibile sacrificio.
Ecco anche un'occasione per non aggiungere altri sacrifici, come quello per la scienza per il progresso dell'Italia nel mondo. Se sembra non portare a buoni risultati la lotta contro l'autorità per ostacolare l'attuazione della riforma scolastica, con ostili dimostrazioni di piazza se non peggio, ebbene non trascuriamo anche di lottare con noi stessi facendo appello alla vocazione. È questa che deve poter crescere e rafforzarsi nell'uomo e non solo per lo studio!
Cari saluti,
Gaetano Barbella
DUE DATE CHE RICORDERÒ
Era il tempo in cui l’Italia si preparava per entrare in guerra, la Grande Guerra. Era il momento felice per l’Italia della scienza con i successi di Gugliemo Marconi, Nobel per la fisica nel 1909. Fu anche bello e ricordevole l’esperienza, che Marconi fece sulle radiocomunicazioni, per Umberto Barbella, fratello di mio nonno Gaetano, quale sottufficiale imbarcato sulla Regia Nave Napoli che servì per questa impresa.
La foto accanto con la firma autografa del famoso scienziato ne attesta l’avvenimento.
Era il 13 marzo 1914.
La guerra divampò feroce di lì a poco e furono tre anni di immani sacrifici. La Grande Guerra finì e ci fu la presa di possesso della Base del Comando Navale dell’armata austroungarica dislocata ad Abbazia d’Istria. Il caso volle che fosse il sottufficiale Umberto Barbella, imbarcato sul R.C.T. “Acerbi” della Real Marina Italiana, a sbarcare ad Abbazia per issare il nostro tricolore sul pennone dell’ex Base Navale degli austroungarici.
In quei giorni di giubilo, mai si potevano supporre gli estremi sacrifici cui furono soggetti i residenti italiani ivi dislocati nel futuro non tanto lontano che li aspettava dopo la seconda guerra mondiale. Eppure fu un bel giorno quel 4 novembre 1918 che la foto accanto immortalò.
Oggi si fa festa perché è l’anniversario di questo giorno, ma i patriottici fatti di Abbazia e dell’esperimento di Marconi tocca a me, come pronipote di chi ne fu interprete e testimone oculare, onorarle e tenerle salde nella memoria. Fin che vivrò prometto di farlo.
Gaetano Barbella
Brescia, 4 novembre 2008
DIDASCALIE PER ESTESO DELLE FOTO
Augusta lì, 13 marzo 1914. Regia Nave Napoli. La firma autografa è di Guglielmo Marconi, Nobel per la fisica nel 1909.
Abbazia lì, 4 novembre 1914. Presa di possesso del Comando della Base Navale austro-ungarica. L'alzabandiera della vittoria.