Giuliano Ferrara su Panorama del 6 novembre, scrive: «Non voglio il suicidio assistito... sto con il poeta Cardarelli che voleva morire, sì, ma non essere aggredito dalla morte». Il poeta, però, continua: «Morire persuasi che un siffatto viaggio sia il migliore. E in quell'ultimo istante essere allegri come quando si contano i minuti dell'orologio della stazione... Al pensier della morte repentina il sangue mi si gela».
Accade purtroppo, alle volte, che la morte ti aggredisca, ma non ti porti via in maniera repentina. In tali casi c'è poco da stare allegri: la morte repentina diventa preferibile alla sadica morte lenta che ti tiene stretto in una morsa crudele, torturandoti. Ferrara scrive ancora, con eleganza lontana assai dal poeta: «Se impazzisco di disperazione, ci penso da solo a fottermi». Accade purtroppo, alle volte, che impazzisci dal dolore e dalla disperazione, ma non puoi muoverti e non puoi far nulla, e due sono le possibilità: trovare un'anima buona che ti stordisca con la morfina; oppure trovare un'anima buona che ti aiuti a morire al più presto. Scrive ancora, Ferrara: «Non fate stupide leggi, e feroci, che prescrivano di disidratare e affamare la gente che dorme pesante... per affermare una concezione non cristiana della vita». A parte i termini impropri (affamare; dorme pesante), ma perché concezione non cristiana della vita? L'interruzione delle “cure” in casi estremi e particolari, e persino l'eutanasia, praticati solo ed unicamente a vantaggio del malato, rispondono al comandamento dell'amore di Gesù, e per coloro che sono favorevoli al testamento biologico, ma anche all'eutanasia, vale la regola d'oro: «Quanto dunque desiderate che gli uomini vi facciano, fatelo anche voi ad essi. Questa è infatti la Legge e i Profeti» (Mt 7,12).
Purtroppo, in base ad una errata interpretazione del Vangelo, oggi c'è ancora chi confonde il sacrificio utile, necessario, col sacrificio inutile, non necessario. Non c'è bisogno di leggi stupide o feroci, bensì di leggi giuste che considerino il principio della libertà della persona al di sopra d'ogni altro principio.
Renato Pierri
(da Notizie radicali, 12 novembre 2008)