INDICE: Prologo/ I mandanti del crimine/ Il seme malato della mercificazione/ I titani-predoni senza maschera/ La guerra dell’acqua/ La privatizzazione in Italia/ Le voci del dissenso in Italia/Godwill wish.
-Prologo-
Le multinazionali hanno scardinato tutti i forzieri scardinabili. Ignara, l’umanità si lasciava derubare, lungi dall’immaginare, di volta in volta, i vari colpi mortali assestati ai capisaldi del suo diritto alla salute e alla vita stessa. Le popolazioni mondiali, impegnate nella lotta del vivere quotidiano, non hanno ancora realizzato in pieno che l’ultimo ‘colpo’ è stato già messo a segno ai danni della cassaforte più preziosa che il mondo abbia: l’acqua, l’ultimo baluardo che resta all’uomo per ricordare di essere figlio della terra e di Dio, l’ultimo cordone ombelicale con la natura-madre salvifica-salvante, l’ultima linfa vitale. Non c’è davvero limite all’obbrobrio, perché togliere all’uomo l’acqua equivale a togliergli l’ultimo respiro. Qualcuno dirà che nessuno ci ha tolto l’acqua e sbaglierà ‘ancora’, perché ciò che è accaduto è l’inizio della peggiore catastrofe che il futuro possa avere in serbo per ogni forma di vita.
Credo che chiamare l’acqua ‘oro bianco’ o ‘oro blu’ sia sbagliato, nella misura in cui ciò la equipara ai beni commerciali/commerciabili e/o ad altri beni di consumo e va, in qualche modo, a legittimare la cupidigia (inconsapevolmente masochistica) dei moderni rabdomanti della sventura (goffi e irragionevoli, come iene che azzannino le loro stesse interiora / fuori luogo e fuori contesto, come predoni-dinosauri dell’era spaziale che sogna di viaggiare alla velocità della luce e del pensiero verso civiltà superiori avulse da ingiustizia). Detti predoni sono ladri di gocce-valori vitali per l’umanità, ma non possono vantare parentele con i ladri a ‘misura’ umana o con il geniale Arsenio Lupin. Sono, invece, piuttosto, figli traligni che, pur di tramare ‘furbizie’ (a favore del proprio stomaco-portafoglio e a danno dei propri fratelli) siano pronti a tagliare i capezzoli della madre che li allatta (con l’intento di tenerli per sé e prestarli, a pagamento, a chi, per non morire, non può che piegarsi al vile ricatto). L’animo dei molti esseri umani insidiosi e traditori ha ferito da sempre la storia, con episodi dolorosi di sopraffazione. Non mancano oggi luoghi dove l’acqua è ancora oggetto di dispute piccole e grandi, a livelli locali e persino nazionali. Non sono mancati, nella storia dell’umanità, i proprietari terrieri senza scrupoli che, per vantare il possesso di sorgenti e di fiumi, sono arrivati a sterminare intere famiglie e interi clan. Erano uomini di un passato che il mondo contemporaneo definirebbe ‘incivile’. La verità risiede altrove: non possono essere definite ‘civili’ le epoche che possiedano altissimi livelli di un progresso (dagli aspetti multiformi e disparati) che non coincida con il rispetto per il prossimo (vicino e lontano nel tempo e nello spazio), per la vita umana e per ogni forma di vita. È il caso di questa nostra era e della sua umanità ‘combattuta’ tra abusatori e abusati.
Gli scassinatori furtivi (e/o sfacciati) dell’acqua somigliano al bambino che, credendosi Superman, si gettò nel vuoto e si sfracellò al suolo: si credono ‘furbi’ collezionatori di vittorie e, in realtà, si propongono di infliggere al genere umano sconfitte epiche ed epocali (e lo stanno già facendo). Mi domando: “Ma, di grazia, questi signori da quale pianeta provengono?” Tale domanda è lecita, perché è ragionevole pensare che dette creature non si ritengano parte integrante dell’umanità, che è un corpo unico esteso a tutto il pianeta e a tutte le sue forme di vita. Un corpo difende la sua integrità dalla punta dei piedi a quella dei capelli e ‘non sta né in cielo né in terra’ che una parte del corpo possa, magno cum gaudio, affondare armi letali di ogni genere in altre membra dello stesso corpo.
Andrò per gradi e spiegherò, in linea di massima, come stanno le cose. Mi si perdoni il piccolo ‘panegirico’ iniziale (canto-lamento epico dell’anima ferita a morte dall’ennesimo tradimento perpetrato da uomini a danno di altri uomini e della loro stessa progenie-del loro futuro e del futuro di tutti gli esseri viventi).
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I ‘mandanti’ del crimine ‘privatizzazione acqua’
L’Unione Europea ha chiesto a 72 paesi di aprire il mercato ad aziende private dell’acqua. Ciò è conseguenza di un fenomeno che non comprendo e non comprenderò (‘dovessi campare cento anni’): una cooperazione simile a un fidanzamento intenso e ‘armonioso’ tra aziende dell’acqua e rappresentanti di commercio dell’Unione Europea (organo esecutivo dell’UE), che nel 2001 hanno concluso l’ultima tornata di negoziazioni dell’Organizzazione Mondiale per il Commercio (WTO).
Gl’incontri avrebbero dovuto avere come fine la discussione sul Commercio dei Servizi (GATS), uno dei trattati più importanti del WTO (regole su varie aree di commercio internazionale in campi come energia, telecomunicazioni, educazione, turismo, trasporti e acqua).
Il range dell’accordo originale è stato ampliato da un ‘miracoloso’ nuovo incontro (per liberalizzare il commercio dei ‘servizi’ in tutto il mondo): membri del WTO hanno negoziato (pare) tra loro, per facilitare gli spostamenti (dei ‘servizi’ e delle compagnie che li forniscono) da un paese all’altro, da un capo all’altro del mondo. Non me ne voglia il WTO, se vedo il loro ‘negoziare’ come un ‘tramare’ senza remore, alle spalle degl’inermi popoli del mondo. Il WTO avrà pure le competenze per fissare delle regole internazionali sugli scambi di energia, tecnologia, turismo, ecc., ma il ‘potere’ di mercificare un bene comune (del quale l’umanità e l’umanità soltanto è fruitrice-padrona sovrana) come se lo è procurato? Se lo è posto sulla testa, autoincoronandosi come Napoleone e scippando il genere umano della legittima sovranità o si è servito delle mani compiacenti di qualche ‘papa’ snaturato (come la UE, per esempio)? Gli uomini tutti, gli esseri umani di ogni area del mondo sono i padroni dell’acqua, la UE e il WTO non lo sanno? Ogni piccolo essere umano scuro, chiaro, giallo, rosso, gigante o pigmeo ha più voce in capitolo del WTO sul possesso dell’acqua, anche se non sa dell’esistenza di organizzazioni mondiali (dalle sigle a lui incomprensibili). La UE e il WTO lo sanno, non è vero? E perché, allora, lo ignorano e passano sui diritti sacrosanti dell’uomo come mandrie micidiali e pesanti? In nome di chi e di che cosa? Del ‘guadagno’ e del dio denaro…, ma questi dèi si rivolteranno contro i loro adoratori, in un giorno non lontano. Funzionari, impiegati, negoziatori grandi e piccoli delle organizzazioni europee e mondiali portano avanti direttive-provvedimenti-progetti boomerang, in nome di una posizione, di un posto di lavoro/del prestigio più o meno rilevante che ne deriva e del tornaconto proporzionato al tutto, dimenticandosi completamente del piccolo uomo dalle mani callose che ha scavato pozzi e percorso deserti, per procacciarsi l’acqua, dei vecchi e dei bambini che contano sul liquido prezioso, in varie latitudini, delle massaie che si affaccendano attorno ai rubinetti (e che ancora vanno alla sorgente con anfore e secchi, in tanti luoghi del pianeta terra), dei ceti abbienti-medi- non abbienti che, comunque e ovunque, sopravvivono grazie all’acqua. Gli Enti Locali italiani e le varie municipalità mondiali sono parte integrante tanto dei cittadini singoli quanto delle collettività che li hanno scelti anche come amministratori della ricchezza-acqua indispensabile e irrinunciabile. Sono loro che devono provvedere ai servizi annessi e connessi alle necessità idriche della cittadinanza di competenza. Le negoziazioni WTO del 2001 hanno cambiato questo stato di fatto, alterando, all’insaputa del cittadino-tipo e delle masse, l’ordine naturale dei diritti più sacrosanti dell’umanità, investendosi di potere illimitato sul diritto al possesso dell’acqua. Il WTO, proprio come un potere imperiale (per discendenza divina o per investitura?!? ) aveva la facoltà di elencare i ‘servizi’ che proponeva ai fruitori stranieri e di richiedere, poi, che un membro aprisse i mercati per i quali non si era impegnato. Le aziende straniere, in seguito a ciò, avrebbero fatto l’offerta dei servizi. I termini del trattato sono stati negoziati dagli Stati membri del WTO (in barba a tutti gli esseri umani ovunque sparsi, nelle relatà metropolitane, nelle lande più sperdute, nelle giungle e nelle foreste ancora vive e abitate e nel più completo disprezzo di qualsiasi forma di vita della terra).
Tenendo conto di dette negoziazioni, la Commissione Europea ha inviato richieste di liberalizzazione dei servizi in favore di 109 paesi. 72 di tali richieste riguardavano l’apertura del mercato dell’acqua ! Ecco l’origine della privatizzazione dell’acqua, ovvero della trasformazione di un diritto sacrosanto alla sopravvivenza in ‘capitale’ da vendere-scambiare-investire-quotare in borsa. Ecco il paradosso con il quale una parte del genere umano compie il gesto più insidioso e vile /il tradimento più meschino e subdolo ai danni del resto del genere umano e di se stesso. ‘È roba dell’altro mondo’ si potrebbe dire, se non venisse fatta di pensare che un ‘altro’ mondo dove simili nefandezze accadano è difficile da concepire…
Le ‘richieste’ suddette sono state ammantate di una parvenza di ‘correttezza’ e persino di ‘etica’ e sono state inoltrate (‘segrete’) al Polaris Institute, gruppo di sostegno no profit, che le ha pubblicate in rete. La cosa apparirebbe ironica e persino comica, se non fosse più amara della insidiosa cicuta: il Polaris è un gruppo di ‘sostegno’… (a chi, in nome di Dio? Ai poteri finanziari che tramano a danno del piccolo bipede chiamato ‘uomo’ che non sa delle trappole e non si può difendere?); è anche ‘no profit’… e ciò è ancora più… ‘patetico’, perché questo Istituto si fa ‘tramite’ senza profitto (vale a dire per fare, in questo specifico caso, beneficenza… a chi si accinge a mettere a sacco la cassaforte mondiale più inviolabile e intoccabile)?
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Il seme malato della mercificazione dell’acqua
La decade degli anni novanta è stata la culla del concepimento e dello sviluppo del seme malato della privatizzazione dell’acqua. Nessuno ha avuto sentore subito dell’insidia annidata in quella malaugurata idea, poiché era ‘travestita’ da proposito umanitario (l’estensione della fornitura idrica e dei servizi relativi alle aree che ne avevano bisogno come del pane) o, se si preferisce, da principio evangelico (‘dar da bere agli assetati’) e, se non fosse stata un tranello infido e vile, sarebbe stata una manna per tutte le latitudini desertiche che di sete muoiono, quando la siccità spacca la terra come pane infornato troppo a lungo, e che di acqua periscono, quando le paratie del cielo si spalancano in diluvi universali.
La massa umana (occupata a imbastire il laborioso micro-orizzonte quotidiano) non ha captato l’insidia. Soltanto alcuni, come gnu che percepissero nell’aria l’odore del leone e drizzassero le orecchie, si sono insospettiti, di fronte al sostegno della Banca Mondiale alla cosa, ma l’inarrestabile truffa ai danni dell’inalienabile ‘bene’ acqua era ormai partita alla grande.
Molti sono coloro che hanno capito che cosa stava accadendo e che hanno (chi prima, chi dopo) levato la voce del dissenso, ma non sono riusciti a far giungere il segnale di pericolo ai relativi popoli mondiali, proprio come gli elementi più inquieti e sensibili delle mandrie alla pastura non riescono, il più delle volte, a mettere in guardia la massa e a farla reagire in tempo al pericolo.
L’uomo molto antico sapeva che l’acqua apparteneva a tutte le creature viventi e si limitava a spartirla con esse. L’uomo meno antico ha avuto bisogno di regolamentare la vita collettiva e, ove necessario, anche le vie da/per l’acqua. L’uomo più recente ha avuto bisogno di sancire i diritti più sacrosanti degli esseri umani e il diritto inalienabile all’insostituibile elemento vitale che si chiama acqua (Convention on the Elimination of all forms of Discrimination Against women- 1979/ Convention on the Rights of the Child- 1989/ International Covenant on Economic, Social and Cultural rights- 2002).
La trasformazione dell’acqua in ‘merce’ vendibile/venduta/in vendita deriva da un fenomeno sconcertante e preoccupante insieme: quello delle strutture/amministrazioni pubbliche che ‘abdicano’ (senza chiederne il permesso all’elettorato/ai cittadini che le hanno legittimate) in favore di soggetti privati e di multinazionali (pronti a trasformare il prezioso elemento H2O in grande affare).
. L’Inghilterra (che pare sbagliare, alas, tutte le scelte legate ai valori più sacri) si è incamminata su quel sentiero sbagliato da tempo: in UK, il governo scelse la politica della privatizzazione dell’acqua già al tempo della Thatcher, inserendola nella libera economia di mercato (e dando un esempio pessimo ai paesi mondiali, ancora ignari degli ‘effetti collaterali’ che sarebbero emersi soltanto con il tempo). Può servire ora, come esempio negativo, per dissuadere chi non abbia ancora intrapreso quella stessa strada, poiché, in Inghilterra, l'espropriazione dei servizi idrici ha causato, nel solo 1994, 18.636 utenze disconnesse, tariffe cresciute del 50%, occupazione nel settore calata del 21,5% in dieci anni (e, per contro, investimenti sulla rete e profitti aumentati del 147% e paghe degli alti dirigenti aumentate dal 50 al 200%).
. La Francia ha scelto la gestione delegata, assegnando i servizi idrici a privati (‘se non è zuppa è pan bagnato’).
. Il Canada ha tagliato i fondi federali e provinciali alle municipalità che si sono dette ‘costrette’ a tagliare, a loro volta, le spese per le nuove infrastrutture e ad aprire agl’investimenti di compagnie private (ergo alla privatizzazione dell’acqua).
. La diminuzione delle finanze pubbliche è l’alibi-giustificazione della privatizzazione dell’acqua anche in Germania, Italia, Paesi Bassi, Irlanda e persino in città di Asia, Africa, America Latina.
. La privatizzazione dell’acqua ha esteso i suoi tentacoli fetidi fino a Giacarta, Manila, Casablanca, Dakar, Medan, Nairobi, La Paz, El Alto, Buenos Aires, Città Del Messico, Cordoba.
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I titani-predoni senza maschera
L’umanità è stata espropriata dell’acqua, cioè del bene supremo-ultimo della sua sopravvivenza, in buona parte del mondo: il criterio di scelta dei nuovi ‘proprietari’ è stato il ‘potere di acquisto’. Gli Enti Pubblici hanno usato come ago della bussola, cioè, il ‘capitale’ e hanno indirizzato la loro ‘prua’, quindi, verso le multinazionali, i levrieri che, pregustando la grassa preda, spingono perché l’acqua diventi ‘merce’ in ogni angolo della terra. Tutto questo è terribile e fa accapponare la pelle. L’umanità dovrebbe unirsi, urlando “al ladro!” e indurre alla ragione le amministrazioni Locali e i governi, ma le cose non vanno così…
La ditta americana Mc Curdy Enterprises vuole vendersi l’acqua dei grandi laghi canadesi e del fiume Saint Laurent. Altre compagnie statunitensi ne stanno seguendo l’esempio. Dietro c’è la ALENA (Accordo per Libero Scambio Nordamericano), un titano che ha per cuore il ‘capitale’, un treno che scorre sui seguenti binari: denaro = tecnologie avanzate = potere = ‘peso’ sul mercato mondiale = mani rapaci pronte a ghermire persino la linfa di cui la vita è fatta e di cui le sue aspettative si nutrono.
La ALENA vede l’acqua come un prodotto commerciale, alias una merce di libero scambio.
Le grandi compagnie produttrici di bevande gasate, come Coca Cola e Pepsi Cola, non stanno certo a guardare ed entrano nella guerra per l’accaparramento della ricchezza-acqua (altri cani selvaggiamente agguerriti attorno all’osso già oggetto di strategie-dispute-battaglie senza esclusione di colpi tra i giganti dell’acqua minerale e di sorgente, come Danone e Nestlé, e dell’acqua trattata, come la francese Suez Lyonnaise e l’americana Culligan.
La Danone ha già inflitto delle sconfitte cocenti alle sue concorrenti (ha ‘acquistato’ la gestione di una sorgente in Indonesia/ di una sorgente in Cina e di una sorgente negli Stati Uniti).
La Nestlé sta già distribuendo in Pakistan la sua ‘merce’-acqua ‘purificata’.
Danone e Nestlé (che sono le più grandi produttrici di acqua minerale al mondo) stanno sguinzagliando i loro segugi in tutte le direzioni dei ‘quattri angoli della terra’, per rubare le sorgenti chiacchierine alle ignare popolazioni locali del creato. È una tragedia dalle dimensioni immani quella che questa generazione di ‘uomini d’affari’ sta intessendo ai danni del genere umano.
Nestlé e Danone puntano anche all’accaparramento (tipo monopolio) del mercato mondiale dell’acqua ‘purificata’ (cioè, oh santi numi, acqua del rubinetto addizionata di… Sali minerali).
L’acqua del pianeta (stra-usata/stra-abusata/dispersa/’malversata’/inquinata/’violata’/mal distribuita) diminuisce in modo allarmante. Occorrerebbero (occorrevano già ieri e l’oggi è divenuto domani…) voli di saggezze equilibrate e sicure come il respiro, per attingere con giustizia ed equità ai ‘barili’ preziosi del liquido portatore di vita (atteso e invocato da tante creature, in tanti luoghi, ove la natura non ne è munifica), e invece… alcuni uomini s’inventano gl’inganni-sopraffazioni subdoli e sbalorditivi dei colpi bassi da infliggere agl’indifesi (a suon di ‘capitali’ che, se non hanno come ‘padri’ principi del tutto rispettosi della vita, dovrebbero almeno poter partorire effetti-‘figli’ garanti della continuità della vita). I responsabili di questa ingiustizia sociale del terzo millennio sono o non sono eredi di Adamo? E, se lo sono, hanno erditato soltanto l’argilla della genesi? Come hanno fatto a strapparsi dal corpo il ‘soffio divino’ trasferito da Dio nell’opaca e oscura materia? Vorrei tanto dire loro che sono miei fratelli e lo vorrebbero anche coloro che, se vogliono vivere, devono accedere all’acqua e, se vogliono bere, devono ‘pagare’ i ladri che gliela portano via. I lettori di questo articolo (o almeno alcuni di essi) penseranno, forse, che le mie parole siano troppo ‘forti’ e, comunque, esagerate. Li capisco. Mi piacerebbe non dovermi rendere conto di tutto ciò che non va e poter parlare soltanto di cose belle e ‘buone’. Le cose positive, per fortuna, esistono, ma l’argomento ‘privatizzazione’ dell’acqua non ne fa parte.
Bruna Spagnuolo
...Fine prima parte