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Le maestre non portano i bambini alla messa del 4 novembre. E An insorge: “Licenziatele!”
11 Novembre 2008
 

(ADISTA) VILLAFRANCA (PD) - Fossimo stati ai tempi della prima guerra mondiale, forse gli esponenti di Alleanza Nazionale – in testa il ministro della Difesa Ignazio La Russa avrebbero accusato di disfattismo e di diserzione la dirigente scolastica e gli insegnanti dell’Istituto comprensivo di Villafranca padovana che non hanno accettato di far partecipare tutti gli alunni della scuola alle celebrazioni religiose e civili del 4 novembre, anniversario della fine della “grande guerra”. Li hanno però aggrediti pubblicamente: il ministro si è recato in visita a Villafranca per portare “solidarietà” al sindaco e redarguire la dirigente disobbediente Maria Grazia Bollettin e i più solerti colonnelli di An hanno chiesto alla titolare della Pubblica Istruzione, Maria Stella Gelmini, di “allontanare dall’insegnamento” i maestri e i professori poco patriottici dell’istituto padovano e dell’Italia tutta. Ma i docenti di Villafranca respingono le accuse e si difendono, spiegando quello che la legge prescrive: la partecipazione ad “atti di culto” in orario scolastico – come la messa per il 4 novembre – deve essere deliberata dal Consiglio di Istituto (l’organo collegiale formato dal dirigente, dai rappresentanti dei docenti, dei genitori e del personale non docente, ndr), che però ha scelto di non farlo.

Il sindaco di Villafranca, Beatrice Piovesan (Udc), aveva infatti invitato il dirigente scolastico della scuola a far partecipare tutti gli alunni e i docenti alle celebrazioni organizzate dal Comune e dall’Associazione combattenti e reduci per il 4 novembre: alzabandiera, messa per i caduti della prima guerra mondiale e per i militari italiani deceduti durante l’attentato di Nassiriya del 12 novembre 2003, testimonianza di alcuni reduci e deposizione di una corona di fiori al monumento per i caduti. Il Consiglio di Istituto non ha deliberato l’interruzione delle attività didattiche per far partecipare tutta la scuola alle celebrazioni (non ritenendo neppure opportuno imporre un rito religioso cattolico agli studenti non cattolici della scuola), ma è stata lasciata libertà di scelta, tanto che sette classi – quattro terze medie e tre quinte elementari – hanno comunque deciso di prendere parte alle iniziative.

Troppo poco per gli esponenti di An, a cominciare dal presidente della Camera Gianfranco Fini: «Non è piacevole leggere», commenta, «che alcuni insegnanti non ritengono opportuno celebrare il 4 novembre perché la bandiera tricolore offenderebbe la sensibilità dei bambini immigrati» (cosa peraltro mai detta da alcun insegnante). Seguìto a ruota dal ministro della Difesa, nonché reggente di An, Ignazio La Russa, il quale ha espresso la sua «vicinanza a tanti ragazzi che desiderano essere protagonisti delle celebrazioni del 4 novembre e crescere come italiani, più di quanto non vogliano i loro insegnanti». Per Maurizio Gasparri, capogruppo del Popolo delle Libertà al Senato, la presa di posizione dei docenti rappresenta un’«offesa alla nostra memoria; la vera minaccia xenofoba è rappresentata da certi docenti che celano dietro il vessillo della finta integrazione una loro ideologia malata». E il deputato di An Filippo Ascierto, ex maresciallo dei Carabinieri (che ha presentato un’interrogazione alla Camera e ha organizzato un blitz incaricando alcuni esponenti locali del partito di appendere bandiere tricolori lungo la cancellata della scuola), insieme al sottosegretario all’Ambiente Roberto Menia, ha chiesto la «rimozione della dirigente» e l’allontanamento dall’insegnamento dei docenti ribelli. I quali replicano con una lettera pubblica in cui respingono le accuse di mancato rispetto per il tricolore – «nessuno ci ha mai interpellato, né noi abbiamo rilasciato dichiarazioni che potessero dare adito a tali illazioni» – e spiegano le loro motivazioni: «Il Dpr 316/1974 recita “Atti di culto fuori dalla scuola in orario scolastico devono essere deliberati dal Consiglio d’Istituto come attività extrascolastiche” e non ci risultano determinazioni in questo senso», scrivono le maestre della scuola primaria dell’Istituto comprensivo di Villafranca. «Se amministratori locali, presidenti, ministri e onorevoli fossero più attenti nelle loro dichiarazioni, sarebbe possibile instaurare quelle forme di colloquio che li porterebbero ad una doverosa conoscenza di quanto facciamo per i nostri ragazzi e dei valori ai quali li stiamo educando». Nessun “veto” è stato opposto, chiarisce la dirigente scolastica Maria Grazia Bollettin, tanto che sette della scuola hanno aderito all’iniziativa, e molti alunni hanno partecipato ad un’altra iniziativa promossa dal Comune per l’anniversario della fine della guerra il giorno 8 novembre.

Gli strepiti della destra di governo però qualche risultato lo hanno ottenuto: la Giunta regionale del Veneto preparerà un dossier sulle scuole che hanno disertato il 4 novembre e il direttore dell’ufficio scolastico regionale, Carmela Palombo, ha disposto un’ispezione nella scuola di Villafranca anche se, ammette, dagli elementi raccolti «non emergerebbe una determinazione a boicottare la manifestazione». E il ministro La Russa, dopo tanto clamore, dice: mi auguro che il dirigente scolastico «non abbia alcuna punizione disciplinare». (luca kocci)


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