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Il patriarcato gentile di Obama
07 Novembre 2008
 

Sarà il caso di non fare i balli di gioia per Obama, se non perché ha sconfitto McCain; ma è una vittoria in famiglia, poi si vedrà. Intanto, da un punto di vista di genere, o femminista, che mi piace di più, Obama è un patriarca gentile e tutta l'operazione conferma che il patriarcato nella sua versione gentile è egemone a livello mondiale: gentile dunque, che significa non meno escludente, anche se non manesco, nelle forme simboliche e negli obiettivi.

Gli indizi di quanto affermo sono vistosi: Hillary è stata cancellata; siccome il nome Clinton è politicamente importante, è stato piuttosto rispolverato il marito puttaniere (se una delle candidate avesse avuto la minima avventura, avrei voluto vedere!). Ma i Clinton -e i Kennedy non meno- hanno una tradizione famigliare che include la doppia morale sessuale tra uomini e donne.

Michelle Obama ha dovuto recitare il copione della brava moglie a fianco, che scompare modestamente dopo una affettuosa esibizione con prole: e viene definita dal marito «la mia roccia», cioè qualcosa che gli serve per appoggiarsi, dietro cui difendersi ecc. ecc., insomma qualcosa in funzione di lui, come se non avesse una personalità propria. (Ed è noto che di ciò è molto irritata).

 

Lasciamo stare il corteo di nonne morenti o ancora vive e fatte salire sul palco con la faccia di chi non sa tanto bene dove sta! Una esibizione di buoni sentimenti ecc.

 

Poi naturalmente Obama è per la pena di morte e per ritirarsi dall'Iraq e concentrare le forze per vincere in Afghanistan.

 

Le cose che mi sono piaciute di più nella cerimonia dell'incoronazione sono state le prime che ha detto ripetendo una frase più volte usata in campagna elettorale: “Non è possibile che la borsa valga più delle persone e delle loro difficoltà e miserie” (e ci si domanda perché Wall Street reagisce male!) e che si occuperà subito di chi è povero e non ha nemmeno l'assistenza medica (di “servizio” medico non è il caso di parlare: negli USA non c'è ed è stato lo scoglio su cui Hillary che ha cercato sempre di introdurlo alla fine si incaglia). Ho guardato in faccia Obama e mi sembrava quasi spaventato, il che significa che è persona ragionevole, tuttavia l'affermazione che gli USA possono fare tutto e che niente per loro è impossibile, non vi suona un tantino imperialistica e del resto e per fortuna in contraddizione con l'idea (saggia e approvabile) di una democrazia multipolare e del rilancio delle N.U.?

 

Si deve alla straordinaria e camaleontica abitudine della destra italiana (non avevano avvisato il capogruppo di An in Senato, poveretto) di spingere per arrivare al carro di chi vince se inni di gloria e di gioia vengono ostentati quasi come ovvii, ma è vero che Obama impersona il sistema bipartito perfettamente e sa perciò che non può certo fare qualcosa di alternativo ai repubblicani, non parliamo di antagonista, e se anche alcuni sostenitori di McCain intervistati hanno detto dl Obama che è un marxista un socialista un estremista, si è visto McCain vistosamente zittirli: tutto nella bella immagine dell'unità famigliare dove si litiga ci si tirano coltellate ci si tradisce si picchiano le mogli e le figlie, ma l'apparenza deve rimanere idilliaca.

 

In questo patriarcato gentile e doppio (vizi privati e pubbliche virtù) il posto delle donne è marginale e subalterno, oppure si applica la cancellazione e la non citazione, vedremo se Obama riserva un posto di grande rilievo ad Hillary, speriamo. A meno che la famiglia Clinton non debba considerarsi soddisfatta dal fatto che il capogabinetto presidenziale è lo stesso che fu di Clinton (marito ovviamente).

 

Lidia Menapace


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