«Perché bisogna difendere la scuola?» si chiede il poeta e professore, nell’introdurre trentasette riflessioni, raccolte in un libro dal titolo Una goccia di splendore. Riflessioni sulla scuola, nonostante tutto, uscito a settembre da Casagrande (Bellinzona), su concessione del settimanale Azione. Perché la scuola può ancora essere una goccia di splendore che, direbbe De André in una “Smisurata preghiera”, consegni umanità e verità: anche a quei giovani che stanno crescendo, a volte zoppicanti: «ricorda Signore questi servi disobbedienti / alle leggi del branco / non dimenticare il loro volto / che dopo tanto sbandare / è appena giusto che la fortuna li aiuti / come una svista / come un'anomalia / come una distrazione / come un dovere», si conclude la preghiera del grande poeta a cantautore.
La nostra scuola «imperfetta e zoppicante, è per molti di loro (ragazzi, studenti, allievi, adolescenti, giovani) l’unica, o una delle poche possibilità di crescita e di salvezza», quindi va difesa da chi la ritiene, limitandole il raggio d’azione, «un’agenzia formativa, a una dispensatrice di diplomi e di parole d’ordine verso un futuro professionale ben definito e possibilmente ben remunerato». Bisogna difendere la scuola da chi ne chiede «solo l’utilità materiale, l’istruzione tecnica». Coloro che la pensano così, secondo Pusterla, non devono perdere tempo a leggere il suo libro.
E invece io credo che questo libro lo debbano leggere e come! Lo vadano ad acquistare subito, affinché possano chinarsi senza presunzioni tra le parole di chi nella scuola ci lavora, educando a pensare, favorendo l’assimilazione degli strumenti umani necessari per leggere il mondo.
Pubblicare Una goccia di splendore aggiunge senso e profondità a tutto quel parlare di disagio, aiuta a osservare meglio quanto accade «dentro le mura...» attraverso gli occhi di un uomo di letteratura.
E “fuori dalle mura”? Che immagine ha l’opinione pubblica della scuola?
Pusterla racconta la scena di una madre che, con severa certezza, «gentile ma secca», non firma la petizione che «avrebbe messo in discussione l’aumento dell’onere lavorativo degli insegnanti». Qual è il motivo della reazione di quella madre? si chiede l’autore.
Speriamo di non doverci porre a confronto con le derive scolastiche italiane, dettate da una destra incosciente, cioè quella destra forse furba ai vertici, ma che non è nemmeno illustre, anzi, pare inetta al dibattito: incontro un amico, insegnante in un conservatorio italiano. È furente. Mi spiega che probabilmente dovrà tagliare i suoi concerti, ne farà molti di meno. Gli chiederanno di passare più ore “a lavorare in classe”: come se l’esperienza concertistica di un insegnate di quel livello fosse trascurabile. I futuri musicisti saranno formati da professori che non avranno il tempo necessario per maturare esperienza artistica. Fatto trascurabile? Dettagli? Un lusso?
Come se leggere un libro, per un insegnante di lettere, non fosse lavoro.
Come se la ricerca, o meglio, come se una laurea (si chiamava così, una volta) non fosse necessaria.
Come se saper iniettare chilometri di energie umane e diventare un punto di riferimento per qualche anima persa (come accade spesso ad una mia collega), non fosse necessario a nessuno.
Come se recuperare forze mentali fosse un gioco.
Come se i docenti fossero ricchi.
La speranza è che la scuola rimanga ancora un luogo che sappia educare, magari controcorrente, in grado di trasmettere il sapere, con donne e uomini in grado di essere nelle loro piccolo un punto di riferimento nella crescita di un giovane: dev’essere ancora uno spazio in cui uno studente deve poter consegnare un foglio bianco, provocatoriamente e durante un lavoro scritto. Ma due ore dopo lo vedi tornare con un bel tema dal titolo “Viaggio all’inferno”, nel quale il ragazzo spiega il motivo di quel bianco vuoto, e le ragioni per compiere quel viaggio di crescita.
Il 15 settembre scorso una ragazza timida mi ha consegnato un bigliettino e tremava.
Sul foglietto c'era scritto:
«O fatica a dirglielo ma mi sento sola e mi piacerebbe scrivere un libro
da dove inizio?»
Daniele Dell'Agnola
Fabio Pusterla, Una goccia di splendore. Riflessioni sulla scuola, nonostante tutto, Casagrande, Bellinzona 2008, pagg. 126, € 10,00