All’Auditorium Santa Chiara dell’EUR-Torrino è andato in scena con successo lo spettacolo teatrale Introspezione del boia Mastro Titta, storia di un assassino autorizzato, ispirato alla figura dell’ultimo boia di Roma.
Lo spettacolo, presentato dall’Associazione Roma Nostra, è stato patrocinato da Nessuno tocchi Caino e dal XII Municipio. Roma Nostra è un’Associazione impegnata nella salvaguardia della ‘romanità’ attraverso la divulgazione della cultura romana nei più svariati ambiti, dalla letteratura alla cucina, passando per il teatro.
In questa occasione l’Associazione ha voluto prendere una strada diversa da quelle precedentemente percorse, non puntando sul comico popolare (settore che ha trattato sempre con una forte impronta culturale), non cercando quindi in una sana risata l'emozione primaria, ma creando uno spettacolo incentrato sul tema, più che mai attuale e vivo della pena di morte con un messaggio forte che è nato dal cuore, dalla testa, dalla realtà, dalla storia di un mondo lontano, ma che alla fine è molto più vicino di quanto non si vuole vedere.
Introdotto da un appassionato ed appropriato intervento sul tema delle esecuzioni capitali dell’Assessore alla Cultura Massaro del XII Municipio, Introspezione del Boia Mastro Titta, storia di un assassino autorizzato parla della vita, tratta dalle sue stesse memorie, di Giovanni Battista Bugatti, (1779 – 1869), boia del Papa-Re.
La sua carriera di incaricato delle esecuzioni delle condanne a morte, iniziò il 22 marzo 1796 e fino al 1864 totalizzò ben 516 “servizi” tra suppliziati e giustiziati. Le sue operazioni sono tutte diligentemente descritte nelle sue Memorie, fino al 17 agosto 1864, quando Papa Pio IX gli concesse la pensione con un vitalizio mensile di 30 scudi.
«L'esordio, nella mia carriera di giustiziere di Sua Santità», narra Bugatti «lo feci impiccando e squartando a Foligno Nicola Gentilucci, un giovinotto che, tratto dalla gelosia, aveva ucciso prima un prete e il suo cocchiere, poi, costretto a buttarsi alla macchia, grassato due frati».
A Valentano, presso l'archivio storico, è reperibile la testimonianza della sua prima esecuzione nella località di Poggio delle Forche. Mastro Titta stesso racconta la sua prima esecuzione valentanese: «Il 28 marzo 1797, mazzolai e squartai in Valentano Marco Rossi, che aveva ucciso suo zio e suo cugino per vendicarsi della non equa ripartizione fatta di una comune eredità».
Il nomignolo dato al Bugatti fu poi esteso anche ai suoi successori, ed in alcune terre che fecero parte dello Stato Pontificio - ma a Roma in particolar modo - il termine “mastro Titta” è direttamente sinonimo di boia.
Bugatti viveva nella cinta vaticana sulla riva destra del Tevere, in Borgo, e nella città “civile” normalmente non doveva entrare (donde il proverbio “Boia nun passa Ponte”, per dire - ognuno se ne stia nel suo pezzo di mondo). Ma siccome a Roma le esecuzioni capitali pubbliche decretate in nome del Papa-Re, soprattutto quelle che dovevano essere “esemplari” per il popolo, non avvenivano nel borgo papalino, ma nella città dei romani - a Piazza del Popolo, o a Campo de' Fiori, o nella piazza del Velabro - e comunque sull'altra sponda del Tevere, in eccezione al divieto il Bugatti doveva attraversare Ponte Sant'Angelo per andare a compiere i suoi servigi. Questo fatto diede origine all'altro modo di dire romano “Mastro Titta passa ponte” per dire che era in programma per la giornata l'esecuzione di una sentenza di morte.
Lo spettacolo è stato scritto da Claudio Fois, che ne ha curato anche la regia, e Andrea Furbini con la collaborazione di Emilia Furbini e interpretato da Ennio Proietti, Andrea Furbini, Stefania Caprini e la danzatrice Giuditta Cambieri. Belle le musiche originali di Letizia Lucchesi, ben eseguite dalla chitarra di Luca Agliani e dalla fisarmonica di Stefano di Sturco.
Lucio De Angelis
(da Notizie radicali, 28 ottobre 2008)