Intervista con Alberto Figliolia
– Allora, Alberto, possiamo dire che letteratura&sport sia la tua grande vera passione. Se non sbaglio, sono infatti già numerosi i tuoi lavori 'di penna e di palla', coniugate entrambe in più di una disciplina... Vuoi ricordarceli brevemente, in successione, per arrivare al volume col quale ti presenti ora, nuovamente, ai tuoi tifosi, pardon... volevo dire: lettori?
La letteratura è la mia grande passione e la scrittura quel che mi permette, o almeno con cui tento, di mettere ordine nel (mio) caos esprimendo l'essere, oltre le maschere, gli infingimenti, i ruoli e le barriere. La letteratura è finzione, ma i libri sono vita reale, frutto del pensiero e del sentimento, i quali albergano in ciascuno di noi. Anche dopo la morte un libro ti restituisce la vita di chi lo ha concepito e creato: un dialogo incessante fra uomini, al di là del tempo. E anche lo sport è scrittura: di gesti tecnici ed estetici, storie, speranze, ideali, illusioni, delusioni, dolori e gioie. Scrittura di persone. Nelle pagine dei libri come in quelle degli eventi sportivi - piccoli o grandi che siano – c'è sempre l'uomo.
Non volevo metterla giù così dura, comunque. Eravamo in centomila, storia del centenario derby Inter-Milan, che ho scritto con i miei grandi amici Mauro Raimondi e Davide Grassi, fa seguito a Centonovantesimi (le cento partite indimenticabili del calcio italiano), scritto sempre dal nostro affiatato trio. Per quanto mi riguarda avevo già composto nel 2001 una sorta di Spoon River della pallacanestro mondiale all time con Giganti e pallonesse (edito dalla Libreria dello Sport di Milano), nel 2004 Una curva nel cielo (20 poesie con schede tecnico-esistenziali) su eroi di varie discipline dello sport del ventesimo secolo, e, poco dopo, una breve biografia del ciclista Fabio Casartelli, campione olimpico '92 a Barcellona e morto tragicamente qualche anno dopo al Tour de France. Ho curato, anche, molti libri di sport (antologie, autobiografie, storie e annali).
Nel frattempo, fra un progetto e l'altro di sport, continuo a scrivere poesie e a fare il giornalista (dura la vita del free lance...).
– Spesso lavori in équipe; com'è caratteristico del resto nello sport... praticato. Vuoi presentarci i coautori tuoi colleghi giornalisti sportivi e spiegarci com'è che, in un ambiente dove l'espressione individuale va per la maggiore, voi riuscite - e con efficacia - a fare 'collettivo'?
Facciamo collettivo o gruppo perché in primis siamo amici. Non siamo rosi dall'invidia o da alcun brutto sentimento del genere. Siamo degli outsider perché siamo veramente diversi in un mondo dove il narcisismo pare dominare. Tre stili diversi che si amalgamano, tre visioni che divengono una: non si perde l'individualità che, anzi, viene rafforzata. Alla fine l'architettura è di tutti, con il contributo di ciascuno. Scegliamo l'idea, pianifichiamo il lavoro, scriviamo, ci scambiamo gli scritti, facciamo il lavoro redazionale et cetera. In bella armonia. Un confronto d'idee da cui si esce sempre arricchiti e stimolati.
Mauro Raimondi è un grande storico di Milano, uno dei migliori in circolazione. Come narratore al suo attivo ha anche Invasione di campo. Una vita in rossonero, CentoMilano (i cento più importanti libri mai scritti sulla città di Milano), Dal tetto del Duomo. Innumerevoli i progetti, seminari e incontri cui è chiamato a partecipare.
Davide Grassi, giornalista ed esperto di comunicazione, è autore dei volumi Inter? No, grazie!, La palla è rotonda?, Rossoneri, oltre a vantare numerose curatele. Molto interessante il suo sito/blog www.davideg.it in cui si possono reperire tante altre interessanti notizie sul suo lavoro.
– In questo libro sono protagonisti Inter e Milan, i derby... Scelta di cassetta o pretesto per proseguire in pagine di storia sociale, di passione e di vita, che hai iniziato con i tuoi primi lavori di cui si è parlato poc'anzi?
Celebrazione di una grande passione popolare, descrizione del sogno d'infinite generazioni di appassionati, fantasia che ha acceso l'anima dei bambini e sempre accende. E, come detto, una storia sociale. Mai, di certo, abbiamo avuto l'idea di fare un libro di cassetta. Siamo degli inguaribili romantici (e poi, lo sappiamo, carmina non dant panem...): ci piace lo sport con i suoi insopprimibili ideali; ci piacciono le figurine che s'incollavano; il bianco-e-nero e le foto color seppia; la genuina felicità di un bel gol; le vicende, qualche volta anche le vicissitudini, che si possono indovinare dietro il sorriso antico di un calciatore dimenticato; il confronto leale che lo sport deve essere e la metafora della vita che esso è.
– Grazie, Alberto. Tanti auguri per questa nuova avventura e voi, ...amici sportivi, preparatevi... In centomila! (e.s.)
Alberto Figliolia, Davide Grassi, Mauro Raimondi
Eravamo in Centomila
Fratelli Frilli Editori, (in uscita), € 13,50
Quarta di copertina
Nell’ottobre del 1908, curiosamente a Chiasso, si disputava il primo Inter-Milan, la sfida che sarebbe diventata il derby italiano per eccellenza, il più giocato, il più prestigioso.
Eravamo in centomila, celebrandone il centenario, ripercorre in sessanta racconti la sua gloriosa storia.
Narrando sia partite famose come il 6-5 per l’Inter del 1949, il 6-0 milanista o le gare di Champions League, sia incontri che pochi conoscono: dal primo, sofferto, successo dell’Inter alla stracittadina che nel 1938, dopo dieci anni di digiuno, riportò alla vittoria il Milan; dal derby con cui venne inaugurato San Siro a quello disputato a New York nel 1969.
Un lungo, intenso e vivace romanzo nel quale appaiono moltissimi aneddoti, interviste, personaggi. Dai fratelli Cevenini all’immenso Meazza, che segnò con entrambe le maglie. Fuoriclasse come Nyers e il Gre-No-Li, Rivera e Mazzola, Matthaeus e Van Basten, Ibra e Kakà, a fianco di giocatori magari meno celebri ma che un’impronta, nella storia del derby, l’hanno lasciata: Smerzi, Bonizzoni, Cappellini, Belli, De Vecchi, Minaudo e tanti altri.
Calcio, dunque, ma non solo. Poesia, musica, fatti di cronaca si inseriscono spesso e volentieri nei racconti, al pari delle vicende di una città che in questi cento anni è mutata profondamente.
Una Milano fortunata, a possedere il derby.
Perché la stracittadina, oltre a essere emozione allo stato puro, è anche democrazia. Avere due squadre in una città, infatti, significa potere scegliere, grazie a un giocatore, un parente o addirittura al proprio carattere, a chi tenere, anzi appartenere, per tutta la vita.
Il derby, quindi, è una sorta di bipolarismo calcistico, l’esaltazione della dialettica, della libertà.
Questo libro rappresenta un sincero, appassionato atto d’amore nei suoi confronti.