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Carlo Forin: Giobbe 2008. Diario della malattia (3)
Giobbe
Giobbe 
27 Ottobre 2008
 

23 ottobre

Sono le 19,5.

La giornata è passata bene. La dietista mi ha pesato: 109,8-110. Goal. 110 era proprio il peso che volevo. Ieri sera avevo cenato fuori regolarmente in casa di amici per celebrare l’incontro con l’amica tornata a salutarci dal Costarica -dopo trent’anni-, ma anche per non esibire un eccesso di calo a questo appuntamento.

Comprovo con ciò di saper praticare l’azione per obiettivi.

 

Le due donne medico hanno registrato anche un calo di acidità nelle urine dal 1,7 al 1,5. In negativo si è registrata proteinuria. Domani mattina sarò dal nefrologo per eventuale terapia.

 

 

24 ottobre 2008

 Non faccio spettacolo di me. Scrivo a voi per reggere una sfida. Se mi avessero dato per morto, allora non avrei scritto nulla. Ciò che mi succede è assurdo, dunque potrei anche vincere, ed i segni di ieri lo dicono.

Uzzo è ‘pancia’. La mia pancia ieri era diminuita di sei centimetri.

Abisso ß AB SU, Assurdo ß AB ZU ordo.

AB ZU è ‘il pieno di dèi e demoni’. Tra questi PA ZU ZU, etetimo di pazzia.

 

Alla matitina di Dio (Madre Teresa di Calcutta) bastano poche parole ad insegnarci come si viva l’assurdo:

 

La peggiore malattia oggi è il non sentirsi desiderati

né amati […]

ama la vita così com’è

Amala quando ha senso

o quando sembra non averlo nemmeno un po’.

Amala nella piena felicità

o nella solitudine assoluta.

Amala quando sei forte,

o quando ti senti debole.

Non vivere senza vita!

 

Ci sono 50.000 vite salvate dall’azione di questa matitina. Consigliano a me, che non ne ho una da ricordare, di non dimenticare la superbia che un tempo foderava il cuore di questo Lanzichenecco.

Che questo superbo sia il Tuo pennello, o Signore.

Fa uscire da me l’azzurro del Tuo ME.

L’apostrofo non era quando Boccaccio scriveva Laura e lo faceva giocare con l’aura.

Per il vocabolario indoeuropeo la parola azzurro viene dal persiano.

Per me viene dal sumero AB ZUR RU, dove AB ZU acquista la erre.

RU è il sacro che ci lega a Te, AB BA.

AB BA è il ‘primo GIR, giro linguistico, EME GHIR, che porta a PA PA’, accadizzazione di AB BA (come PA ZU ZU è di BA ZU ZU).

Il sacro RU, che Virgilio osò schiudere cantando la terra Saturnia e Tu hai graziato tenendo chiusa (protea) la sua identità etrusca (e salvandogli la vita).

AB ZUR è AB ZU attivo.

La lettera erre, in italiano enunciata così, detta ‘resh’ in Medio Oriente antico, era concepita come lettera polygamma, che, obbligando ad una pronuncia plurale era generativa di vita (Alfred KALLIR, segno e disegno, psicogenesi dell’alfabeto, Milano SPIRALI VEL: 434). LA RESH à lares, gli antenati dei Romani.

PA ZU ZU, etetimo di pazzia, è moria greco: ‘luogo IA di vita morte, MUR sumero.

KAR MUR, forza di vita morte, fa KAR ME, forza ME, per distinguere A MUR, seme di vita morte, da MUR TE, ‘accesso alla vita morte’. 

 

Questo superbo desidera che qualcuno di voi desideri leggere queste parole.

 

 

25 ottobre 2008

Uzzo è ‘pancia’ in italiano.

Indagherò ancora su ‘la terra di Uz’.

SHA è ventre in sumero, mentre ASH è Uno d’origine.

Assai interessante, visto che l’avverbio assai radica in Saturno, in etrusco.

[ad satis ß SAT IS vita di SHA AT, SAT RE = SATER, Sator, il Seminatore, Saturno SHA TUR NUS].

 

La nefrologa ha ricostruito il caso con l’orientamento di mia sorella. Ha minimizzato il sintomo proteinuria, ha preso atto che la disfunzione c’è, può essere al primo stadio, mi ha prescritto di bere poco anche l’acqua e di non usare sale nei cibi. Poi, ha preso atto che fisseremo appuntamento con Pavia, centro di eccellenza unico in Italia per lo studio delle amiloidosi.

Come ho detto: Dio dà i pesi e la forza per portarli.

 

Il sinodo dei Vescovi ha detto cose utili.

 

 

CITTA' DEL VATICANO, 24 OTT. 2008 (VIS). Nel corso della ventunesima Congregazione Generale celebrata questa mattina è stata presentato e votato il messaggio finale del Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa.

 

 Riportiamo gli estratti di un riassunto in italiano del messaggio finale:

 

 “Quattro sono i punti cardinali dell’orizzonte che vogliamo invitarvi a conoscere e che esprimeremo attraverso altrettante immagini”: la Voce divina, il Volto, la Casa e il Cammino”.

 

 La Voce divina risuona alle origini della Creazione, (...) dando origine alle meraviglie dell’universo. È una Voce che penetra poi nella storia, ferita dal peccato umano e sconvolta dal dolore e dalla morte. (...) È una Voce che scende poi nelle pagine delle Sacre Scritture che noi ora leggiamo nella Chiesa con la guida dello Spirito Santo”.

 

 “Il Volto è Gesù Cristo, che è figlio del Dio eterno e infinito, ma anche uomo mortale, legato a un’epoca storica, a un popolo e a una terra (...)”.

 

 “E’ lui che ci svela il “senso pieno” e unitario delle Sacre Scritture per cui il Cristianesimo è una religione che ha al centro una persona, Gesù Cristo, rivelatore del Padre. E’ lui che ci fa capire che anche le Scritture sono ‘carne’, cioè parole umane da comprendere e studiare nel loro modo di esprimersi, ma che custodiscono al loro interno la luce della verità divina che solo con lo Spirito Santo possiamo vivere e contemplare”.

 

 “Terzo punto cardinale (...) è la Casa della parola divina, cioè la Chiesa, che (...) è sorretta da quattro colonne ideali. C’è l’ “insegnamento”, cioè il leggere e comprendere la Bibbia nell’annunzio fatto a tutti, (...) “la frazione del pane”, cioè l’Eucarestia, fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa. (...) I fedeli sono invitati a nutrirsi nella liturgia alla mensa della Parola di Dio e del Corpo di Cristo. (...) Le “preghiere” (...), la Lectio divina, la lettura orante delle Sacre Scritture capace di condurre, nella meditazione, nell’orazione, nella contemplazione, all’incontro col Cristo, parola di Dio vivente. (...) La “comunione fraterna” perché per essere veri cristiani non basta essere “coloro che ascoltano la parola di Dio” ma anche che ‘la mettono in pratica (...).”

 

 “ L’ultima immagine della mappa spirituale è la strada su cui s’incammina la parola di Dio. (...)  La parola di Dio deve correre per le strade del mondo che oggi sono anche quelle della comunicazione informatica, televisiva e virtuale. La Bibbia deve entrare nelle famiglie, (...) nelle scuole e negli ambiti culturali (...).La loro ricchezza simbolica, poetica e narrativa le rende un vessillo di bellezza sia per la fede sia per la stessa cultura, in un mondo spesso sfregiato dalla bruttezza e dalle brutture.”

 

 La Bibbia, però, ci presenta anche il respiro di dolore che sale dalla terra, va incontro al grido degli oppressi e al lamento degli infelici. Essa ha al vertice la croce ove Cristo, solo e abbandonato, vive la tragedia della sofferenza più atroce e della morte. Proprio per questa presenza del Figlio di Dio, l’oscurità  del male e della morte è irradiata dalla luce pasquale e dalla speranza della gloria. (...) Lungo le strade del mondo incontriamo spesso uomini e donne di altre religioni che ascoltano e praticano fedelmente i dettami dei loro libri sacri e che con noi possono edificare un mondo di pace e di luce (...).”

 

 “Vi affidiamo a Dio e alla parola della sua grazia (At 20,32). Con la stessa espressione di San Paolo nel suo discorso di addio ai capi della Chiesa di Efeso, anche noi Padri Sinodali affidiamo i fedeli delle comunità sparse sulla faccia della Terra alla parola divina che è anche giudizio ma soprattutto grazia (...).”

 

 Nel pomeriggio, durante la ventiduesima Congregazione Generale, è prevista la presentazione degli Emendamenti delle Proposizioni.

 

Io sono molto più fortunato di Giobbe. Non sono solo.

Il primo punto:

 

La Voce divina risuona alle origini della Creazione.

 

Mi fa rileggere l’incipit della Bibbia.

 

In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.

 

L’abisso è AB SU localizzato nella dimensione di luogo anziché di senso.

La voce di Dio non risuona solo dall’inizio della Bibbia, dove un popolo l’ha ascoltata e scritta. Israele si legge in IS RA EL, dove EL è EL LIL, dio sovrano degli Accadi, dio dell’Aria, IS è la luna e RA è il sole.

Israele è il popolo di Dio perché tra i popoli ha dato ascolto per primo alla parola di Dio. L’ascolto di Israele ha aperto la Bibbia.

 

Bereshit ebraica si può scomporre in sumero accado BE ER SH IT, Essere (BE), cammino (ER) di luna sole (SHIT).

Barà ebraica: BA RA, anima sole.

Elohim, EL HU IM, El Anticielo HU parola IM. IM è il ME che risuona negli uomini dalle origini: è la parola che crea ed ognuno conserva nel suo ‘me’.

 

Israele ha dato i natali a Gesù Cristo.

La Comunione con lui ci unisce alla sua parola.

 

Io ho ricevuto il Battesimo, la Comunione e la Cresima.

Questa (la conferma nella fede) nel 1960, dal vescovo Luciani, il bellunese che sarebbe stato Giovanni Paolo I.

Ho perduto la fede, la gioia di Dio, e la pratica della Comunione –come succede oggi a tanti Italiani pur battezzati purtroppo- che mi è stata ridata da Giovanni Paolo II, il meraviglioso polacco Karòl.

Karòl ha edito l’enciclica Veritatis splendor, nel 2005 8° edizione. Io credo che l’abbia stesa materialmente il suo amico Joseph, che ha proprio nel suo stemma cardinalizio ‘testimone di verità’.

E’ lo stemma che ho fatto mio dal 2005.

E’ il motivo per cui faccio questa cosa pubblica.

Il motivo che ha spinto loro a scrivere 100 dotte pagine è: Dio è Buono.

Il mio è più semplice: Dio è Bene ß Bene ß BE Essere NE generante, in sumero.

L’ebraico ha mantenuto ‘figli’ da ‘figli NE Essere BE’.

 

 

27 ottobre 2008 - Halloween e pensiero glocal

Ci stiamo avvicinando ad Halloween, che noi abbiamo già celebrato due volte qui in Tellusfolio.

Oggi lo affronto impersonando il mito dei morti viventi, ovvero con un piede in mòria, la pazzia in greco, uscita dall’elogio di Erasmo da Rotterdam.

-Cala, Carlo-, mi suggerisce mia sorella nella mente.

Calo.

Come vi ho detto, Dio dà i pesi e la forza per portarli.

Da 5 anni sono tornato a recitare ‘Angelo di Dio…’ ogni giorno. Quante volte ha provveduto a custodirmi sulla A1 ed io lo ignoravo!

Dalla morte di mia madre (1° maggio) e di mio padre (29 giugno), mia sorella, medico al Pronto Soccorso, impersona la mia mamma e, accettatelo, dico anche il mio angelo custode. Come medico, intendo. Mio fratello Paolo mi fa da tutore nei rapporti istituzionali.

-Ma…sei già diventato deficiente, o un bebè?- direte.

No, no, piano. Spero che si capisca bene, anche da come metto in fila le parole: sono dentro con un piede, anzi solo con un’ipotesi (amiloidosi); non realizzo neppure se questo colleghi con quello. Sono in analisi, come si dice. Il deficit è accertato. Bisogna vedere se resto sulla retta via o se mòrio.

Dopo andrò dal mio medico per l’impegnativa con l’urologo.

Mercoledì, sarò di nuovo dal cardiologo. Mia sorella concorderà un appuntamento col centro di eccellenza sulle amiloidosi di Pavia, al quale sta relazionando. Posso scherzare su queste cose, ma capirete che finisco per offenderla se non sto attento nell’uso soppesato delle parole.

Ho quindi l’opportunità di raffinarmi in sensibilità ed in precisione linguistica.

 

Veniamo allo spunto che mi stimola oggi. Il 5 aprile scorso ho avuto il piacere di conoscere al convegno Antares l’ambasciatore Unesco Dario Seglie, che mi ha offerto questa riflessione una settimana fa:

 

Glocale

Un neologismo sta prendendo piede nel linguaggio degli addetti ai lavori per le politiche di gestione del territorio, ma anche –ormai- nella comunicazione generale quotidiana. Una nuova corrente di pensiero tenta di coniugare gli imperativi della globalizzazione con le esigenze delle aree  locali, la cui peculiarità è connotata dalla geografia, dalla storia, dalla tradizione, per evitare di essere omogeneizzati dal "pensiero unico", dal “grande fratello orwelliano”  che minaccia la nostra identità culturale e le nostre potenzialità per uno sviluppo sostenibile.

Questa nuova filosofia, denominata "glocalizzazione" deriva dal termine "glocal", composto appunto da globalizzazione e localismo (Think global, act local: Pensare globalmente, agire localmente).

 

Penso: "glocal" viene sillabato G LO CAL = G LU KAL, ‘luce soggetto anima-alta’ sumero. Sinonimo di AP KAL LU.

Possiamo mettere gli AP KAL LU tra quei morti che ritornano, esseri mitici della vita-morte.

KAR MUR, la forza attiva della vita morte può dar vita all’anno nuovo. Ma, è possibile per i Sumeri che prevalga AB ZU, l’abisso, il caos, l’assurdo, US la fine, MUR IA, mòria.

 

Il mio pensiero glocale entra in Giobbe.

Il libro di Giobbe è un’opera aperta ad ogni interpretazione, come sostiene mons. Ravasi (Giobbe: 849): “E’ a questo punto che scatta il pensiero divino: -Giobbe ha parlato di me rettamente!-[…]. Egli non tenta di mostrare l’incastro perfetto del male nella trama dell’essere e della storia: vuole, invece, andare alla ricerca del volto di colui che questo incastro attua secondo un disegno trascendente”.

In altre parole, Giobbe entra nell’assurdo, poi vede Dio [Io ti conoscevo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti vedono] e accetta anche l’assurdo.

 

L’Assoluto è un’altra parola che io etimo da AB ZU luto. Lutum è il fango primordiale col quale Dio ha impastato l’uomo, ma anche Sole AB e Luna ZU.

Possiamo chiamarli frate Sole e sorella Luna con Francesco, una volta riconosciuto Dio padre, G la Luce.

 

In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.

Dio disse: -Sia la luce!-. E la luce fu. Dio vide che la luce era buona e separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte.

 

Questo incipit della Bibbia svela che i saggi di Israele, il primo popolo che diede ascolto al Signore, rifletterono sull’abisso, AB ZU.

 

Nell’elogio della Sapienza, del Signore di Giobbe, leggiamo (28, 12-14):

 

Ma la sapienza da dove si trae?

E il luogo dell’intelligenza dov’è?

L’uomo non ne conosce la via,

essa non si trova sulla terra dei viventi.

L’abisso dice: -Non è in me!-

e il mare dice: -Neppure presso di me!-.

 

Dunque, le tenebre ricoprivano AB ZU. EL HO IM/ EL HU IM aleggiava su EA, lettura di AE, ‘seme casa’.

Disse: HI AT, soffio Aldilà, lux, LU GH, e separò giorno, GI UR NU, e nox, NU GH.

 

Giobbe ß J ob ß GH UB, luce Cielo, mostra la parola italiana che chiude in BE l’incipit biblico BEreshit, dove BE è Essere.

ER SH IT è cammino Luna Sole, cammino del lustro.

Illustro ciò e confido nella Luce.

     

 

28 ottobre

“Quattro sono i punti cardinali dell’orizzonte che vogliamo invitarvi a conoscere e che esprimeremo attraverso altrettante immagini”: la Voce divina, il Volto, la Casa e il Cammino”. Da sintesi del Sinodo dei Vescovi del 24 ottobre.

  

Questi punti manterremo nel cammino onirico-vigile dentro l’assurdo.

  

L’abitudine.

Mi sono svegliato alle 3 di mattina (dopo essermi addormentato alle sette di sera). Sento che piove. Questo interromperà la mia abitudine di camminare alle cinque, per un’ora e mezza al buio. Non interromperà il mio uso di scrivere, azione che ho ripreso.

USU per uso è la morte in circolo (US), in AB ZU.

L’aspetto normale dell’abitudine è la ripetizione del gesto. In questa routine si consolida il bene (virtù, la capacità di ripetere i salti in alto con l’asta fino ai sei metri) ed il male (vizio, fino a morire di sigarette), fino ad ossificare le azioni nel rito.

Il rito diventa spesso un serpente vuoto di senso in chi lo fa.

Andro’ dai frati francescani alle 8 a cantare il Benedictus di Zaccaria, il padre di Maria, a prender forza da Cristo, che piova o che spiova. Zaccaria è stato reso muto per non aver creduto oltre l’abitudine (Lc 1  20).

Il popolo di Dio, Israele, ha consolidato nel rito il suo credo fino a non riconoscere il Messia che aspettava, in Gesù (abitudine come morte).

  

Il popolo cristiano italiano ha ossificato nel rito il suo credo fino ad abbandonare la pratica religiosa nell’80% dei casi: l’abitudine finisce per ammazzare il credo. Gli ordini monastici avevano vivificato il credo  salvando la fede che sopravvive nel 10% dei casi di oggi. L’Italia vive la contraddizione di una vita pagana di una maggioranza che parla come se fosse minoranza oppressa dalla Chiesa, che è invece esigua minoranza di credenti. L’apparato patrimoniale che Giovanni Paolo I voleva vendere per cibare i poveri viene visto dai pagani-cristiani come l’oppressione, mentre è solo il serpente vuoto.

Il cammino nell’abitudine può portare all’assurdo di perdere il motivo per cui si cammina.

Ordo ab chaos ad chaos : gli estremi del cammino mostrano il disordine virtuoso dello statu nascenti e il disordine delle cellule in cenere alla fine.

ASH, Uno d’origine -in sumero-, ash, cenere -in inglese- alla fine.

  

Ringrazio mio nipote Matteo –che ha imparato l’inglese molto meglio di me-: ieri mi ha ricordato ‘cenere’ inglese, che conserva ASH sumero originario, dopo aver letto l’assai etrusco: ASH SHA I, ‘Uno originario-utero umano sentiero’ che significa ‘abbondanza di dono’.

Ringrazio anche Paolo Russo che, come avevo chiesto, mi ha corretto:

Karol Wojtyla nacque a Wadowice il 18 maggio 1920, il giorno dopo del mio papà, e non a Katovice come io ho scritto fidando sulla memoria.

  

 

28 ottobre, ore 6,55

--------------nooooooooooooooo---------

mi risuonava nelle orecchie la forma stesa poco prima

.. di Zaccaria, il padre di Maria, a prender forza da Cristo…

Contraddice il punto fondamentale della nostra fede: Zaccaria è padre di Elisabetta, madre di Giovanni profeta di Cristo. Maria è figlia di Anna, ed è madre di Cristo ƒÑƒned ƒçƒndi tutto per noi Cristiani.

Ho fatto un lapsus che, da una parte prova tutto ciò che ho scritto nell’articolo (non badavo all’ovvio e mi concentravo sugli elementi di dettaglio, cioè sul banale), dall’altro mi offre la pietra angolare della mia ricerca linguistica: lapsus.

L’etimologia di lapsus indica uno slittamento nella morte linguistica.

Ricordate il lemma accadico AP SU?

 

«APSU.  È parola sumera semitizzata, che in sumero si scriveva ZU AB e si leggeva abzu con significato di "casa della sapienza"(?).

Questa etimologia (ab "casa", zu "sapienza"?) è necessariamente in correlazione con il fatto che l’a. è dimora di Ea, dio della sapienza».

 

Scriviamo LA col significato di ‘andar oltre’ (es.: laus ß LA US oltre morte) AP SUS, dove SUS pare una lettura accadica del sumero UZ (C’era nella terra di Uz un uomo chiamato Giobbe).

Poiché non occorre chiedere ad Ernout e Meillet l’origine di lapsus che è

Labor laberis lapsus sum labi

lemma del diz. Calonghi

lapsus sum significa sono stato a scivolare in un punto.

  

In quel punto Rosa Mistica, si concentra e si bilancia il doppio circolo del Cielo e della Terra sumeri BIL KI LIB BA. La bilancia, latino libra, in sumero è ZI BA AN NA.

Poiché la U ha una pronuncia francese che somiglia alla I, ZI BA è ZU BA, lettura di AB ZU sumero. AN NA è da IN AN NA paredra del sumero (UR) AN ed è madre di Maria.

In ebraico Maria è Myriam che con la Y di connessione propone un legame tra MI, forma umana del ME parola divina che crea tutti i nomi, e RI AM, che letto rovesciato dà MA RI AM.

 

 

29 ottobre ore 3,50

Piove intensamente. Credo che stamattina non riuscirò a camminare come mi è accaduto ieri, dalle 5,25 alle 6,45, al contrario di quello che pensai alle 3. Dovrò aver pazienza e far cyclette, che trovo noiosa.

Cammino ogni giorno ormai da un mese e mezzo-due su quest’ora. Sia col cielo chiuso che aperto. Fa differenza in questo tempo dell’anno, sapete? Non tanto perché non si vedono o si vedono le stelle. Quanto perché col cielo chiuso non si vede nulla, soprattutto quando si passa sotto gli alberi.

 

Questo mi spiega il concetto etrusco di AP LU. E’ Apollo. Lo potete leggere AP UL LU ed avete il latino Apollo, Apollinis. Figlio di Giove e Latona. Il nome della madre suggerisce latet  da LAT UNA = LAT ANU: ‘apre cielo’.

ANU è il dio del cielo accado, AN sumero, Ani hurrita etetimo di anima:

ANI MA generata da Ani.

LAT chiama late, avv.: largamente, largo.

AP LU, ‘soggetto apre’. Come potete comprovare con aper, ‘cinghiale’ che, come leggete in Asterix apre corridoi nel bosco, che poi ripercorre.

Apollo apre il cielo non solo col sole, ma anche di notte col cielo aperto.

Ed apre il mese di aprile, ovviamente. Aprile, abl., mostra AP RI LE. Lo vedo PA IR EL, ‘territorio dell’andare di EL’. EL è quello del miele, mel, cibo degli Dèi, perché ME EL, parola creativa di EL.

 

Tutta questa chiacchierata per arrivare ad AP SU:

 

APSU.  È parola sumera semitizzata, che in sumero si scriveva ZU AB e si leggeva abzu con significato di «casa della sapienza» (?).

Questa etimologia (ab «casa», zu «sapienza»?) è necessariamente in correlazione con il fatto che l’a. è dimora di Ea, dio della sapienza. (9)

 

Abbiamo detto che il lapsus viene p. da LA AP SUS. AP LU circolarizza AP UL, come in APUL eio, che probabilmente era un nome sacerdotale: APUL ELYOS. Quindi, se è così, il nome greco del sole si è dovuto aggiungere in AP LU, perché questa apertura del cielo poteva essere notturna.

 

Sono le quattro e mezza e non si sente piovere. Faccio colazione.


29 ottobre  ore 5,20

‘Latitare’ e ‘latitante’ dal latino latitare, di etimologia incerta è una conferma strepitosa in quanto opposto di late, apertamente. In un giro, gli opposti si toccano.

Dunque, il nome di Latona, madre di Apollo, rinvia effettivamente a LAT ANU, in un giro. Come nella parola àncora – ancòra che all’etimologo indoeuropeo sembra una combinazione uguale per caso, differente solo nell’accento. Non è casuale affatto: l’accento à collega al giro precedente, àncora, e l’accento ò collega al giro seguente, ancòra. Sempre in positivo. Lateo, mi tengo nascosto, si oppone a late, apertamente, largamente. C’è solo una ‘o’ di differenza, cioè U, Cielo. Chiuso o aperto.

 

29 ottobre ore 6,05

Scrivo dopo 20 m. di cyclette.

Apta mihi, ‘attaccata a me’ conferma che AP TA  è ‘luogo di apertura’ e AP AT col nome della farfalla notturna Apatura Iris, è ‘apertura dell’Aldilà [Una meravigliosa farfalla bruna iridata ci apre il pensiero antico col suo nome: Apatura iris .

Dal gr. apatan ‘ingannare’ di orig. incerta, farfalla con riflessi violacei, la cui larva cresce sui pioppi e sui salici.

 

L’Artefice Ingannatore, il NU DIM MUD in sumero, non ci inganna sull’origine.

La traduzione sumera di ‘apatan iris’ è

A PATH AN-IR ISH –fine ISH pianto IR –apertura A PATH del cammino AN del cielo.

La pronuncia nasale sumera della A finale trasforma APATURA italiana in APATURAN, dove il cielo viene espresso con UR AN, Uranus latino (e antico nome sumero del Cielo –UR AN- accadico Anu, hurrita Ani). Re.: www.siagrio.it /Antares teonomasiologia/ indice al 15.12.04.

At, l’incipit delle Metamorfosi di Apuleio, apre a MA AT, il nome di Iside la Giusta.

At ego tibi apre ad un dialogo con la massima dea della magia.

At ego tibi sermone apre ad una orazione, non ad uno stile.

At ego tibi sermone isto Milesio apre ad un’orazione ad Apollo di Mileto, prima che alle favole di Aristide di Mileto.

Apollo Osiride, che apre alla divinazione, che apre il significato della rosa, rimasto oscuro al semiologo Umberto Eco (III, 27):

In seguito a un tal trattamento, mi trovai confinato in perfetta solitudine, e mi ritirai in un angolo della stalla.

La tracotanza dei miei colleghi [asini nds] mi indusse ad amare riflessioni: mentre pensavo al castigo da infliggere il giorno dopo al perfido cavallo, quando, grazie alle rose, sarei ridiventato Lucio, mi corse lo sguardo sul pilastro che sosteneva le travi della stalla, e vidi collocato in una nicchia, proprio nella parte mediana del pilastro, una statuetta della dea Epona, ch’era accuratamente adorna di ghirlande di rose per l’appunto fresche.

Mentre il nome della dea celtica di cavalli ed asini si legge in sumero

E UP NA, ‘generazione della casa del cielo’ e rosa si legge in sumero RU, sacro, ed in accado SHA utero, noi ci spieghiamo tutta la metamorfosi in asino lussurioso di Lucio grazie a questa rosa-utero sacro e ad Epona che conferma.

Ci dispiace per gli etimologhi indoeuropei che preferiscono restar asini piuttosto che convertire ciò che sanno in qualcosa di fertile per la ricerca.

 

29 ottobre ore 7,30

Omettere di svelare la verità su di te a chi non ti ama è una regola che prendiamo da:

 

Mt. 27  11 Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore l’interrogò dicendo: -Sei tu il re dei Giudei?-. Gesù rispose –Tu lo dici-.

 

Un insegnante di teologia ha detto: -Vedete? Ha confermato!-.

E no! Ha detto, in modo neutro, un qualcosa che si può tradurre sia con –lo dici tu, non io- che con –tu dici il vero-.

Poiché è Dio, venuto in terra proprio per essere riconosciuto ed amato dagli uomini e si è lasciato uccidere -ed in croce!- per provare l’Amore, non si può dubitare che quella del governatore fosse la domanda chiave.

Tutt’al più, potremmo estenderla: -Sei tu il Re di tutta l’umanità?-.

Non risponde apertis verbis di sì. E lo è.

 

Noi, Cristiani credenti crediamo che lo sia e che oggi agisca per noi attraverso lo Spirito.

Ma, dovrei dir questo apertis verbis a chi mi ama, non tanto per prudenza ma perché gli altri rovesceranno le mie parole stravolgendo le mie intenzioni.

Poiché la quasi totalità degli Italiani è battezzata, io lo dico, ben sapendo che la statistica misura la differenza tra i Battezzati (12% che si comunica con regolarità) ed i battezzati (85% tra i quali, la maggioranza almeno, non ricorda il significato introduttivo alla pratica religiosa del Battesimo). Ma questa è una realtà sociologica, non una speranza di fede, fide, HI DE, gioia di Dio.

 

 

29 ottobre, ore 13,35

Ho passato il triage, ‘cernita’, sinonimo di Pronto Soccorso: un medico napoleonico inventò sul campo di battaglia questo servizio, con parola che significa ‘setaccio dei curabili dagli incurabili’ in modo da investire tutto il tempo su chi, curato, vivrà.

Speriamo che non capiti il caso di una massa in fin di vita che capiti ad un Pronto Soccorso: vi immaginate il dramma del triage?

 

Il cardiologo ha osservato attentamente il mio cuore, con l’ECG, dalle 10,30 alle 11,10.

Io ho osservato lui, dal mio occhio del ciclone, attento che dal ciclone non passi un segno solo, il segno del disastro amiloidico.

‘Non passa lo straniero’ ha sentenziato il cardiologo.

Erano questi i giorni in cui fu passato il Piave, novant’anni fa, per arrivare a Vittorio Veneto domani, mi pare, a far risalire le valli da cui erano discesi quelli che allora restarono stranieri.

Questo setaccio è passato. Avanti un altro; domani: controllo in amiloidosi primaria in iperteso con radiografia del torace.

Passerà?


Carlo Forin


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