Presso la sede UTEA, Università della Terza Età e Scuola per adulti di Asti, mercoledì 29 ottobre, ore 17:30-19:00, inizia un corso dal titolo “Le voci della memoria che tace” che vede protagonisti tutti o quasi i recuperanti della memoria formatisi in questi anni nelle esperienze di volontariato promosse dall’Associazione Culturale Arvangia. Da Romano Salvetti, Presidente dell’Associazione Masche di Paroldo, rabdomante della cultura dietro la tradizione del cerchio magico e della donne della medicina, a Elidia Ferrero (argentina) e Claudio Curelli (cileno) che aggiornano il mito della “Merica lontana” (mercoledì 12 novembre); a Primo Culasso che rievoca le vicende di Ottavio, contadino soldato scampato ai massacri della grande guerra grazie al chiodo fisso del ritorno alle colline di Canelli (mercoledì 26 novembre); all’architetto Silvio Veglio e al sindaco Giuseppe Corsini di San Benedetto, innamorati delle case di pietra e della loro rinascita (mercoledì 10 dicembre); al maestro di musica Michele Virano e alla maestra di scuola Marinella Castagnotti, diventati esperti di balli e ciabre piemontesi, (mercoledì 7 gennaio); al prof. Elio Sabena di Trekking in Langa che insegna a camminare nella Langa magica (mercoledì 21 gennaio); al fotografo Aldo Agnelli e ad Edoardo Borra, illusionisti del “C’era una volta la Langa” (mercoledì 4 febbraio); a Caterina Testa, docente di lingua e civiltà piemontese che ha ritrovato i “giochi di terra” (mercoledì 18 febbraio); alla maestra Carolina Gennaro che racconta quanto fossero “cattive” le maestre d’antan (mercoledì 4 marzo); a Fausto Cassone che riporta in auge i mestieri scomparsi (mercoledì 18 marzo); a Giovanna Zanirato che racconta la religiosità popolare attraverso le “mani giunte” (mercoledì 1° aprile), “Le voci della memoria che tace” segnano come succedeva in passato con i “termu”, pietre di confine, il percorso di una rivincita culturale davvero esemplare.
Un impegno che ha in Donato Bosca, scrittore contadino oggi tra i più fecondi di pubblicazioni e di iniziative, la figura di riferimento. «Sono l’alfiere di una cultura diffusa e condivisa, rifuggo l’isolamento presuntuoso degli intellettuali che si danno arie, e ho sempre lavorato a scrivere restando nel gruppo, per dare testimonianza di chi non viene mai invitato a salire sul podio». Dopo venti anni spesi a preparare il terreno, per l’Arvangia di Donato Bosca è finalmente stagione di raccolto.
Gli undici incontri di Asti saranno seguiti da due incontri a Villafranca d’Asti (il 5 e il 26 febbraio), da quattro incontri a San Damiano (17 e 24 febbraio, 3 e 10 marzo) da due incontri a Neive, tre a Grinzane Cavour, e da un ciclo di conferenze organizzate dall’Arci Bra che farà tappa a Baldissero, Bra, Carrù, Monticello, Vezza.
«Scuole, Biblioteche e Università della Terza Età diventeranno», annuncia Bosca, «casse di risonanza del progetto che mi vede da alcuni mesi “divorato dalla passione”, la pubblicazione di una rivista quadrimestrale di 96 pagine dedicata alle Langhe. Oltre il Sinai delle colline. Ogni momento di incontro lo vivrò alla ricerca di persone che, come me, portano le Langhe nel cuore».
La rivista è già on line con il sito www.langamagica.net e invita tutti coloro che amano le Langhe al raduno di venerdì 5 dicembre presso la Biblioteca Civica di Alba, ore 17 (adesioni all’indirizzo mail arvangia@casamemorie.it).
Intanto, nel primo incontro di Asti, mercoledì 29 ottobre, l’attenzione sarà rivolta alle storie di masche scritte da Maria Tarditi, la scrittrice oggi più famosa nel Piemonte meridionale, presto licenziate alla stampa per i tipi della Casa Editrice Araba Fenice di Boves, un omaggio ad una scrittrice di ottanta anni che ha conquistato migliaia di lettori con la sua prosa asciutta, a volte persino brutale, raccontando della vita povera della Langa di fenogliana memoria, dove “la coda era la più dura da spellare”, come titola il video documentario in preparazione curato dalla regista Barbara Allemand. «Ogni sera, dopo aver sentito (e visto) l’ultimo telegiornale con la razione quotidiana dei terrori che opprimono il nostro povero mondo, sento nostalgia delle masche, delle anime del Purgatorio e di tutti i misteri che, quando ero bambina, mi sembravano tanto spaventosi E mi si stringe il cuore. Poveri bambini di oggi, costretti anche a “vedere” le diavolerie del terzo millennio, spatarate sul teleschermo senza misericordia! A colori!! In diretta!!! Ogni epoca ha i suoi mostri. D’accordo. Ma i nostri erano meglio». Questo l’epilogo col quale Maria Tarditi conclude il suo nuovo libro su paure, fantasmi, credenze e diavolerie che tengono banco in terra di Langa da secoli. Un sentimento che l’Arvangia di Donato Bosca ha subito voluto sottoscrivere.
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