De etiquetas y listas
Meter en gavetas, clasificar y etiquetar no es tarea sólo de oficinistas o burócratas. Hay quienes sienten un gusto especial en colgarle rótulos a los ciudadanos. El arte de ponernos en listas por categorías ha sido una práctica habitual durante las últimas décadas en Cuba. Un día vas a parar al directorio de los “incómodos” o al manso listado de los “colaboradores”. Las delaciones pueden sacarte del estante de los “seguidores” y llevarte al complicado file de los “enemigos”. Hay quienes entran al listado con las siglas “CR”, que representan el adjetivo más usado contra los que piensan diferente: contrarrevolucionario.
A los archivadores les saca del paso no saber en qué inventario van a poner a un individuo. Se molestan cuando sus viejas categorías no funcionan para los fenómenos que recién surgen. A estos “rotuladores de la opinión” les vendría bien incorporar nuevos adjetivos a su gastado repertorio, pues casi nadie pestañea ya cuando lo tildan de “empleado del Imperio”. La esquemática estantería donde han ido colocando a los cubanos está llena de comején, pero tristemente nosotros mismos seguimos usando los epítetos que “ellos” nos inventaron.
Me he negado a estar en cualquier lista y sin embargo ¡estoy en tantas! Preferiría, no obstante, la fila india de los que quieren terminar con esos ridículos catálogos de ciudadanos. Confío en que un día baste el gentilicio de esta tierra, para saber en cuál enumeración nos ubicamos todos.
Esa soy yo. ¿Y tú, en qué lista estás?
Yoani Sánchez
Intorno a etichette ed elenchi
Mettere nei cassetti, classificare ed etichettare non è lavoro soltanto per impiegati e burocrati. Ci sono persone che provano un piacere speciale nell’attaccare cartellini ai cittadini. A Cuba, negli ultimi dieci anni, l’arte di classificarci per categorie è stata una pratica abituale. Un giorno vai a finire nell’indirizzario degli “scomodi” o nel tranquillo elenco dei “collaboratori”. Le delazioni possono toglierti all’istante dai “seguaci” e trasferirti nel complesso file dei “nemici”. Ci sono alcuni che entrano nell’elenco con le sigle “CR”, che rappresentano l’aggettivo più usato contro coloro che pensano in modo diverso: controrivoluzionario.
Gli archivisti escono di testa quando non sanno in quale elenco inserire un individuo. Si infastidiscono quando le loro vecchie categorie non vanno bene per classificare i fenomeni recenti. Bisognerebbe che questi “etichettatori del pensiero” inserissero nuovi aggettivi nel loro antiquato repertorio, perché quasi nessuno batte ciglio quando viene accusato di essere un “impiegato dell’Impero”. La schematica scaffalatura dove hanno voluto disporre i cubani è piena di tarli, però noi stessi malinconicamente continuiamo a usare gli epiteti che “loro” hanno inventato.
Mi sono rifiutata di appartenere a qualsiasi elenco e tuttavia sono compresa in tanti! Preferisco, nonostante tutto, la fila indiana di coloro che vogliono farla finita con questi ridicoli cataloghi di cittadini. Confido che un giorno sarà sufficiente l’appartenenza a questa terra, per sapere in quale inventario ci troviamo tutti.
Questa sono io. E tu, a quale lista appartieni?
Traduzione di Gordiano Lupi