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Yoani Sánchez. Gli imbrogli di Lia
22 Ottobre 2008
 

Dal blog Generación Y

21 ottobre 2008

 

 

Los líos de Lía

Se puede tener 23 años y mirar con la claridad de quien ha vivido mucho. Es posible poseer un cacharro-laptop fosilizado por el calor y escribir un blog sin romper ninguna tecla en el empeño. Se llega a decir las cosas más duras - que una buena parte de la gente sólo masculla en casa- de manera pública, desfachatada y hasta sensual. Para lograr esa secuencia peculiar, hay que llamarse Lía Villares, vivir en Luyanó, tocar guitarra y querer cambiar las cosas.

Un día unió el nombre de su ciudad a la crónica pérdida de glóbulos rojos y comenzó su bitácora Habanemia. En su caso, la ausencia de hemoglobina fue producida por la escasez de sueños de una generación que ha podido fantasear muy poco. Lía fue de aquellos que entraron a la escuela a la par que el Período Especial llegaba a nuestra vidas. Niños que no recuerdan la libreta de abastecimiento industrial que, con la desfavorable letra “E”, mi madre guardaba como el documento más valioso de la casa. De esos para los que se hizo común no tomar leche en el desayuno, no recibir regalos en los cumpleaños y escuchar –alelados– las historias de antiguos manjares, que contaban los más viejos.

Los grandes ojos de Lía emiten calma y preguntas –miles de interrogantes a la vez–. En el Blog se suelta la melena y se trasmuta en otra. Grita, canta, muestra el pan con aceite, único alimento conseguido en uno de estos días de desabastecimiento. Su angustiada fe de vida* está salpicada con amigos descargando en la calle G, por la noche, libros que la distraen del techo con las vigas afuera: “Yo en mi casita en Luyanó, cayéndose a pedazos como la Habana toda, pasando como podía las horas sin Internet y tratando de dormir y de terminarme El idiota”.

Es mejor veinte veces ser un extranjero en la Isla fatal que ser un cubano con todas las de la ley” nos dice en una de sus entradas. Sin embargo, ya Lía no es “un cubano con todas las de la ley”. Habanemia le ha permitido sacudirse esa máxima general que ella describió como “inacción y silencio. Inercia colectiva de un pueblo ensimismado”.

 

Yoani Sánchez

 

* Del poema “El ausente” de Eugenio Florit. Les dejo aquí una versión musicalizada por Ray Fernández.

 

 

Gli imbrogli di Lia

Si possono avere 23 anni e vedere le cose in modo chiaro come chi ha vissuto molto. È possibile possedere un catorcio di computer distrutto dal calore e scrivere un blog senza perdere colpi nell’impresa. Si possono dire le cose più dure che buona parte della gente borbotta solo in casa in maniera pubblica, sfacciata e persino sensuale. Per ottenere questo risultato singolare devi chiamarti Lía Villares, vivere a Luyanó, suonare la chitarra e avere il desiderio di cambiare le cose. Un giorno ha unito il nome della sua città alla perdita cronica di globuli rossi e ha inaugurato il suo blog Habanemia. Nel suo caso l’assenza di emoglobina è stata causata dalla scarsità di sogni di una generazione che ha potuto fantasticare pochissimo. Lía è stata tra coloro che hanno cominciato ad andare a scuola contemporaneamente all’ingresso del Periodo Speciale nelle nostre vite. Questi ragazzini non ricordano la tessera di razionamento industriale che, contrassegnata da una sfavorevole lettera “E”, mia madre conservava come il documento più prezioso della casa. Quella generazione ha ritenuto normale non bere latte a colazione, non ricevere regali per i compleanni e ascoltare inebetiti storie di manicaretti antichi, che raccontavano i più vecchi.

I grandi occhi di Lía esprimono calma e domande migliaia di interrogativi contemporaneamente. Nel Blog si scioglie la capigliatura e si trasforma in un’altra persona. Grida, canta, mostra il pane e olio, unico alimento conseguito in questi giorni privi di rifornimenti. La sua angosciata fiducia nella vita* è uscita fuori con gli amici sfogandosi nella calle G, durante la notte, ci sono libri che la distraggono dal tetto con le travi fuori: «Io nella mia casetta di Luyanó, che cade a pezzi come tutta L’Avana, passo come posso le ore senza Internet, cerco di dormire e di finire L’idiota».

«È meglio venti volte essere uno straniero nell’Isola fatale che essere un cubano con le carte in regola» ci dice in uno dei suoi post. Malgrado ciò, adesso Lía non è “un cubano con le carte in regola”. Habanemia le ha permesso di scrollarsi di dosso quella massima generale che lei ha descritto come «inattività e silenzio. Inerzia collettiva di un popolo assorto».

 

Traduzione di Gordiano Lupi

 

* Dalla poesia “El ausente” di Eugenio Florit. Vi lascio qui una versione in musica di Ray Fernández.


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