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I parlamentari radicali occupano l’Aula di Montecitorio 
È “normale”? Ed è “normale” che sia considerato “normale”?
22 Ottobre 2008
 

C’è un rischio di assuefazione, di farci l’abitudine, di considerare “normale” quello che “normale” assolutamente non è? Vediamo.

 

Lunedì sera, dopo l’ennesima, avvilente, seduta disertata, i parlamentari radicali hanno deciso di non lasciare l’aula di Montecitorio, e vi hanno trascorso la notte. Il Corriere della Sera a pagina 10 dedica all’iniziativa un sommarietto: «I radicali occupano l’Aula. Soli, nell’Aula vuota, i radicali sono rimasti alla Camera dopo l’ennesima fumata nera per l’elezione del giudice mancante alla Consulta». Una microscopica foto ne mostra sei, distinguibili solo agli occhi di genitori e parenti stretti: Emma Bonino, Marco Beltrandi, Marco Perduca, Matteo Mecacci, Rita Bernardini, Maria Antonietta Farina Coscioni. Il lettore che ne vuole sapere di più, deve spingersi nelle ultime righe dell’articolo di Dino Martirano: «I radicali sentono puzza di bruciato e a tarda sera occupano l’aula di Montecitorio dopo l’ennesima fumata nera. Li guida l’indomabile Emma Bonino: “Aspetteremo in aula la fine di una vicenda penosa». E la cosa per il Corriere della Sera finisce così.

 

I lettori del Giornale possono andare a pagina 14, un articolo siglato VLM; anche qui, nel filale, come se fossero “varie ed eventuali”: «Intanto ieri sera, dopo l’ennesima fumata nera, sette parlamentari radicali occupano l’Aula di Montecitorio in segno di protesta: “Poiché anche la nona convocazione delle Camere per l’elezione del giudice della Consulta (mancante da oltre 500 giorni) – spiega Emma Bonino – ha confermato lo stato di patente illegalità in cui vivono le istituzioni repubblicane per le scelte dei capi-partito, abbiamo deciso di aspettare in aula la fine di questa penosa vicenda, anche a sostegno dei moniti del presidente della Repubblica”».

 

Su Repubblica la notizia acquista l’evidenza che merita. L’articolo è a pagina 12, “Consulta, il PdL ritira Pecorella. I radicali ‘occupano’ la Camera”. C’è una bella foto, di repertorio: quella che mostra i radicali venerdì scorso con lo striscione: “Fino a quando?”, che viene rimosso dai commessi. Goffredo De Marchis “affoga” la notizia in un pastone, al centro del quale si legge: «Dunque, siamo in dirittura d’arrivo. I radicali però non si fidano. Ieri sera, dopo l’“ennesima giornata in cui sono stati presi in giro gli italiani”, i nove parlamentari pannelliani hanno occupato l’aula di Montecitorio. Uno di loro, Beltrandi, ha accusato il PD di aver deciso in una riunione riservata di tre settimane fa “di attendere la manifestazione del 25 ottobre prima di sciogliere il nodo della vigilanza RAI”. Il PD Morri smentisce: “Non so di che riunione parli”».

Incidentalmente: bisognerà ricordare a Morri che la riunione di cui non sa è una riunione di qualche settimana fa a cui è stato invitato lo stesso Beltrandi. Il quale ne ha riferito sia in riunioni di partito che in collegamenti e interviste. Chissà, forse Morri era distratto, non lo hanno avvertito.

 

Distratto” Morri, ma “distratto” anche Libero. Nella colonna di Salvatore Dama (pagina 8, “Posti vacanti. Oggi il voto per la Consulta: Spangher al posto di Pecorella. Tutto rinviato sulla Vigilanza”), neppure una parola, come del resto fa Tommaso Labate sul “cugino” Riformista (pagina 8, “Consulta, scontro nel PdL. E Ghedini punta su Coppi”). Conferma la sua indifferenza Il Foglio.

 

Su La Stampa (articolo di Ugo Magri, pagina 10), la questione sollevata da Beltrandi viene presentata così: «Sistemata la Corte, resterà da eleggere il presidente della Vigilanza RAI. Qui però non ci sono schiarite, né se ne annunciano perlomeno fino alla prossima settimana. Un po’ perché domani Berlusconi parte per un faticoso viaggio in Cina, e in sua assenza non si muoverà foglia. Ma soprattutto perché sabato c’è la grande manifestazione del PD al Circo Massimo. Il radicale Beltrandi giura di aver partecipato a un incontro con i massimi esponenti democratici, nel quale si è stabilito di chiudere la trattativa con Di Pietro e col centro-destra solo all’indomani della prova di forza. Altri testimoni smentiscono, Beltrandi ha capito male…».

Obiezione, vostro onore”, verrebbe da dire: Beltrandi “giura” di aver partecipato; ma c’è chi lo smentisce, assicurando che ha capito male. Non sarebbe interessante sapere chi sono questi “testimoni”? Magari poi va avanti nel suo racconto infarcito di retroscena e indiscrezioni; e s’arriva alla fine del suo articolo: «Chiunque salti fuori dal cilindro del Cavaliere, tagliava corto Fini ieri mattina, l’importante è che l’impasse venga superata, tirarla avanti sarebbe “intollerabile”. E a quel punto potrà pure cessare l’occupazione dell’Aula, guidata dalla vice-presidente del Senato Emma Bonino, per protesta contro “l’indegno spettacolo”». Ah! Ma allora se qualcosa potrà cessare, occorre che sia cominciata e sia in corso. La vice-presidente Bonino chi guida? Da quando guida? Perché guida? Le mitiche cinque W sono ormai un trascurabile optional.

 

Tutto, ma proprio tutto, ci viene raccontato di quello che accade, da Bruno Miserendino su L’Unità (pagina 8, “Veltroni-Di Pietro, tregua armata. Cade Pecorella. E Orlando?”). Un’unica omissione. Inutile sottolineare quale, lo si sarà benissimo capito.

 

Non una parola sull’iniziativa radicale sul Manifesto (“Consulta, il PdL molla Pecorella e punta su Spangher, l’anti-Boccassini”, pag. 6). Nella “coda” del suo articolo Micaela Bongi però racconta: «Nel frattempo, a agitare le acque dell’opposizione è anche il retroscena ‘svelato’ dal radicale Beltrandi sulle sorti di Orlando: “Tre settimane fa, in una riunione del PD alla quale ero presente, molti dei partecipanti, autorevolissimi, dissero che per la vigilanza c’era l’esigenza di aspettare che si tenesse la manifestazione del 25 ottobre”». Apprezzabili le virgolette a quello ‘svelato’, ma appunto la rivelazione di Beltrandi risale a tre settimane fa. Accorgersene ora è buffo. Ad ogni modo, se Morri insiste, si può esser certi che Beltrandi non avrà problemi a ‘rivelare’ chi erano gli autorevolissimi partecipanti.

 

Lente d’ingrandimento necessaria per i lettori de Il Mattino. L’articolo è a pagina 8, “Consulta, la maggioranza sacrifica Pecorella”, di Claudio Sardo. Nel lungo racconto di come il PdL abbia “bruciato” l’avvocato di Berlusconi, tre righe: «E ieri sera, per protesta, i deputati radicali hanno deciso di occupare l’Aula». I deputati. “Nomine, poli spaccati”, è il titolo dell’articolo a pagina 2 (con richiamo in prima) di Angelo Bocconetti sul Secolo XIX: «Per i radicali la situazione è ‘un vero e proprio attacco allo Stato di diritto’, e hanno deciso di occupare l’aula di Montecitorio fino alla fine della vicenda…». Non una parola su Europa (articolo di Francesco Lo Sardo, “Forse fumata bianca per la Consulta, RAI in stallo”, pag. 6); e su L’Opinione (“Consulta e Vigilanza, sceneggiata italiana”); all’Opinione va però riconosciuto che i tempi di chiusura redazionale sono quantomai penalizzanti.

 

Questa la sintetica rassegna stampa circa un’iniziativa che può esser valutata come si crede, ma certamente andava riferita, “raccontata”, spiegata. Per fare un esempio: si faccia un paragone quando, nella passata legislatura, l’allora deputata Daniela Santanché decise di non lasciare l’Aula di Montecitorio, e se ne tirino le dovute conseguenze.

Per ora una osservazione: su questa questione di legalità, del rispetto della legge e perché delicati meccanismi istituzionali (la Consulta e la Commissione parlamentare di vigilanza) siano messi finalmente in condizione di poter operare nella loro pienezza di poteri, si assiste a una sconcertante indifferenza da parte di giuristi, editorialisti, opinionisti; e tanto più silenziosi sono quelli che un giorno sì e l’altro pure ci ammoniscono sulle regole infrante e violate, sui pericoli che corre la democrazia, sull’arroganza e la protervia della “casta”. In questo caso condividono l’opinione convergente di Berlusconi e di Veltroni: non sono cose importanti? Ecco, forse ora è chiaro cosa si intende dire che c’è un rischio di assuefazione, di farci l’abitudine, di considerare “normale” quello che “normale” assolutamente non è. Ed è un qualcosa di cui anche noi radicali non siamo immuni. L’assuefazione è un morbo che rischia di colpire tutti.

Una piccola notazione, infine, di cui ci si è accorti tardivamente. Sul “Magazine” del Corriere della Sera due croniste parlamentari, Gianna Fregonara e Maria Teresa Meli curano una rubrichetta: “L’ascensore del potere”. Questa settimana danno la “pagella” a Marco Pannella: «E last but not least, il guru radicale Marco Pannella che cosa poteva fare? Un bello sciopero della fame e della sete. Quanto meno lui sì risparmierà, ma che noia!». Si può dire alle due gentili signore che possono andarsene tranquillamente a quel paese, loro e il loro spirito di patata (con rispetto per l’incolpevole patata)?

 

Valter Vecellio

(da Notizie radicali, 21 ottobre 2008)


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