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Laura Tussi: Le pari opportunità come integrazione della diversità
20 Ottobre 2008
 

Differenze di genere a scuola

 

Gli studi di genere o gender studies, come vengono chiamati nel mondo anglosassone, rappresentano un approccio multidisciplinare e interdisciplinare allo studio dei significati socioculturali della sessualità e dell'identità di genere. Si sviluppano a partire da un certo filone del pensiero femminista e trovano spunti fondamentali nel poststrutturalismo e decostruzionismo francese (soprattutto Foucault e Derrida), negli studi che uniscono psicologia e linguaggio. Di importanza specifica per gli studi di genere sono anche gli studi gay e lesbici e il postmodernismo. Questi studi non costituiscono un campo di sapere a sé stante, ma rappresentano innanzitutto una modalità di interpretazione. Sono il risultato di un incrocio di metodologie differenti che abbracciano diversi aspetti della vita umana, della produzione delle identità e del rapporto tra individuo e società, individuo e cultura. Per questo motivo una lettura gender sensitive, attenta agli aspetti di genere, è applicabile a pressoché qualunque branca delle scienze umane, sociali, psicologiche e letterarie. Soprattutto ai loro inizi, ma in parte, gli studi di genere sono caratterizzati da una impronta politica ed emancipativa. Sono infatti strettamente connessi alla condizione femminile e a quella di soggetti minoritari. Non si limitano quindi a proporre teorie e applicarle alla analisi della cultura, ma mirano anche a realizzare cambiamenti in ambito della mentalità e della società. Sono strettamente legati ai movimenti di emancipazione femminile, omosessuale e delle minoranze etniche e linguistiche e spesso si occupano di problematiche connesse a oppressione razziale ed etnica, sviluppo delle società postcoloniali e globalizzazione.

Secondo Aristotele è solo il seme maschile «ad essere portatore del principio vitale, mentre l’apparato genitale femminile fornisce il ricettacolo, il contenitore passivo della vita umana…Non c’è dunque da stupirsi se le donne per Aristotele non sono dotate di un’anima razionale» (Braidotti R.). Nel quadro di Jusepe de Ribeira, La Mujer barbuda, la scollatura della donna mostra un petto prosperoso mentre allatta un bambino e di contrasto un’incipiente calvizie. Da questa immagine traspare la misoginia del maschio che tra invidia e terrore, rispetto al prorompere delle potenzialità del materno, fa trasparire lo stato di bisessualità, la distorsione ambigua dell’androginia e la finzione delatoria del travestimento. Nelle classi, nelle scuole gli insegnanti collettivamente dovrebbero predisporre progetti didattici e curricolari per intervenire nell’insegnamento con un iter didattico e progettuale orientato alla comprensione della diversità primaria nel genere umano, il maschile ed il femminile, al fine di impostare l’integrazione di tutte le differenze. Tanti insegnanti, con questi esempi, anche a livello pluri e multidisciplinare, attraverso interventi didattici di tipo trasversale a tutte le materie di insegnamento, ricollegano la didattica declinandola al femminile per provocare ragazze e ragazzi a svariate riflessioni su di sé, non significando una soluzione di continuità tra passato e presente, ma posizionandosi nel presente per porre domande al passato non sempre uguali. La femminilità cercherà le narrazioni delle donne celebri e delle donne assenti, chiedendone nozioni rispetto al vissuto quotidiano, in cui ritrovare tracce di esistenza al femminile.

Il mondo maschile comprenderà che la storiografia è ancora costellata prevalentemente e quasi completamente dalle azioni degli uomini e dunque racconterà una storia maschile. In una scuola aperta al pensiero delle differenze e all’approccio al femminile, un ragazzo e una ragazza comprenderanno che la storia scaturisce dal compenetrarsi dell’agire intrinseco di uomini e donne, quali individui sessuati, con una differenza, con molteplici diversità soggettive e contestuali come la differenza di genere, per cui attuano azioni di cambiamento evolutivo e mutamento trasformativo che si esplicitano nella scuola e nella storia universale, in una visione antropologica maggiormente approfondita in quanto l’essere uomo è due, maschio e femmina, di qualsiasi razza, etnia, nazionalità, ab origine.

Il sistema educativo e scolastico deve analizzare, rivisitare e ripercorrere il sapere del presente e del passato quale fondamentale e precipuo impegno culturale e formativo nelle istituzioni. Queste sperimentazioni di genere, concernenti le pari opportunità, inerenti ad un’alternativa storiografica, filosofica, letteraria, scientifica di carattere femminile, esistono già in primis nei libri scolastici? Nell’ambito dell’educazione si annoverano Paesi davvero progrediti nei confronti delle pari opportunità e nell’attenzione al problema dei testi scolastici rispetto alla coerenza nel riportare l’evoluzione dei sessi, e l’affermazione del conflitto di genere nella storia dei tempi. Rispetto a codesta attenzione al genere nelle materie d’insegnamento, l’Italia è in ritardo per cui abbiamo potuto ricavare contenuti dalle esperienze ed evitare gli errori ricadendo in interventi e risultati di efficacia precaria con bieche lamentele e denunce sugli stereotipi sessisti, senza provvedimenti di elaborazione rispetto a progetti innovativi e proposte risolutive per attribuire contenuto, valore, risonanza e visibilità culturale al concetto di differenza.

Le riflessioni relative alla diversità di genere sommuovono un’adesione o un rifiuto caratterizzanti a livello ideologico, suscitando ripercussioni e reazioni di contrapposizione o consenso. Le teorizzatrici del femminismo puntualizzano come il concetto biologico relativo alla caratterizzazione sessuale risulta determinato socialmente, costruendosi con pratiche culturali cui soggiace la dialettica dicotomica che prevede specifici caratteri biologici e indicatori della sessualità come dualità presupposta tra maschile e femminile. Esistono diversi percorsi di identificazione dell’identità di genere maschile e femminile. La costruzione dell’identità è evidentemente il compito nucleare dell’adolescenza in quanto fase in cui si ridefinisce un’idea di sé che diventa consapevole e in particolare si ridefinisce e diventa cosciente come idea sessuata di sé. L’adolescenza e l’identità contemporanea si costruiscono tramite sistemi diversi rispetto al passato, in quanto le tappe identitarie si forgiavano attraverso sistemi e gerarchie sociali collettivi e celebrazioni di rito, come per esempio i rituali iniziatici e le fasi di celebrazione collettiva dei passaggi da un ruolo sociale ad un altro, dove i ruoli sia sociali che affettivi in cui ci si inseriva erano molto ben definiti. Mentre l’identità contemporanea si costruisce attraverso percorsi di elaborazione più soggettiva, più individuale che si inserisce in modalità sociali molto meno precise e meno definite. Essere maschio o femmina oggi è qualcosa di molto meno stabilito socialmente di quanto avveniva in passato, così come per quello che riguarda gli altri ruoli, sia sociali, sia affettivi. Quindi si tratta di percorsi più lunghi e costruiti attraverso percorsi soggettivi ed obiettivi di elaborazione individuale o meno, organizzati socialmente e fondamentalmente definiti. L’adolescente attuale deve inserirsi non in percorsi rigidamente organizzati, ma in aspettative di ruolo molto meno chiare rispetto al passato che aumentano il livello di complessità, di flessibilità, con tutti gli aspetti positivi e negativi del caso. L’identità contemporanea è sicuramente più complessa, più flessibile e lascia spazio maggiore alla libertà individuale, ma quindi anche all’incertezza soggettiva meno contestualizzata in ambiti fondamentalmente rassicuranti. I percorsi maschili e femminili nella costruzione dell’identità non sono gli stessi. Quando si tratta di identità di genere si identifica qualcosa che concerne le aspettative relative all’essere maschio e all’essere femmina, all’interno di un determinato ambito psicosociale. Quindi non si tratta di un concetto biologico, perché diverso dall’identità e dall’orientamento sessuale. È qualcosa che riguarda le aspettative di ruolo relative all’essere maschio o femmina all’interno di una determinata cultura.

 

 

L’infanzia e la definizione delle identità

 

Le origini dell’identità di genere, ossia l’identità nucleare di genere si costituiscono nella prima infanzia, sono addirittura precedenti alla consapevolezza della differenza anatomica fra i sessi. È un qualcosa che riguarda uno stato soggettivo del sentirsi maschio o femmina che si costruisce a partire dal fatto che i genitori pensano di avere un neonato sessuato. È qualcosa che riguarda l’immagine di sé che si costruisce attraverso il rispecchiamento nelle relazioni di base con i genitori. Sussiste un nucleo dell’identità di genere che si fonda sostanzialmente nella prima infanzia e che intanto per i maschi e per le femmine comporta una differenza di base. Il primo oggetto d’amore e d’identificazione per entrambi i sessi è la madre, significando che il bambino maschio ha come primo oggetto di identificazione “un’altra”, appunto di altro sesso da cui deve disidentificarsi e separarsi per rivolgersi altrove, ma che ritroverà in altri aspetti e sembianze nel futuro come nuovo oggetto d’amore. Mentre la bambina ha come primo “altro da sé” un altro uguale a sé e da cui non dovrà quindi disidentificarsi nelle stesse modalità maschili. Però la bambina dovrà fare uno spostamento per l’oggetto d’amore verso un altro di un altro sesso. Questa differenza di base determina discrepanze e diversità importanti per quello che riguarda la costruzione differenziata e sessuata dell’identità di genere.

 

 

La paternità nel processo di individualizzazione e di crescita

 

Per l’adolescenza maschile, in quanto l’oggetto d’amore primario è la base, la problematica fondamentale è la separazione della disidentificazione, di doversi staccare da quello che rimane un nucleo d’attrazione primaria, in quanto comporta problematiche di dipendenza e passività. Risulta necessaria la figura paterna che sostenga il processo identificatorio. La presenza del padre è un elemento fondamentale per consentire la costruzione dell’identità di genere nell’adolescente maschio, in quanto “altro” valorizzato da sé e dalla madre.

Non è il padre di freudiana memoria con le sue valenze limitanti e castranti, ma è un padre che fornisce modelli, sistemi di valori, norme di comportamento, che accompagna la funzione di tutore della crescita, in una funzione maschile essenziale per la costruzione del sistema di valori che governano l’identità di genere maschile e di cui sentiamo una forte carenza nell’attuale sistema sociale, per esempio considerando il processo di femminilizzazione della scuola, come una delle istituzioni per cui forse i preadolescenti maschi si trovano più a disagio nel percorso di scolarizzazione, per cui la dimensione femminile preclude l’identificazione con la componente maschile. Nel momento in cui viene meno il ruolo maschile adulto, come ruolo ostetrico rispetto al fare emergere i valori maschili, si presenta il rischio che questi ultimi agiti nell’ambito del gruppo dei pari assumano, proprio per effetto d’attrazione degli aspetti infantili come la passività e la dipendenza, forme di radicalizzazione e vengano estremizzati, nella difficoltà di integrazione dell’aggressività quale istanza virile. Quindi l’elemento virile propositivo, costruttivo, attivo, si trasforma purtroppo in violenza che deriva dalla mancata presenza di una funzione adulta come potenziale contenitore e integratore di un preciso sistema di valori.

 

 

L’adolescenza femminile rispetto al ruolo materno

 

Problematiche diverse si riscontrano nel percorso adolescenziale femminile. Al momento della scoperta anatomica e della differenziazione sociale tra maschile e femminile subentra una sorta di delusione narcisistica da parte della bambina per la propria identità che nasce da una ferita, secondo Freud l’invidia del pene, quale trauma complesso riguardante l’immagine di sé, del proprio valore in quanto donna, maturando un senso d’inferiorità viscerale. Si tratta comunque di una ferita che facilita lo spostamento della simbolizzazione verso il padre, verso il maschile, decentrando l’oggetto d’amore, ma che rende il percorso di costruzione dell’identità di genere un’istanza da ricostruire rispetto ad una delusione primaria, attraverso processi di identificazione e controidentificazione con individui dello stesso sesso.

Integrare le caratteristiche della costruzione dell’identità di genere così come viene proposta e suggerita dalla società contemporanea con quello che concerne lo specifico dei valori della femminilità e del materno, in aree che riguardano la realizzazzione della femminilità e dell’area materna, della seduttività, in una società così complessa, risulta essere un’operazione molto complicata.

 

Laura Tussi


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