Non sarebbe corretto paragonare le quindici tavole di “Camouflage” volume VII, di Shigeru Matsui, a certo gioco enigmistico consistente nel trovare la via d’uscita da un labirinto: non sarebbe corretto perché qui un fuori esiste, ma in un diverso senso.
Il fuori, vera e propria cornice bianca, circonda ogni tavola e, trattenuto all’interno da un fitto intreccio di segmenti, viene inglobato nell’opera con il precipuo effetto di generare infiniti rimandi capaci d’indurre a riflettere su come i tratti implichino l’esistenza, per contrapposizione, del loro non esserci.
Così, percorrendo con lo sguardo le trame proposte, anziché cercare un’uscita, siamo portati a valutare la natura e l’importanza di un aspetto consueto: il segno.
È concepibile una vita priva di segni?
No di certo, in quanto sono da considerarsi tali i gesti, gli atteggiamenti, le parole, se, davvero, ogni manifestazione dell’esistere, esplicita o resa tale a mezzo del linguaggio, risulta inseparabile dalle sue stesse modalità espressive.
Proprio questo, per via d’eleganti, nitide, pagine in grado di assorbire luminosità e, nel contempo, di rifletterla con esiti dalla non comune attrattiva, proprio questo, dicevo, credo intenda suggerire un artista che, come ho avuto modo di sottolineare in altro scritto, ama ripetere «I am a poet because I have never stopped writing poems since January 7, 2001»: ebbene, lo invitiamo senza riserve, qualora ne fosse avvertito il bisogno, a proseguire lungo percorsi stilistici nel cui àmbito raffinatezza e riflessione vengono a trovarsi congiunte in maniera intima e proficua, concedendo all’enigma non più di quanto ciascuno di noi concede quotidianamente, con maggiore o minore consapevolezza, durante la sua stessa esistenza in vita.
You are a (visual) poet, dear Shigeru, eccome.
Marco Furia
(Shigeru Matsui, “Camouflage” volume VII,
published by photographers’ gallery, Tokyo, 2008)
Siti utili su Shigeru Matsui
www.bookarts.uwe.ac.uk/newspdfs/45.pdf
http://www008.upp.so-net.ne.jp/methodpoem