Quante volte ci saremo chiesti che cos’è l’amore, a quale sfera del razionale o dell’irrazionale appartiene questo sentimento che nutre ogni essere della terra, che nutre il cuore, lo spirito, che diventa vita stessa?
Quante volte ci siamo chiesti che cos’è l’Amore e abbiamo tentato di dare una risposta ma senza un risultato certo?.
L’annuario TELLUS
Febbre d’amore. Stendhal + Web (In distribuzione in tutte le librerie Feltrinelli) è una risposta a questa domanda? Basta leggerlo per scoprirlo. Un annuario di arte, pensosità e letteratura che con giusto equilibrio mette insieme diverse voci che ci rimandano a un passato intriso di classicismo per riportarci poi alle voci giovani che parlano di modernità.
Fin dalle prime pagine, il libro appare di piacevole lettura e incuriosisce per la varietà delle voci, dei generi, delle immagini che catturano l’attenzione del lettore. E incuriosisce la copertina su cui campeggia un cuore vibrante e palpitante all’occhio attento di chi nel colore può cogliere l’essenza dell’amore. Ma saranno i testi a rivelarci ciò che esso nasconde o chiaramente palesa a seconda della soggettività del lettore. Un cuore rosso, voluminoso e palpitante? Non si sa! E la copertina funge da vero incipit per la lettura. Cresce la curiosità e con essa il desiderio di inoltrarsi oltre per carpirne il senso e l’intimo segreto. Vari sono i generi, e vari i registri linguistici che giocano con la parola, il verso, la rima, la prosa ilare, lenta, levigata, briosa; varie le tecniche espressive dove la linea, la forma e il colore esprimono realtà soggettive e non sempre palesi. Prosa, poesia e arte si mescolano nell’enunciare il senso dell’Amore: stati di gioia, di dolore, di malinconia, di tristezza si sovrappongono e si alternano in una sorta di complicità con il lettore. Ogni singolo testo riporta ad altro, a un quadro, a un autore, a una musica e diventa, in un contesto anche didattico, uno strumento flessibile in ogni percorso strutturato per uscire dal testo consueto e vagare in piena libertà tra scritture, autori e correnti che richiamano e arricchiscono altri percorsi. Basta una descrizione per associare elementi e simboli, basta un verso per rievocarne altri, basta una prosa per scoprire la suggestione della parola, bastano i colori, le linee, le forme per immaginare e costruire immagini riflesse del proprio pensiero, basta decodificare un elemento per indagare nelle sfere più intime dell’autore o dell’artista e rapportarlo alla propria condizione in un rapporto di reciprocità per capire e scoprire insieme i lati più profondi del proprio essere. Non dunque una semplice antologia amorosa ma un’indagine all’interno dell’uomo che ben si presta a vari livelli di lettura a seconda di ciò che il lettore vi cerca.
…Chiudo l’album, Donna di Assisi, la luce si fa rara nella stanza e il corridoio sembra una minaccia.
Ma anche questa è un’apparenza, direi quasi una foto non scattata, perché sempre la penetrazione delle cose, anche una foto dunque, e di chi evocò, noi in questo caso, è in bianco e nero.
(da “Porta con donna di Assisi”, di cds, pag. 97)
Amore come sentimento, ricordo, rapporto diacronico con un tempo altro. Ogni testo in “Febbre d’Amore” diventa percezione, sensazione, emozione, sguardi profondi, tristezza, malinconia, elementi inafferrabili, chimere!... E ben si adatta al tutto l’immagine di pag. 8, del volume, dove il personaggio si guarda il naso lungo di Giacometti? Di Pinocchio? Di Cyrano de Bergerac? Tra ironia e malinconia la “Dichiarazione” resta senza risposta.
È questo l’aspetto più intrigante di “Febbre d'amore”: si parla in tutto il testo d’Amore ma la domanda iniziale resta senza risposta o tale sembra.
Un annuario fortemente espressivo che lascia in ogni lettore un’impronta di piacere, di soddisfazione, agli studenti la possibilità di accendere “il fuoco della seconda vista” che porta l’occhio attento oltre le cose palesi.
(...) È l’ora, trasandata, adatta perché il cielo sia visto lilla. Il vento porta il tempo di orologi sfalsati alla coppia sugli scogli.
Marina di Pisa appare come una cittadina di mare, dove nessuno può dire se sia realmente comodo abitarci (...)
(da "La missione dello sguardo invernale", cds, pag. 104)
Parole che strutturate in una sequenza di linee, forme e colori costruiscono un magnifico quadro dove è dominante il colore lilla…
Nella neve fresca le impronte di un uomo e di un animale. Il sentiero s’inerpica oltre le case di Medesimo. La prima neve, pensa la madre alla finestra, guardando per analogia il candore della culla del figlio. L’ora azzurra del mattino è come sminuzzata sugli alberi che salgono oltre la bruma, e il riverbero vince l’asprezza delle rocce. Poi verrà l’oro del mezzogiorno a sciogliere i ghiaccioli sulle soglie, a consegnare lucori come monete nuove sul cellophane che protegge i fiori, e ognuno potrà opporre il proprio mosaico di parole sulla prima nevicata. Domani ne parlerà anche il giornale, dice la prima voce. Tutto fa notizia, aggiunge la seconda voce. Ma qualcuno ha notato le impronte: sono scarpe enormi: chi può calzarle? E l’animale per il cacciatore non è un cane. Vi sembrano i polpastrelli delle bestie che avete nella cuccia?
(“Prima neve da decifrare”, cds, pag. 105)
Una lettura di assaggio per capire che ogni scritto ci riporta ad altro per analogia, un paesaggio degli impressionisti a prima vista ma qualcosa di più profondo si profila. Il senso del testo intriso di quel sentimento della vita: l’Amore, nelle sue varie accezioni.
Le immagini rendono visibili volti, disegni a cui associare amori e memorie. Un libro d’Amore? Sarebbe riduttivo considerarlo tale dato che va oltre il concetto stesso del termine in uno scavo profondo, in un’indagine per scoprire il senso più profondo della parola stessa. E ci si interroga se è la poesia a dare la risposta più consona, o forse la prosa forbita? O l’arte con la magnificenza del colore? A ogni interrogativo la mente resta in bilico tra ciò che appare e sembra palese e ciò che si cela al di là delle parole e si scopre altro: un sentimento intriso a volte di ilarità, a volte di malcelata malinconia, di gioia inesplosa, di tristezza per la caducità delle cose stesse. Un testo innovativo nella struttura e nelle voci che lo compongono, antichi e moderni, classici e giovani voci che ben si coniugano tra loro. Godibile senza eccessi, piacevole nei registri linguistici, penetrante come sentimento puro, filtro per scandagliare ogni angolo più riposto di Arte, Musica, Letteratura alla ricerca dell’Amore come veicolo per parlare all’infinito di correnti e personaggi dall’antichità ad oggi. Un testo dunque che si consiglia nei percorsi didattici, nuovo nella proposta, funzionale a ogni livello di lettura perché suscettibile di analisi, di approfondimenti in un rapporto soggettivo col fruitore e con il lettore in generale. Da tenere in biblioteca, per essere consultato e utilizzato come strumento per proiettare la mente in una conoscenza diacronica e sincronica degli stessi percorsi proposti.
E per concludere:
Egli passò di qui. Giunto non era
Pei varchi ancora il fumido convoglio,
che avvolgesse il suo canto e il suo cordoglio
in rombo di bufera;
ma, senza tregua, nell’affievolito
occhio il riflesso della strada bianca,
e gravi su la vinta anima stanca
il tedio e l’infinito.
Egli passò di qui. Nelle aduggiate
Soste cenò col suo deserto cuore (...)
(da Leopardiana di Giovanni Bertacchi, pag. 157)
Anna Lanzetta