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Carlo Forin: Ricordando Wojtyla e la mia conversione
18 Ottobre 2008
 

...E se sbaglio voi mi corrigerete... Questa richiesta viene da Karol ed entra in Carlo che vi scrive.

Karol non pensava di essere infallibile, evidentemente. Né io, che amerei che rispondeste a carlo.forin1@virgilio.it sia per correggermi, dove sbagliassi, sia per non farmi sentire solo.

Karòl è il Papa al quale io devo la mia riconversione. Prima dei suoi 27 anni di pontificato, io non mi comunicavo più con Cristo. Dunque, ero un cristiano battezzato come tanti altri italiani, ma non ero un Cristiano come la rosa più ristretta (10%) dei Cristiani, uno che onora il Battesimo.

Propongo questa invocazione in titolo a tutti i lettori, laici e credenti: non lasciatemi solo, come si sentì Giobbe in AB ZU, nell’assurdo!

 

A far data 14 ottobre 2008, la mia vita, entrata in giugno nel 61° anno, è in attraversamento di un tunnel: una biopsia ha certificato la diagnosi di cerebropatia amiloide, o gongofila.

Si tratta, da quel che ho inteso finora, di una malattia rara conseguente ad uno stato prolungato di ipertensione. I vasi sanguigni sarebbero fragili alla sanguinazione, compreso il cervello.

Potrei riassumere il mio stato così: e adesso che via farò, ora che il controllore biologico della mia vita diventa inaffidabile? Chi controlla il controllore?

Sono uno che legge la Bibbia e che tenta di farvi partecipi. Se sbaglio, perché è certo che accadrà prima o poi –se mai questo non è già accaduto–, correggetemi e scrivetemi!

Non abbiate paura” –ed io non ho paura, per ora– “L’Amore vince sempre”: sono le prospettive che Karòl mi mostra alla fine del tunnel.

Giovedì 16 ottobre, la rapsodia teatrale (il genere di Paolini inventato dal teatrante Wojtyla) L’Amore vince sempre me l’ha ricordato.

Ringrazio Paolo G. Russo di aver vissuto, teatrando, la sua fede per la prima volta nella nostra città di Vittorio Veneto, dopo 43 rappresentazioni fatte in diverse parti d’Italia (se vi interessa riviverla chiamate Paolo G. Russo pacuteatro@alice.it).

Karol ha ripetuto molte volte questa richiesta di perdono offrendo la sua amicizia; e -lungo i 27 anni del suo papato- non è stato lasciato solo dai giovani che sono accorsi ad assisterlo numerosi al trapasso.

Anch’io vi chiedo di non lasciarmi solo.

Confesso che la richiesta di correzione di Karol mi ha cambiato la vita –dunque il Papa sa di non essere infallibile e cerca il dialogo!, ho pensato più e più volte– fino a commuovermi con la sua testimonianza muta (perché non poteva più parlare per la malattia) esposto sul balcone pontificio dal quale ‘diceva’ –non abbiate paura!–.

Posso dire che, quando Karòl era sulla porta di Dio, avevo 14 anni della mia vita nuova, dal 1991, quando un coma da emorragia cerebrale mi aveva buttato fuori dall’attività finanziaria.

So che lui aveva la chiave per spalancarla e lo sapevo anche allora. Perciò gli ho mandato, grato, il mio libretto Antares nel marzo 2005 con una invocazione –non lasciarmi solo!– (sappiate che c’è una legge che esenta da affrancatura la lettera che va al Papa, ma in giro nessuno lo sa!).

 

E Karòl non mi ha lasciato senza risposta! Il 30 marzo –prima di andare al Padre il 2 aprile– mi ha fatto spedire dal Segretario di Stato una lettera in cui mi ringraziava della devozione e mi impartiva la sua benedizione. Ed ha ‘convinto Dio’ di far continuare la condotta della Chiesa al suo amico teologo Joseph.

Io giro questa benedizione a Damiano, perché concordo con l’incipit del suo saggio del 13 ottobre: –le scritture per parlarci devono avere vie di comunicazione familiari–. Ti do la mia indicazione di via, che è proprio quella di chi è venuto a dirci: –Io sono la via, la verità e la vita–.

Basta fare un passo solo in più di quell’ateo, padre lontano dell’esistenzialismo, che fu Kierkegaard, (La ripresa, Milano, A. Zucconi 1963, p. 117):

 

 

Se io non avessi Giobbe! Non posso spiegarvi minutamente e sottilmente quale significato e quanti significati egli abbia per me. Io non lo leggo con gli occhi come si legge un altro libro, me lo metto per così dire sul cuore e in uno stato di clairvoyance interpreto i singoli passi nella maniera più diversa. Come il bambino che mette il libro sotto il cuscino per essere certo di non aver dimenticato la sua lezione quando al mattino si sveglia, così la notte mi porto a letto il libro di Giobbe. Ogni sua parola è cibo, vestimento e balsamo per la mia povera anima. Ora svegliandomi dal mio letargo la sua parola di desta a una novella inquietudine, ora placa la sterile furia che è in me, mette fine a quel che di atroce vi è nei muti spasimi della passione.

 

 

Una Febbre d’Amore senza risposta, direi per chiosare il nostro Annuario di Tellus!

 

Karol aveva la risposta e, benché abbia chiesto scusa a tutti lungo 27 anni per le offese alla Sapienza fatte dal Papato, a cominciare dalle scuse a Galileo, l’Università la Sapienza di Roma non ha accettato le scuse e non ha aperto la porta. Dunque, Mazzotti ed i suoi scrittori lettori della Sacra Scrittura, non sono isolati. Dice che sono rimasti isolati dai dogmi e l’infallibilità è il peggiore. Non hanno la chiave per aprire.

Vi giro la chiave di Luca:

  

 

[Parole di Cristo] –Guai a voi, dottori della legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili […] Guai a voi, dottori della legge, che avete tolto la chiave della scienza [leggi tr. ‘chiave della sapienza]. Lc 11, 32.

 

  

La chiave della Sapienza di Dio mi è stata ridata da quel voi mi corrigerete.

È vero che le sacre letture sono fonte di gioia, ma anche di dubbi.

Faccio un esempio.

Pietro scrive nella sua seconda lettera:

  

 

Costoro […] mentre bestemmiano quel che ignorano […] stimano felicità il piacere di un giorno […] abbandonata la retta via, si sono smarriti seguendo la via di Balaàm di Bosòr, che amò un salario di iniquità, ma fu ripreso per la sua malvagità: un muto giumento, parlando con voce umana impedì la demenza del profeta (2, 12-16)

 

    

La Bibbia in mano a Pietro non è quella in mano a me, dove si parla dell’indovino Balaàm di Beor, noto in Israele a Peòr (Num25), e non di Bosòr.

Un lettore isolato rimarrebbe nel dubbio e si perderebbe per la variazione. Potrebbe ciarlare di contraffazione, anziché riceverne conferma di verità.

La Bibbia vive ed ogni vivente eietta ciò che non è più utile alla vita.

Bosòr è nome accadizzato del sumero BUZUR, dio-demone delle miniere profonde. L’asina di Balaàm avrebbe condotto l’indovino –diventato profeta solo perché benedisse Israele, anziché maledirlo come voleva il re Balak, che l’avrebbe pagato se lo avesse assecondato- negli abissi di BUZUR.

Balaàm non ebbe il suo salario di iniquità. I due nomi Ba-lak e BALAàm, teoforici di BA AL, ci mostrano con le sillabe KAL AM, ‘terra natale’ in sumero. Poiché questa è una mia osservazione e non un dogma, la lettura di Pietro è vera ed il saggio biblico rifletteva sul fatto che Israele dovette risolvere anche il problema linguistico del nome di Dio, quando, tornato in Palestina dall’Egitto, dovette decidere tra Beòr (base Essere BE UR) e Peòr l’Altissimo peggiore, ANTASUBBA, da leggere BA BU SAT AN, ‘perdita della conoscenza’.

Insegnare che le sacre scritture danno gioia è bene, che si possono digerire sempre come un panino è male.

  

Il Cristianesimo ha un dogma solo: Cristo è Dio. Fu un fatto storico così minuscolo la nascita di Gesù tra gli uomini che il sapiente TV parla di contraffazione: -Noi, Rai, non c’eravamo. Dunque, è nato un uomo, ma costui non era Dio!-.

   

La chiave della Sapienza mi è stata data da Karol, nato a Katowice, che Bruno mi ha raccontato essere a 33 chilometri dai campi di Aushwitz, in Polonia. Qui -si è cantato e si canta-, “Dio è morto”.

E Dio ci ha dato il papa polacco, perché l’Amore vince e Gesù aveva 33 anni quand’era in Croce per amore, ed ha vinto la morte.

Poi ci ha dato un papa tedesco, per farci vedere che la Germania vive come vive Israele. Israele fu il popolo al quale Dio chiese ascolto.

Chi ascoltò il giudeo Paolo: -un uomo o Dio-?

Ha scritto ai Galati:

  

 

Vi dichiaro, dunque, fratelli, che il vangelo da me annunziato non è modellato sull’uomo: infatti io non l’ho ricevuto né l’ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo. Voi avete certamente sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo […]

 

  

L’ascolto prolungato della parola di Dio mi dice:

-che ‘ascolto’ ß ASH culto, ‘culto, cura (lat.) di ASH, Uno d’origine’;

-che Cristo Dio parlò al persecutore Saul (SHA UL, ‘anima antica’); non parlò Gesù storico, Dio modellato sull’uomo. Semplificando, Dio fuori dalla Storia è Uno d’origine, SHEM A (Israel –letto in sumero IS RA EL-), ‘seme A dell’Essere SH parola ME; la Trinità è nella testa dell’uomo e solo Gesù ci consente di chiamare ‘Dio Padre’;

-come può un intellettuale TV (spazzatura d’Italia), riuscito con fatica a riconoscere il Gesù giudeo poter riconoscerlo anche Dio-Figlio di Dio, ed essere più veridico di questo giudeo persecutore dei Cristiani?

Parla di un’immensa contraffazione.

Che autorità gli riconoscete?

Quella della sua fonte! La spazzatura inconsapevole!

   

Con tutto ciò, la sacra lettura è fonte di felicità; la lettura solo fai-da te di sconforto, a lungo andare.

 

Carlo Forin

 


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