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Annagloria Del Piano, Il principe e la principessa innamorati.
23 Febbraio 2006
 

In questa fiaba della poetessa di Sondrio – autrice fra l'altro di puntuali interventi su 'l Gazetin, e curatrice di The Corner su questo giornale per la gioia di chi ama leggere eventi legati al gomitolo del cuore che si srotola e si addipana – le regole della fiaba con il suo sublime intrecciato al doloroso vengono rispettate ed esaltate con una prosa cristallina ed elegante venata d'ironia. (ndd)

 

 

IL PRINCIPE E LA PRINCIPESSA INNAMORATI

 

C'era una volta, in un paese lontano lontano, un potentissimo mago, il quale sapeva fare un'infinità di magie, ma metteva a frutto raramente questa sua capacità, solo quando il suo intervento si rendeva veramente indispensabile.

Vicino alla sua abitazione, che in verità incuteva un certo timore, abbarbicata com'era su una roccia scura scura, sorgeva un bellissimo palazzo, in cui abitava una altrettanto bella principessa di nome Domitilla col padre, sovrano del regno, la matrigna ed una invidiosa sorellastra, Rebecca.

 Proprio così: invidiosa! Della bellezza della sorella, della sua bontà, ma sopra ad ogni altra cosa... del suo amato principe.

Dovete sapere che il principe e la principessa Domitilla erano così innamorati che la sorellastra, al solo vederli, diventava furiosa e continuamente balenava in lei il progetto di ostacolarli in qualche modo.

Aveva provato a conquistare il principe non perdendo occasione per vestirsi elegantemente e fare mille moine. Ostentava, poi, una gentilezza che davvero non era da lei. Con tutto ciò, agli occhi del principe, l'antipatica sorellastra non poteva reggere il confronto con la bella e amabile Domitilla.

Cosicché, un brutto giorno, Rebecca, al culmine dell'esasperazione e della rabbia, convinse la principessa a fare una passeggiata nel bosco in sua compagnia. La dolce Domitilla, che certo non sospettava l'inganno nel quale da lì a poco sarebbe caduta, era molto felice di notare quel cambiamento positivo nella sorella la quale fino ad allora non era mai uscita con lei, se non su ordine del padre e sempre imbronciata.

Povera principessa! Mentre era assorta in questi pensieri e la sorellastra le parlava con finta dolcezza un uomo a cavallo le passò a fianco, l'agguantò per la vita e, caricatala di peso sulla sella, lanciò al galoppo il suo destriero tra le risate stridule e soddisfatte di Rebecca.

La principessa venne rinchiusa in una grotta e il cavaliere si premurò di restarsene lì, a guardia del nascondiglio.

Nel frattempo la sorellastra ritornò a palazzo piangendo disperatamente la morte di Domitilla.

Pensate: finse che la principessa, per raccogliere dei bellissimi fiori, si fosse spinta proprio laddove cominciava la palude e fosse così sprofondata in un attimo, senza che nessuno avesse potuto aiutarla.

Immaginate quale fu il dolore del padre e lo strazio del giovane principe all'udire quella notizia!

Il promesso sposo si chiuse in se stesso e non volle più incontrare nessuno: niente più vita mondana, niente feste, nessun ballo. Per Rebecca era il momento giusto: doveva approfittare della tristezza del principe per convincerlo a sposarla, con lei il sorriso gli sarebbe tornato!

Così si fece avanti, andò al castello del principe e si fece ricevere. Si disse sconvolta per la morte della sorella e desiderosa di aiutarlo a superare il suo dolore.

Il principe, certo della buona fede con cui la sorellastra parlava, si lasciò convincere e cominciò ad uscire con lei e a partecipare a qualche banchetto e festeggiamento.

Il suo dolore, però, lo accompagnava sempre e a nulla servivano gli sforzi di Rebecca la quale per l'occasione sfoderava la più sfrontata falsità.

Ma ricordate quel mago potente di cui vi ho parlato all'inizio della fiaba?

Proprio lui entra in scena ora poiché, venuto a conoscenza di tutta la vicenda grazie alla sua sfera magica, decise che quello era senz'altro uno dei casi in cui a tutti i costi si rendeva indispensabile il suo intervento prezioso a favore di quei due giovani, tanto innamorati.

Fu così che si recò a palazzo ed informò il principe, raccontandogli ciò che era veramente accaduto. Non potreste mai immaginarvi la felicità che egli provò al sentire che la sua amata principessa era ancora viva e contemporaneamente la rabbia che lo pervase all'udire che era prigioniera e che la sorellastra aveva così crudelmente ingannato entrambi!

 

Il principe, risoluto, decise di andare a liberare Domitilla senza perdere altro tempo.

Giunto presso la grotta grazie alle indicazioni del mago, si trovò a dover ingaggiare una furibonda lotta con il cavaliere che stava di guardia alla prigione; fu un combattimento estenuante perchè tutti e due erano assai abili come spadaccini, ma con la forza della disperazione a renderlo più potente fu il principe a risultare vincitore e al complice di Rebecca non restò che darsi alla fuga.

La principessa Domitilla era dunque salva, ma nella grotta il principe la trovò addormentata di un sonno profondissimo: a nulla valsero i suoi tentativi di svegliarla. Proprio in quel momento apparve il mago ad informarlo che la ragazza si trovava in quello stato perché la sorellastra le aveva somministrato un sonnifero dagli effetti duraturi; per farla uscire da quel sonno che, se troppo prolungato si sarebbe rivelato mortale, bisognava trovare l'antidoto: un'erba rarissima che cresceva solamente nella Palude Infernale. In questo modo veniva chiamata, proprio per la sua pericolosità, la palude del reame, da cui tutti stavano ben lontani, quella, per intenderci, in cui Rebecca si era inventata fosse caduta la principessa. Ma nonostante il rischio, non c'era altro da fare e, come già avrete immaginato, il principe si precipitò là senza indugi.

Ci fu un attimo in cui tutto gli sembrò inutile, visto che l'erba adatta sembrava introvabile, ma poi finalmente la avvistò. Quando stava per strapparla dalle pendici del fosso paludoso, le torbide acque si alzarono in un'onda per catturarlo ma, per fortuna, lo mancarono (chissà che non ci sia stata anche una magia del mago...).

Spronando al galoppo il suo bel destriero, il principe tornò alla grotta dove aveva lasciato la principessa Domitilla sotto la custodia del mago e le somministrò l'infuso con l'antidoto.

Che gioia rivederle aprire gli occhi!

I due innamorati, ringraziato il mago per il suo vigile aiuto, si avviarono a palazzo, dove ricevettero un'accoglienza grandiosa: nessuno riusciva a credere che la bella principessa fosse in realtà viva.

Figuratevi la felicità del padre!

Il principe e la principessa decisero di informare il re di tutta la storia, non per vendicarsi di Rebecca, ma per evitare che lei li ostacolasse ancora in futuro.

Venuto a conoscenza di quanto accaduto, il vecchio padre si dispiacque molto e fece chiamare l'altra figlia la quale ancora non sapeva che Domitilla era stata liberata.

Inutili furono le suppliche di perdono rivolte al padre; il re fu irremovibile: Rebecca non l'avrebbe avuta vinta come tante altre volte. In verità era stata già perdonata da lui, ma una lezione le sarebbe servita per imparare ad essere meno egoista e a rispondere delle sue malefatte.

Venne quindi allontanata dal castello e dal Regno e costretta ad andare per un periodo dalla vecchia zia, una contessa severissima ma anche molto saggia, presso la quale imparò finalmente cosa volessero dire parole come gentilezza e bontà.

E Domitilla e il principe? Davvero ve lo devo dire?

Poterono coronare il loro sogno d'amore: si sposarono fra mille festeggiamenti e vissero felici e contenti.


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