Nella società dello spettacolo politico impazza il ministro Renato Brunetta che a volte dice in modo ristretto quanto il ministro Gelmini forse suggerisce nei conciliaboli ministeriali dove viene deciso il destino economico degli insegnanti e del comparto scuola. Affermazioni che alla vigilia di uno sciopero generale, il 30 ottobre, assumono la forma della provocazione verbale. Con un personaggio simile che della mostruosità ha fatto la sua bandiera, pettinatura compresa, ogni contrasto ne sviluppa l'elefantiasi dell'Ego, ma collezionare le sue parole come pro-memoria per chi fra gli insegnanti ha votato Berlusconi e Partito della Libertà alle recenti elezioni credo serva. Perché al masochismo di una categoria se c'è un limite è proprio quello di non esistere più come categoria sociale, dopo tagli e stipendi da sottosviluppo, e allora anche la violenza di un border-line della politica da circo, come Brunetta il Renato, per quanto piacere abbia dato agli insegnanti votanti Berlusconi, si manifesterà per quello che è: un caso di autodistruzione nevrotica di massa.
Claudio Di Scalzo discalzo@alice.it
PENSIERO RISTRETTO SUGLI INSEGNANTI DI UN GRANDE MINISTRO PROVOCATORE
I NOSTRI INSEGNANTI LAVORANO POCO, QUASI MAI SONO AGGIORNATI E NELLA MAGGIORANZA DEI CASI NON SONO ENTRATI PER CONCORSO MA GRAZIE A SANATORIE. E POI 1.300 EURO SONO COMUNQUE DUE MILIONI E MEZZO DELLE VECCHIE LIRE. OGGI L'INSEGNANTE È UN PART TIME E COME TALE BEN PAGATO. IL PARTITO DELLA LIBERTÀ HA IN MAGGIORANZA I VOTI DEI LAVORATORI DIPENDENTI E DEGLI INSEGNANTI. Renato Brunetta