¡Post al agua!
El Guajiro Azul me ha mandado un texto donde cuenta las motivaciones y los dolores de cabeza que le genera llevar el blog Retazos. El título de su escrito es delicioso: “El viejo, la Internet y yo”. Al leerlo uno siente que el anzuelo tira fuerte, pero que esta vez el anciano pescador no podrá sacarnos del agua donde, cuasi-libres, nadamos por la red.
No he podido esperar a que se publiquen los textos de la conferencia blogger –postergada por la debacle de los huracanes y a punto ya de hacerse- para traerles las reflexiones de este cuarentón que nació rodeado de cañaverales. Les dejo los últimos dos párrafos de la ponencia presentada por un campesino de tecla ágil y posts afilados, como machetes.
Llevar un blog puede ser frustrante, sobre todo con tantas dificultades para el acceso. Dificultades que se agravan cuando se vive en provincias. El tiempo es caro y escaso. Hay que repetir envíos que se interrumpen cuando la línea se cae. No poder arreglar pequeños errores que se escapan. No poder leer o responder a los comentarios. Pocas posibilidades de establecer relaciones con otros bloggers. No poder corresponder con los ofrecimientos de intercambiar links. Imposibilidad casi absoluta de subir una imagen. Todo este rosario de impedimentos condiciona un estilo minimalista, excesivamente sobrio y visualmente aburrido. Se requieren geniales dotes de narrador para escribir textos que atraigan a los lectores y yo no las poseo.
Por estos y otros motivos, más de una vez he pensado en rendirme ante la adversidad. Desalentado por las escasas visitas y los exiguos comentarios, agobiado por este nuevo estadío de la incomunicación que me recuerda los mensajes en botellas enviados por los náufragos, he pensado en abandonar el blog, como se deja un barco que hace aguas. Parafraseando a Ponte, me pregunto a qué acude la gente para seguir con su blog. ¿Para qué hago esto? ¿Acaso por la fama, por dinero, por acumular links, por el reconocimiento, ahora o en el futuro, si todo sigue igual o si hay cambios? Entonces vuelvo a lo básico, la necesidad de contar las cosas que me gustaría ver contadas. Respiro hondo, apago el monitor, le doy una vuelta al niño, le acomodo el mosquitero, tomo café en la cocina, prendo el último cigarrillo de la caja, vuelvo a respirar hondo, enciendo el monitor y sigo tecleando.
Hay que darle ánimo a este blogger rural para que siga posteando. Propongo que le dejemos unas palabras de apoyo en los comentarios de Retazos, incluso pueden llegarse por ahí los trolls y los muchachos de las Brigadas de Respuesta Cibernética, que tantos hits y tráfico le han proveído a Generación Y.
Yoani Sánchez
Post nell’acqua!
Il Contadino Azzurro mi ha inviato un testo dove narra le motivazioni e i mal di testa che gli procura mandare avanti il blog Retazos. Il titolo del suo scritto è delizioso: “Il vecchio, Internet e io”. Mentre legge uno si rende conto che l’amo tira forte, ma questa volta l’anziano pescatore non potrà tirarci fuori da un’acqua dove, quasi-liberi, nuotiamo per la rete.
Non ho potuto attendere la pubblicazione dei testi della conferenza blogger –posticipata dopo la sciagura degli uragani e già sul punto di cominciare– per tirare fuori le riflessioni di questo quarantenne nato in mezzo ai campi di canna da zucchero. Vi lascio gli ultimi due paragrafi della relazione presentata da un contadino dal tasto agile e dai post affilati, come machetes.
Mandare avanti un blog può essere frustrante, soprattutto per le grandi difficoltà di accesso. Difficoltà che si aggravano quando si vive in provincia. Il tempo è caro e scarso. Si devono ripetere le spedizioni che si interrompono quando cade la linea. Non si possono correggere piccoli errori che sfuggono. Non è possibile leggere e rispondere ai commenti. Esistono poche possibilità di stabilire relazioni con altri blogger. Non si può corrispondere alle offerte di scambio link. È quasi impossibile pubblicare un’immagine. Tutta questa sfilza di impedimenti obbliga a tenere uno stile minimalista, eccessivamente sobrio e visivamente noioso. Servono doti geniali di narratore per scrivere testi che attraggano i lettori e io non le possiedo.
Per questi e per altri motivi, più di una volta ho pensato di arrendermi di fronte alle avversità. Scoraggiato per le scarse visite e i pochi commenti, stancato da questo nuovo stadio della incomunicabilità che mi ricorda i messaggi in bottiglia spediti dai naufragi, ho pensato di abbandonare il blog, come si lascia una barca che fa acqua. Parafrasando Ponte, mi domando a cosa mira la gente che prosegue con un blog? Perché faccio questo? Forse per la fama, per denaro, per accumulare links, per il riconoscimento, ora o nel futuro, se tutto procederà allo stesso modo o se ci saranno cambiamenti? Allora torno all’essenziale, la necessità di raccontare le cose che mi piacerebbe veder raccontate. Respiro profondamente, spengo il monitor, guardo cosa fa il bambino, sistemo la zanzariera, bevo un caffè in cucina, prendo l’ultima sigaretta dalla scatola, torno a respirare profondamente, accendo il monitor e continuo a battere sui tasti.
Bisogna dare coraggio a questo blogger rurale perché continui a pubblicare post. Propongo che gli lasciamo qualche parola di appoggio nei commenti di Retazos, possono andare là anche i trolls e i ragazzi delle Brigate di Risposta Cibernetica, che tanti contatti e traffico hanno fornito a Generación Y.
Traduzione di Gordiano Lupi