Parto dal lamento di coda del buon ragionamento di Jean-Jacques Peyronel (correlazione in cale, ndr): «Peccato che questo non valga per l’Italia!» che dà alla domanda “Laicità positiva per chi?”, commentata dal sottotitolo di Notizie radicali del 2 ottobre con “...sembra non valere per l’Italia attraversata da ondate di neoclericalismo” una risposta d’ombra buia per noi.
Si sa che i radicali dei bei tempi si facevano seppellire con la faccia rivolta al Vaticano per non correre rischi anche da morti.
Sappiamo anche che l’Università “La Sapienza” è rimasta chiusa ad un discorso di questo Papa, per non correre rischi, sembra: che non rivendicasse i tempi in cui lo Stato Vaticano la possedeva.
Io rido, ancora oggi da allora, di un comportamento laido così da parte di un’università italiana davanti a questo Papa. Rido amaro dell’insipienza italica d’oggi.
Non rido, invece, di quell’antica usanza dei radicali.
Non rido neppure del 55° posto che un organismo dell’Onu ha dato all’Italia come Stato di diritto nel mondo, come Tellusfolio ha pubblicato. Non c’è nulla da ridere.
Bisognerebbe partire da questo numero d’ordine per leggere il disordine in cui viviamo senza illuderci di aver una ricetta pronta, laica o laicista che sia.
Certo! Non si potrà dire seriamente che Benedetto XVI sia tanto bifido da far contenti i francesi con la ‘laicità positiva’ per gabbare dopo gli Italiani, vero?
Ma che nel Vaticano si possano osare questi pensieri…, io credo che non si faccia male a pensarlo!
Carlo Forin