A una cinquantina di km da Izmir, l’antica Smirne, andando verso Çe°me e osservando uno dei più bei tratti di costa egea, si arriva all’Istituto di Alta Tecnologia di Izmir, un campus, vera cattedrale nel deserto, inaugurato nel 1992.
Insediato in circa 6.070 ettari, vanta un antico bagno romano, con una propria cascata, oliveti, vigneti, valli, colline, flora mediterranea. Ha innumerevoli punti con splendidi paesaggi. Albe e tramonti indimenticabili, per i riflessi su un mare con promontori, isole, isolotti che, con il loro verde, ne variano la luminosità.
Oltre alla bellezza dei paesaggi, mi hanno colpito le comode autostrade, senza “lavori in corso” e con scarsissimo traffico. Estrema la gentilezza dei colleghi, ho ascoltato con piacere il loro frequente richiamo a parole latine e alle tracce romane. Anche loro, come gli inglesi nell’articolo del Times del 3 ottobre scorso, ringraziano gli antichi romani, per le strade e gli acquedotti in primo luogo. Si sono divertiti molto a sentirmi parlare delle esternazioni di un certo Umberto Bossi. Mi ha poi colpito l’enorme diffusione di bidoni messi sui tetti assieme a pannelli fotovoltaici. Edifici e ville, anche molto eleganti, con quattro o cinque bidoni e bidoncini sul tetto, assieme ai pannelli. Delle vere “bidon-ville”.
La Turchia, 70,5 milioni di abitanti su una superficie circa il doppio di quella italiana, ha 67 università statali (2 in categoria speciale e 5 nella Repubblica Turca di Cipro) più 26 università private attive e 4 in via di apertura.
L’Istituto di Alta Tecnologia è un ponte lanciato verso il futuro. È una grande possibilità che viene offerta alla parte più fortunata della nazione. È la prova degli sforzi di un popolo che vuole fare un salto qualitativo in avanti.
Nella mia ultima lezione ho parlato dei sistemi che presentano variazioni improvvise (non prevedibili con esattezza).
Variazioni che potrebbero esserci, ma di cui non si conosce il tempo di occorrenza, il luogo dove avverranno e la loro intensità. I terremoti costituiscono il classico esempio di tali sistemi, evolventi verso eventi catastrofici. Ne esistono parecchi altri: le valanghe, gli smottamenti in genere, l’emissione acustica quando si verificano microfratture o fenomeni in cui la sostanza cambia fase, l’andamento delle borse, gli ecosistemi, l’attività elettrica del cuore e del cervello in certe situazioni patologiche, la propagazione delle notizie, ecc.
Esistono due tipi di studi statistici che permettono di stabilire se un sistema è “a variazione improvvisa”. Statistiche che furono messe a punto inizialmente per lo studio dei terremoti. Tra i contributi che ho dato a tali studi, uno è stato tradotto in quasi tutte le lingue. Ho voluto, non solo citarlo, ma anche fornire “la prova audio” della sua validità.
Ho considerato il capolavoro rossiniano “La calunnia”. Le parole descrivono il processo a valanga del pettegolezzo. Con i mezzi attuali di diffusione, una notizia, specialmente se tragica o scandalosa, si diffonde istantaneamente in tutto il mondo. Il genio di Rossini ha intuito il processo a valanga del pettegolezzo, rivestendo il testo con uno dei suoi famosi “crescendo”. Il bello sta nei risultati delle statistiche effettuate sull’intensità sonora della musica. Sono simili a quelle effettuate sui terremoti e sugli altri sistemi a variazione improvvisa. Che succede se studiamo matematicamente con quelle statistiche della musica jazz? Le curve che otteniamo sono simili a quelle del rumore. Quindi il sistema che ho usato è potenzialmente utile per tentare una classificazione della musica in chiave matematica.
Fine del mio breve resoconto turco.
Dimenticavo: ma che c’entra Vadrum? È una città turca? No.
La mia ultima lezione è terminata, come detto, con una dimostrazione audio. Ho fatto esplodere nell’Aula Conferenze dell’Istituto di Alta Tecnologia, “Come un colpo di cannooone… un tremoto, un temporale…”. La reazione di studenti e colleghi, di fronte a quel capolavoro assoluto che non conoscevano, la loro immediata comprensione che Rossini aveva creato una musica con i requisiti dinamici della “variazione improvvisa”, ha ridimostrato l’eterna attualità della sua musica.
Tornato in Italia ho voluto dare un’occhiata in rete per vedere se c’erano novità nella realizzazione di “una stravaganza” musicale che spesso e inutilmente ho consigliato a diversi musicisti: eseguire Rossini per i giovani. In particolare per i giovani che non amano la musica classica.
Ho così scoperto, immediatamente, Vadrum, al secolo Andrea Vadrucci, neo-dottore in Scienze delle Comunicazioni. Si tratta di un fenomeno. Un batterista mostruoso, con varie marce in più, in grado di regalare minuti di insuperabile godimento “psico-acusto-ottico”. Già, perché è incantevole, irresistibile, anche vedere le sue mani, le sue braccia, i suoi piedi e la sua faccia.
Non ho mai preso una cantonata musicale. Garantisco: un fenomeno.
Digitate su Google: «guglielmo tell drum».
Ascoltate i due brani rossiniani. Entrambi un capolavoro nel capolavoro, ascoltati nel 140° anniversario della scomparsa del nostro Mozart, definito sprezzantemente, dai critici musicali del tempo, “il tedeschino”.
Paolo Diodati