Il voto in condotta, sotto la parvenza di un ritorno all’ordine, è un’accusa verso un sistema educativo, che a detta di chi incautamente sta ritornando indietro, non funziona.
La scuola pubblica, grazie alla ricerca pedagogica, ha dato in questi anni, una risposta concreta all’utenza con l’impiego di strategie e di metodologie, per adeguare l’insegnamento ai suoi bisogni.
I risultati, nonostante il clima di difficoltà, in cui spesso si è costretti ad operare, sono positivi dato che l’insegnamento ha raggiunto l’obiettivo primario di porre lo studente al centro del processo educativo e di renderlo al suo interno soggetto attivo e interattivo. Risultati che ci collocano primi per il ciclo della scuola elementare, e che richiedono investimenti per rispondere concretamente a quei bisogni che quotidianamente si pongono per i cicli di studi successivi.
Ci saremmo tutti aspettati che il Ministro dell'Istruzione manifestasse una sensibilità capace di salvaguardare i risultati raggiunti dalla ricerca pedagogica e che ne continuasse l’operato, ma la risposta è stata: “demolire”, cioè distruggere.
Ma il processo educativo passa attraverso l’applicazione di metodologie e strategie individuate caso per caso per risolvere anche situazioni più violente e non attraverso un voto. Ogni ragazzo è un’entità da scoprire, da indagare, da gratificare ma essenzialmente da seguire attentamente, qualora presenti sintomi di disagio, attivando i dovuti interventi e tra questi la comunicazione.
In conformità, appare paradossale il salto indietro a cui ci riporta il ripristino del voto in condotta posto sotto la parvenza di ordine, disciplina e di “educazione”, giustificandolo con la frase ridondante: contro il degrado della scuola. Se c’è degrado nella scuola, bisogna umilmente chiedersi chi l’ha generato e la risposta è sotto gli occhi di tutti: la scuola importa il degrado dall’esterno e con tutti i fenomeni che esso comporta.
Il voto in condotta ripristinato per punire chi si comporta male è quanto di più subdolo si possa immaginare poiché tocca e intacca la sfera delicatissima dell’educazione, riducendola a un “voto”.
Volevamo un capro espiatorio contro i mali della scuola, e l’abbiamo individuato, senza troppa fatica, nei ragazzi particolarmente vivaci, senza considerare due verità: che la scuola è lo specchio della società e che il voto in condotta negativo è la prova della nostra sconfitta in veste di educatori e che si rivolge dritto come un boomerang contro di noi, considerati incapaci di educare; un voto che ci sottopone a un giudizio severo e ci mostra agli occhi dei nostri ragazzi, implacabilmente deboli, inefficienti a contenerne l’esuberanza, inadatti al ruolo di genitore, di insegnante, di educatore.
Il voto in condotta, di per sé insidioso, non sarà mai una soluzione al problema anzi lo acuirà dato che si rischia che alla violenza si risponda con la violenza.
Per educare i nostri ragazzi, urge rivedere insieme i modelli che noi, in ogni sfera sociale stiamo loro offrendo e che non sono certo modelli di virtù; modelli che i nostri ragazzi imitano e ripetono a scuola. Il problema è delicatissimo e vano se si pretende di affrontarlo con un voto; siamo noi responsabili del degrado che ci investe; il clima di irresponsabilità che ci circonda sta fuorviando le nostre menti, allontanandoci dal dialogo comune e costruttivo.
Contro il degrado della scuola, bisogna sanare prima la società nei modelli e nei comportamenti e sarà il nostro esempio a guarire i giovani da tutti i mali.
Il Ministrodell'Istruzione e altri compartecipi non potevano farci un regalo migliore che renderci colpevoli agli occhi dei nostri ragazzi, perchè incapaci di educarli, inadatti a difenderli, plaudenti un criterio educativo superato nel tempo, inutile e dannoso.
Lo scopo di questo scritto è un invito a riflettere e a non retrocedere mai da tutto ciò che abbiamo costruito e conquistato con un’intesa comune, nella speranza che, chi oggi attribuisce ai ragazzi il degrado, pensi a sanarlo con un atto di coscienza, per togliere dagli impicci anche Minosse.
Anna Lanzetta