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Sulla guerra di camorra
03 Ottobre 2008
 

La conduzione “guerresca” della lotta contro la camorra è inaccettabile e inefficace e produce più vittime civili, che una qualsiasi altra forma di repressione svolta dai servizi, dalla politica, da azioni concordate e attente.

Lascio ai due bellicosi ministri degli Interni e della Difesa di discutere se di guerra civile o di guerra per bande si tratti, mi sembra che i due parlino di cose che non conoscono e non si capisce niente, ma questo non stupisce, hanno un eloquio non particolarmente raffinato né preciso. Il fatto è che affrontare la camorra come una guerra produce molti e irreversibili danni.

Come è noto, nella storia italiana il più illustre precedente di questo tipo fu la lotta alla mafia da parte del “prefetto di ferro” Mori durante il fascismo, condotta con grande perizia, fermezza massima, assoluta determinazione e protezione governativa, e che pure fallì.

La criminalità organizzata è fenomeno diffuso ovunque con specifiche caratteristiche e sembra anche in qualche modo risorgente e da tenere sotto controllo costante e specializzato: insomma quello che dicevano i giudici Falcone Borsellino Caponnetto e tutti gli altri messi insieme appunto da Falcone.

Poiché il crimine organizzato possiede ingentissimi capitali accumulati con estorsioni ricatti gioco scommesse prostituzione e droga, e nei vari paesi è fondato su tradizioni di comportamento molto radicate, è sempre arduo da affrontare anche perché per lo più si serve della corruzione nei rapporti col potere e gioca sempre almeno doppio: lo si vede in qualsiasi film americano, dove ci siano poliziotti o politici.

 

Comunque Maroni e La Russa sono convinti che vinceranno la guerra: ma intanto alcuni clan di camorra cominciano a voler far vedere che il controllo del territorio è ancora loro e scatenano una strage di africani, coinvolti o no in traffici e concorrenza nel crimine. Ma insomma senza nessuna difficoltà, e sparando nel mucchio e seminando timore e sospetti incrociati tra le varie famiglie degli africani.

Appena la cosa è successa, vengono mandate ingenti forze di polizia e militari per pattugliare il territorio, e che cosa succede? Oltre ai sette africani assassinati, muoiono dolorosamente in un incidente d'auto mentre inseguono una Panda sospetta due agenti di polizia. Una delle due: o avevano la macchina inefficiente, oppure -come è più probabile- sono stati trascinati all'inseguimento per strade che non conoscevano e insidiose: erano arrivati quel giorno da Torino.

Ma non basta: tutti ormai si danno alla caccia di chiunque passi per strada. Un ragazzo africano viene massacrato dai vigili di Parma, perché “scambiato” per uno spacciatore, un cinese vien pestato da ragazzini ignoranti, di quelli che scrivono sui muri “Non passa lo straniero”, nemmeno fossimo alla battaglia del Piave, e un ragazzo nero viene ucciso da due italiani perché aveva rubato due merendine e tutti buttano fuori un inesauribile fondo melmoso di razzismo, e nessuno lo ammette.

Azioni di polizia hanno, più di qualsiasi altra e come quelle militari, bisogno di grandissima preparazione e di pochi proclami e di nessuna propaganda, perché abbiano successo: e lo si costruisce meglio con la prudenza e le indagini, soprattutto per non suscitare imitazioni da parte di ragazzini impasticcati e imbarbariti o di esaltati che si credono giustizieri o vendicatori.

L'amministrazione della giustizia (e il mantenimento dell'ordine pure), è un pezzo importantissimo -tra l'altro- di pedagogia politica e di moralità, nonostante nulla garantisca un risultato finale certo. E diffondere sospetti e disseminare accuse significa distruggere garanzie, e ciò poi si rivolge non contro i delinquenti che hanno le loro protezioni e reti, ma contro innocenti presi in mezzo: i due ragazzi di Palermo inseguiti come “sospetti”, perché su un motorino di notte e che si sono dati alla fuga invece di fermarsi perché non avevano il bollo e temevano il sequestro del motorino, sono evidentemente pieni di paura, se si schiantano contro mano addosso a una macchina che viene sulla sua mano.

 

Il governo Berlusconi ha già fatto danni inenarrabili e incredibili con la cultura che diffonde, disprezzo per gli insegnanti “normali” e allettamento economico ai “bravi” che saranno pagati di più (con un contributo da parte delle famiglie che vorranno mandarci i loro figli a loro spese?). O ci si abbevererà ai fondi tolti alle prostitute, che vengono già profumatamente multate, ma non si ha notizia di multe ai clienti. Come la mette la ministra per le pari opportunità tra uomo e donna?

 

Lidia Menapace


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