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Vittorio Giorgini: I cattolici lo chiamano matrimonio naturale, De rerum naturalis et artificialis
30 Settembre 2008
 

Ospitiamo in Tellusfolio le tesi dell’architetto Vittorio Giorgini, che si occupa oltre che di architettura e urbanistica anche di problemi di sociologia, di antropologia e di religione. Soprattutto in materia di religione le posizioni dell’autore sono fortemente contestative del cattolicesimo. La Redazione le accoglie ricordando che Tellusfolio è un giornale on line che ospita ogni «racconto» ideologico e immaginario estetico legato alle ideologie e alla società politica post-moderna, senza esclusioni. Tellusfolio pubblica, ed è la sua forza, con indipendenza, le posizioni radicali, liberali, marxiste, socialiste, federaliste cattoliche, atee, e anche quelle della Destra, pur ribadendo, io che dirigo Tellusfolio-Critica della Cultura, che in esse non mi riconosco. Claudio Di Scalzo

 

 

 

I CATTOLICI LO CHIAMANO

MATRIMONIO NATURALE

 

È di questi tempi la grande difesa che il Vaticano ha inalberato per la famiglia e il matrimonio. La chiesa parla di “matrimonio naturale” e di “legge naturale”. Ci si deve domandare di quale matrimonio la chiesa parli, che cosa intenda per naturale, dal momento che fra il naturale, il non naturale e il sovrannaturale pare che i religiosi abbiano sempre fatto una certa confusione, non priva di interessi di convenienze.

La discussione su ciò che è naturale e ciò che è artificiale, cioè la differenza tra queste due categorie, è antica. È logico che i religiosi rinforzino le proprie credenze descrivendole come fatti naturali e, così facendo, reificano le proprie verità. Altra cosa è un discorso non ideologico sull’artefatto. L’artefatto è ciò che viene costruito artificialmente, il che vorrebbe dire “non naturalmente”, ma è proprio da qui che nasce la difficoltà dialettica dei significati. In tutti i fenomeni naturali esiste un’azione attiva che può essere considerata “attività del fare”. Qualunque attività naturale lo dimostra, come nel caso rocce magmatiche che dipendono, tra le altre forze, dalla pressione e dal calore. Anche la sedimentazione, che appunto produce le rocce sedimentarie, è conseguenza di forze “altre”. Molti nidi, come quelli degli uccelli, sono artefatti, dal momento che vengono scelti e utilizzati materiali diversi. Altro artefatto è la ragnatela del ragno che, per mezzo della secrezione di una ghiandola – tramite trasformazione chimica - produce e tesse questo suo strumento esistenziale. Ugualmente fa il baco da seta, così come tutti quei frutti del mare che costruiscono la propria conchiglia, come anche la splendida casa delle chiocciole.

A noi è solo dato disquisire su questi splendidi fenomeni naturali, ma ci è preclusa ogni invenzione creativa, cosmogonica, epifanica o di qualunque natura. Non è presuntuoso criticare le storie del religioso, è presuntuoso costruirle. Miti, leggende, romanzi e scritture, più o meno sacre, nelle loro diverse espressioni, sono atti di bella fantasia, ma certo presuntuosamente umani, e sicuramente non naturali.

 

Cerchiamo di precisare, ricordando che, nelle categorie dell’organico, la natura è tutta proiettata al fine della riproduzione. Tale funzione e tutte le altre funzioni di un organismo sono finalizzate a tale esito, le principali sono nutrimento, riposo, difesa. I biologi dicono che, se si chiede alla cellula che cosa vuole, questa risponderà che vuole riprodursi. Si sa che moltissime specie hanno bisogno di un maschio per fertilizzare le uova e in quasi tutti i casi un maschio basta a più femmine, salvo situazioni particolari, come ad esempio l’ape regina. L’organizzazione dei mammiferi, alla cui specie noi apparteniamo, è costituita da gruppi controllati da un maschio dominante e da più femmine, il branco. A dette femmine un maschio basta e avanza! Non possono non venire in mente le amazzoni: queste forse vedono la possibilità di riappropriarsi del potere, dal momento che il maschio è considerato solo uno strumento riproduttivo. Tale organizzazione naturale, che io chiamo del “gallo nel pollaio”, del “gallo nel proprio harem”, cioè il maschio con più femmine, continua a essere il sistema di organizzazione, dai pitechi agli australopitechi, ai primi ominidi, ai primi gruppi di raccoglitori e cacciatori nomadi. Con lo sviluppo dell’agricoltura, aumentando la dimensione dei branchi, questi iniziarono a organizzarsi in più gruppi finché si costituirono i primi villaggi e poi le prime città. È cosa molto recente, che nasce assieme monoteismi, l’idea di monogamia. Ciò coincide col bisogno delle società di darsi un’organizzazione, così come contemporaneamente si definiscono compiti e categorie più precise di quanto non fosse prima, e si dà inizio al concetto di istituzioni e regole, che, dunque, non sono per niente naturali – il potere ha anche bisogno di controllare la sfera sessuale per affermarsi, e ciò riesce meglio nell’ambito della monogamia.

È necessario chiarire che esistono diverse categorie di leggi, ma principalmente quelle scientifiche e quelle necessarie alla società. Le prime, che appartengono alla matematica, alla fisica, alla chimica e a tutti quei fenomeni che la scienza studia, sono oggettive, le seconde, invece, sono più soggettive, in quanto dipendono dalla cultura, e quindi dalle opinioni.

 

Probabilmente nell’organizzarsi delle società, e perciò con il prodursi delle prime regole necessarie alla struttura del sociale, per rendere la situazione più controllabile fu istituita la monogamia, che dunque è cosa molto recente – attorno ai quattromila anni - anche se la poligamia sopravvive ancora oggi in più di una società. È così che nasce l’istituzione che prende il nome di matrimonio e che determina il legame tra la donna e un uomo, forse utile per la garanzia della prole, ma poi discutibile sotto molti altri punti di vista, prole compresa. Ricordiamo che la monogamia appartiene ai tempi dello sviluppo del concetto di proprietà e che al termine “matrimonio” si sposa quello di “patrimonio”, base della consistenza economica del potere politico e religioso e chiara dimostrazione del potere del padre nel contesto familiare, tant’è vero che il potere prende forza anche dalle denominazioni di “padri” della patria e “padri” della Chiesa.

Tutto ciò è la conseguenza del fatto che, con l’avvento delle comunicazioni proprie dei linguaggi parlati, rafforzandosi la presa di coscienza del gruppo grazie all’attività del pensiero, si è rafforzato il potere sociale. Ma se vogliamo vivere con gli occhi aperti dobbiamo anche renderci conto che questa istituzione artificiosa potrebbe essere un eccellente aspetto del sociale e non solo, ma così come è istituita presenta zone più che discutibili. La famiglia non è sempre quella cosa eccellente, così tanto decantata, come si tende a far credere, ma in una grande quantità di esempi ha aspetti più che deplorevoli. A tutt’oggi in molte società si usa decidere da parte dei genitori o di altri quali saranno i giovani che si coniugheranno. A volte questa decisione – che avviene tanto fra i meno abbienti quanto tra i più abbienti - è presa fin dalla nascita: un’offesa alla personalità sia della femmina che del maschio, un’interferenza in una scelta delicata, quindi un vero e proprio abuso di potere. Adulteri e uxoricidi erano più premiati che condannati nel caso dei maschi, mentre le femmine venivano spesso giustiziate, certo sempre condannate con infamia. I potenti potevano uccidere o fare uccidere le proprie mogli e, pagando le giuste somme a organizzazioni come l’infausta Sacra Rota, ripudiarle facendo riconoscere il matrimonio non valido per non essere stato consumato, o per qualunque altra più o meno fasulla ragione. E tutto ciò avveniva impunemente. Comunque, anche tra i potenti, il matrimonio era - in molti casi lo è ancora - deciso da altri secondo convenienze politiche, economiche, di prestigio o simili. Ecco che, a ogni livello sociale, i matrimoni erano più imposti che non decisi per simpatie e pulsioni naturali e che la maggior parte di questi sono risultati essere più delle prigioni che delle opere d’amore. E poi occorrerebbe cercare di chiarire parole, il cui significato è accettato senza analisi critica.1 Si crea così un nucleo che ha già caratteristiche di servilismo, sia umiliando la dignità personale che privandola di un importante potere di decisione, e che prepara per quella società ubbidiente e servile necessaria a chi deve imporsi. Tutte le morali e le consuetudini delle istituzioni matrimoniali rimanevano – rimangono - a vantaggio del maschio e non certo della femmina, e neanche molto dei figli. I movimenti contro l’istituto della famiglia sono segnali che producono quelle trasformazioni che come tali debbono essere capite e favorite. È stato non per volere dell’autorità, ma per ribellione dei cittadini a istituzioni non comode che si sono succedute nel sistema familiare delle trasformazioni: questo ci porta a capire perché, in realtà, la famiglia non è quella cosa eccellente che si vuol far credere. Ancora oggi continua una ribellione contro la discriminazione femminile e l’autorità maschile, contro imposizioni quali l’infibulazione, la circoncisione o l’uso di abiti e costumi particolari, ribellione che si oppone a queste abitudini nefaste che spesso producono conseguenze violente. Basta per tutte pensare a quanti assassini di coniugi e figli avvengono ancora nelle nostre società. Assassini che ci ricordano le abitudini durate fino all’altro ieri per cui i potenti cinesi, i califfi, i faraoni, i maharaja e i condottieri si portavano nelle tombe mogli, servi, guerrieri e anche i propri cavalli. A queste tradizioni, che hanno carattere subcosciente del “muoia Sansone e con tutti i Filistei”, si aggiunge anche la reazione a un’imposizione che in molti casi rende prigionieri, creando confusione fra quelle cose che si sono chiamate “diritti” e “doveri”, marcando confini difficili tra obblighi e libertà.

 

Il concetto di famiglia dipende dalla cultura e dall’educazione; tutti i “pasticci” e i disastri che avvengono in molti di questi nuclei (incesti, adulteri, abusi e soprusi di varia natura), di cui poco si parla e niente si fa, dimostrano che per crescere le nuove generazioni occorre ben più che non la famiglia. Tutti i genitori hanno l’ignorante presunzione di essere essi, ed essi soli, i capaci e gli aventi diritto a educare i figli: niente di più falso. Tra gli stessi specialisti di pedagogia, non tutti, o per cultura religiosa o per mancanza di esperienza, sono preparati a tale compito, compito, quello dell’educazione, delicato e difficile. Solo brevemente ricorderò che alla fine del XVI secolo un frate, Tommaso Campanella, scrisse un grande libriccino, La città del sole, nel quale sosteneva che i genitori andavano bene per dare affetto ai figli ma che all’educazione era meglio ci pensassero altri, e per questo, e non solo, fu imprigionato e, per sua fortuna, non arso sul fuoco sacro. Negli anni intorno alla seconda guerra mondiale, uno psicologo ebreo tedesco, Wilhelm Reich, fuggito dal nazismo e dalla soluzione finale rifugiandosi negli Stati Uniti, scrisse quel libro, non ricordato come meriterebbe, che si chiama La psicologia di massa del fascismo, nel quale spiegava come la società di massa basi proprio la sua autorità sulla struttura familiare. Anche costui fu con qualche scusa imprigionato e morì poco dopo, mentre molti suoi scritti furono letteralmente bruciati, così come ai tempi del Savonarola. Anche per mezzo della famiglia - la famiglia cristiana - gli unici che pretendono, moralizzando, di educare, sono i religiosi, ma proprio a proposito della famiglia, questi, nonostante si chiamino “madre Tizia” e “padre Caio”, non hanno certo le carte in regola per farlo: sono votati a una innaturale castità - che non tutti rispettano - che crea solo turbe e comportamenti morbosi, e la sola esperienza di queste faccende che hanno è rubata nei confessionali oppure sperimentata con comportamenti appunto trasgressivi. Per tali ragioni detti padri e madri – poco naturali - non mi sembrano adatti a pontificare sulle questioni di famiglia. I problemi più gravi e più difficili nascono proprio nella famiglia e si sviluppano ancora in quei convitti o in quelle congreghe che sono le scuole, le parrocchie, i collegi, i seminari ecc., cioè in tutte le situazioni dove i tutori hanno occasione di passare tempi più o meno lunghi con infanti e adolescenti. I parenti prossimi, così come i tutori, come anche, specialmente, i prelati, occupano un posto di rilievo e godono di una immagine che produce un effetto seducente sui più giovani: ecco l’atmosfera che facilita la pedofilia. I più pericolosi fra questi educatori sono i maschi, per le diverse pulsioni, e meno le femmine. Diciamo anche che già in tenera età le curiosità e gli istinti erotici dei giovani sono forti e repressi, e quindi questi sono più facili vittime.

 

Aggiungiamo poi che tutto ciò che si racconta nelle storie delle religioni e del religioso a proposito di genesi e di creazioni è pieno di fatti che dire assurdi sembra dir poco. La maggior parte denota quella sessuomania che sempre affiora nelle storie del religioso. Andando a ritroso quella Maria madre di Cristo, chiamata anche Madonna, concepisce “senza macchia” - l’“immacolata” appunto - ed è vergine e pura, ergo, tutte le altre donne che concepiscono sono macchiate – di vergogna? -, certo non più vergini e quindi impure. Se io fossi donna mi arrabbierei molto. Ma la poveretta viene fertilizzata dallo Spirito Santo sotto forma di colomba, così come anche si racconta di molti altri Dei, che in diversi casi, nonostante lo ius prima noctis, si nascondevano sotto diverse sembianze, perché magari avevano una moglie gelosa. Nota è la storia di Giove che per copulare con Leda si trasforma in un bel cigno che ha, oltre tutto, caratteri più attraenti e certo più libidinosi di una colomba. I pagani erano più vicini alla natura! Prima dell’era moderna e dell’avvento dei monoteismi, le culture erano vivaci e piene di storie, ma le famiglie di queste culture non erano certo migliori di quelle successive. Urano si accoppia in continuazione con la propria compagna Gea, ma per liberare i tanti figli –Titani - occorre che l’ultimo, Crono, istigato dalla madre, uccida il padre evirandolo e gettandone gli attributi in mare, da dove sorgerà Afrodite e, dalla schiuma del sangue e dello sperma che raggiungono la costa, una stirpe alquanto cattivella, compiendo così allo stesso tempo parricidio e deicidio. Del resto Crono è anche incestuoso in quanto sposa Gea, che era la moglie di Urano, suo padre. Giove poi, figlio di Crono, si sa, ne fa di tutti i colori mentre, pare, così non faccia il Dio degli ebrei, Geova, il quale invece fa trasgredire altri, ma lui, poi, il figlio lo fa solo con una donna, almeno così si fa pensare - cosa questa che non fu riconosciuta dagli ebrei. Nell’immaginario e coscienza ebraico-cristiana, Geova si comportò sempre bene, ma prestò in più occasioni le proprie attività procreative. Nell’Antico Testamento le cose erano sempre dette in termini più o meno sottintesi: una donna e un uomo non “copulavano”, ma “si conoscevano”, ecco che, se un lui si accoppiava con una lei, si diceva: “egli conobbe…”. A volte si arriva anche a dire: “si giacque”. Nel caso di Geova si dice che “visitava”. Solo nel caso di Maria, madre di Cristo, “si servì dello Spirito Santo”, così nascondendosi come faceva Giove. Come nelle religioni politeiste, semidei e personaggi particolari furono concepiti dalla copula fra un dio e una donna vergine; nel caso di Geova, questi prediligeva “visitare” delle donne sterili: Sara, moglie di Abramo, che partorì Isacco,2 Rebecca, moglie di Isacco, che partorì Esaù e Giacobbe,3 Rachele - che Giacobbe sposò dopo tutta una serie di pasticci e impicci fra sorelle e serve - che partorì Giuseppe re d’Egitto,4 così come pure Sansone, nato da madre sterile,5 e così come tanti profeti e figure particolari dell’Antico Testamento, fino al Giovanni Battista,6 figlio di Elisabetta moglie di Zaccaria, che sono tutti, dunque, da considerare fratelli di Cristo; dunque Geova fu sempre adultero, trasgredendo il IX comandamento – “non desiderare la donna d’altri” –, ma al padrone, si sa, tutto è concesso… La famiglia che va da Urano a Giove pare finisca lì, a meno che Geova - notare la similitudine dei nomi - non fosse lo stesso Giove. Cristo rimarrebbe così nella costellazione dei figli concepiti da quel Dio, ma, se davvero Giove e Geova fossero stati fratelli, uno più vecchio dell’altro, poteva darsi che Giove fosse stato lo zio del Cristo, e Sansone il fratello o il cugino di Ercole! Ma chi vuole può rendersi conto che le vite di questi signori olimpici non hanno prodotto famiglie tra le più esemplari… Già dal primo inizio della Genesi ci si domanda quali fossero i gradi di parentela della progenie di Adamo ed Eva, ma poi, scorrendo le storie dell’Antico Testamento, quante stranezze troviamo… Probabilmente Geova non prediligeva solo le donne sterili, come nel caso di Lot, che avrebbe dovuto avere una progenie, e Geova lo salvò, come fece con Noè, dalla distruzione, ma poi lo mise in condizione di essere incestuoso con le uniche due figlie: forse erano prolifiche, ma probabilmente non tanto “appetitose”, così che Geova non si sacrificò per renderle fertili, e queste per far procreare il padre, di comune accordo, dopo averlo abbondantemente ubriacato giacquero con lui entrambe.7

 

La condanna viene fatta anche alle famiglie profane, in quanto già col peccato di Eva ci rimane attaccato quello che si è chiamato “Peccato Originale” che, unica condizione, viene lavato col battesimo: rito antico, parte dei riti di passaggio precristiani e preebraici, passaggio da una vita a un’altra, esorcismo della morte e purificazione dal peccato. Col battesimo si lava il peccato originale, ma se un innocente non viene battezzato in tempo e muore, questi è condannato al Limbo, territorio a parte, e deve lì passare lunghissimi, interminabili tempi. Ultimamente poi, bontà loro, i cardinali del Vaticano hanno deciso, col Papa, di cancellare il Limbo, così, tutto di un colpo, è sparito. Penso alle povere madri che per quasi venti secoli hanno pianto i loro bimbi non solo perché morti prematuramente, ma anche perché condannati a questo luogo. Nessuno potrà andare a dir loro che era tutta una bufala. A quando la cancellazione dell’Inferno, del Purgatorio e del Paradiso?

 

Certo è che le storie del religioso sono artificiali, sono artifici, atti a intimidire i sudditi e quindi ottenere e mantenere il potere. È proibito l’albero della conoscenza, che mostra come i sudditi debbano essere educati nell’ignoranza, e le libertà condizionate da regole barbare, primitive, che ancora sussistono, nel tentativo di tenere il popolo sotto controllo.

Con l’evolversi dei mezzi di comunicazione, i controlli e la censura sono divenuti più difficili, ma esistono tuttora. Chi allarga il proprio orizzonte inizia ad avere dubbi, a porsi domande, a rifiutare argomenti e imposizioni. Ma per il buon suddito è sempre valido quel dettato che non è di origine politica, laica o militare, ma di origine religiosa, e che non fu inventato da Benito Mussolini, ma che fu da lui divulgato: “credere, obbedire, combattere”.

 

Vittorio Giorgini

 

 

Vittorio Giorgini ha pubblicato Le religioni plagiano, Lettera agli intellettuali, Arduino Sacco Editore.

 

Qui In questo sito un’intervista all’architetto nel suo studio

 

 

1 Sull’argomento occorrerebbe fare un discorso a parte, ma diciamo brevemente che quando, per esempio, parliamo di “amore” o di “voler bene”, intendiamo un qualcosa dei cui contenuti non ci rendiamo conto. Ambedue i termini sono intanto da dividere in due categorie, assai lontane l’una dall’altra: la prima, fondamentale, riguarda il primo istinto di conservazione, che è la riproduzione, e quindi si riferisce alla libidine e all’attrazione sessuale, l’altra categoria, che anche appartiene al concetto di amicizia, è più complessa e riguarda altri aspetti degli istinti. Accenniamo brevemente al bisogno di sicurezza, quindi di compagnia, alla solitudine, alla collaborazione, cioè l’aiuto reciproco, che si esplicano anche in quel termine che chiamiamo “tenerezza”, e poi ad altri bisogni come quelli relativi alla ricerca d’autorità, di rappresentazione dell’io e di tante altre utilità, cosa che del resto si riconosce più facilmente nel rapporto con gli animali domestici, dove questi si scelgono per servizi, come il cane da pastore, da caccia, da guardia, ecc., e poi anche per l’espletamento del bisogno autoritario: la soddisfazione nel dare ordini, nel sentirsi proprietari, tanto nel caso delle coppie il padre-padrone, quanto in quello padrone dell’animale, ecc. E qui potremmo continuare…

2 Gn 18, 9-15; 21, 1-3.

3 Gn 25, 19-21.

4 Gn 29, 13-35; 30, 1-24.

5 Gdc 13, 1-25.

6 Lc 1, 5-25.

7 Gn 19, 30-38.


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