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Alberto Figliolia. La Sydney Symphony Orchestra a Milano con Ravel. Martedì 30
Sydney Simphony Orchestra
Sydney Simphony Orchestra 
27 Settembre 2008
 

Le musiche di Maurice, anzi Joseph-Maurice Ravel, geniale compositore e pianista francese (chi non conosce il suo Bolero?), padre di origine svizzera e madre basca, e il didgeridoo dalle sognanti e ancestrali sonorità di William Barton. La Valse (poème choreographique), Alborada del Gracioso-Pavane pour une infante défunte e, per l'appunto, il Bolero di Ravel saranno eseguiti dalla Sydney Simphony Orchestra e riecheggeranno nel concerto che si terrà martedì 30 settembre, alle ore 20:30, all'Auditorium di Milano, insieme con The Compass di Liza Lim e la partecipazione del didgeridoo (o didgeridù o didjeridoo o didjeridu), l'antico (dai duemila ai diecimila anni di vita, può darsi anche di più) strumento a fiato australiano o, meglio, aborigeno, del gran virtuoso e sublime interprete William Barton. Un accostamento, ça va sans dire, assolutamente originale, forse addirittura unico.

Un didgeridoo è ricavato da un ramo di eucalipto reso cavo dall'azione delle termiti e viene suonato con la tecnica della respirazione circolare. In esso si soffiano anche parole, versi, rumori: mimesi della natura e del sogno della vita. Può pure essere usato come strumento di percussione, colpito da bastoncini e dallo stesso boomerang. Immaginatevi il piacevole e osmotico contrasto armonico che scaturirà e si scatenerà dall'incontro, nel cerchio dello stesso spettacolo, fra elementi musicali tanto disparati, per una ricomposizione quasi atemporale.

Per la Sydney Symphony Orchestra e i suoi novantadue elementi sarà, questa, l'unica data milanese prevista. La tournée italiana – la prima nei settantasei anni d'esistenza della Sydney Simphony, la cui sede è nella splendida e celeberrima Sydney Opera House – si dipanerà per otto concerti, dal 29 settembre al 9 ottobre, nell'ambito dei più importanti festival e centri musicali della penisola nutrendo anche l'intento di festeggiare l'ultimo anno di direzione del Maestro Gianluigi Gelmetti, suo Direttore Principale e Artistico. Dopo Merano, la prima data, e Milano sarà la volta di Torino, Siena, Caserta, Roma, Modena e Verona.

«La tournée italiana», spiega il Maestro Gelmetti, «è l’occasione per i nostri due Paesi di celebrare lo stretto legame musicale, che sono fiero di aver promosso durante il mio incarico. È anche un’opportunità per dimostrare al pubblico italiano come la mia amata Sydney Symphony abbia messo a frutto la nostra collaborazione durante questi cinque anni. La Sydney Symphony e il suo meraviglioso pubblico occuperanno sempre un posto speciale nel mio cuore. Credo che la cultura e l’eredità del Vecchio Continente, l'Italia, intrecciate alla vitalità del Nuovo Mondo, l’Australia, abbiano offerto al pubblico una vasta gamma di esecuzioni profondamente ispirate. È un privilegio per me portare sul palcoscenico l’eredità culturale australiana attraverso l’interpretazione del noto suonatore di didgeridoo, William Barton». Sarà, questa, anche l'occasione per udire e conoscere l’opera commissionata alla compositrice Liza Lim per la quale, come detto, interverrà il didgeridoo di William Barton. «Liza Lim» è stato di lei detto «scrive musica piena di energia e di coloriture vibranti che esplora spesso forme rituali e connotazioni estetiche derivate da sorgenti sia asiatiche sia aborigene australiane. Le sue opere, che spaziano da partiture liriche e orchestrali a installazioni particolari, sono state eseguite da alcuni dei più importanti ensemble e orchestre del mondo».

Per quel che concerne Gianluigi Gelmetti, direttore dallo strepitoso e prestigioso curriculum vitae e cursus honorum, è anche compositore (vedi In Paradisum Deducant Te Angeli, scritto in occasione del decimo anniversario della morte di Franco Ferrara, Algos, Prasanta Atma, in memoria di Sergiu Celibidache, che era stato suo maestro, e Cantata della vita) – nei suoi anni alla Sydney Simphony Orchestra si è prodigato, oltre a lavorare con eccelsi risultati sul repertorio classico, nell'impresa di promuovere, far conoscere e commissionare gli interessantissimi lavori di musicisti australiani della contemporaneità. Anche perché le suggestioni, i flashes e le impressioni culturali da una terra quale l'Australia, con la sua magnifica specificità, possono essere davvero plurime e irripetibili.

Tornando a William Barton, l'artista australiano, cresciuto in un ambiente legato sia alla cultura aborigena sia alla musica contemporanea, è al presente, come già ampiamente descritto, uno dei maggiori interpreti di didgeridoo rivestendo peraltro multiformi funzioni: non solo esecutore, ma anche docente, compositore ed eccellente divulgatore. Nativo del Queensland Nord-Occidentale, Barton ha appreso l'arte di tale affascinante strumento dalla zio, un membro delle tribù Waanyi, Lardil e Kalkadunga. La sua fama è internazionale e ha suonato in tutto il mondo: anche nei suoi esperimenti di fusion e virtuosismi, ad ogni modo mai fini a se stessi, è uno dei più preziosi testimoni a livello planetario dell'universo culturale e spirituale aborigeno, antico, magico, profondo e, ahinoi, a lungo rischio di genocidio. Si pensa che gli antenati degli australiani autoctoni giunsero nella grande isola-continente cinquantamila anni fa!

Un concerto imperdibile quello proposto per martedì 30 settembre dalla Fondazione Orchestra Sinfonica e Coro Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi nella prestigiosa cornice dell'Auditorium di Milano, Largo Gustav Mahler (biglietti da 13 a 31 euro: vendita, nei giorni di concerto, due ore prima dell'evento, tel. 02 83389.401/402/403; sito Internet www.laverdi.org).

 

Alberto Figliolia


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