L’agnello torna all’ovile
L’agnello Serafino (quello era il suo nome nel sogno) scampato dalle grinfie del lupo tornò al gregge trafelato.
– Cosa ti è accaduto Serafino? – chiese il parentado vedendolo in quello stato.
– Ho ucciso un lupo.
– Oh cielo, ha una febbre da cavallo!!! Mettiti a letto figliolo.
– Non sto delirando. Il lupo voleva mangiarmi ma io sono riuscito a scappare. Al che, colto di sorpresa, ha perso l’equilibrio ed è stato trascinato dalla corrente.
– Perché non ti sei lasciato mangiare? – disse la pecora Genoveffa (per gli amici Genny), la saggia del gregge. – Da che mondo è mondo gli agnelli si lasciano mangiare dai lupi. Poveri noi. Aspettiamoci sette anni di guai.
“Dov’è finita la saggezza di Genny?”, pensò sbigottito Serafino. “Invece di rallegrarsi per il felice epilogo, si straccia le vesti perché non mi sono lasciato mangiare dal lupo”.
Ma il lupo non è morto
I lupi non vedendo ritornare Aristide (per gli amici Arì) lo andarono a cercare.
Lo trovarono, tutto acciaccato, in un’ansa del ruscello.
– Che cosa ti è accaduto Arì?
– Sono ridotto così per colpa di un agnello.
– Oh cielo, ha una febbre da cavallo!!! Mettiti a letto fratello.
(Nel sogno ogni lupo del branco veniva chiamato “fratello”, come nel Ku Kux Klan o nella Massoneria).
– Non sto delirando. L’agnello è riuscito a scappare quando lo stavo per mangiare. Al che, colto di sorpresa, ho perso l’equilibrio e sono stato trascinato dalla corrente.
– Non sia mai detto che un agnello abbia la meglio su un lupo. Te lo porteremo, vivo o morto, in meno che non si dica.
I lupi organizzarono una caccia all’agnello senza precedenti facendo spedizioni punitive in tutto il gregge. Pur di avere qualche “soffiata” sugli spostamenti di Serafino, visto che le iene si nutrono di cadaveri, si allearono con la loro comunità offrendo in pasto agnelli, pecore e montoni uccisi nelle loro scorribande.
I lupi speravano che con la politica del terrore, prima o poi, qualche componente del gregge tradisse Serafino.
L’agnello era però ben visto dalla comunità e vi erano alcuni ovini che con lui trovarono finalmente il coraggio di affrontare i lupi a muso duro, pur sapendo i rischi a cui andavano incontro.
Serafino dovette affrontare battaglie sempre più ardue. Più riusciva a sfuggire ai lupi, più si rafforzavano le fila di coloro che gli davano la caccia. Un giorno mentre pascolava in un luogo apparentemente sicuro venne circondato dai lupi, i quali al comando di Arì (rimessosi in forza) si scagliarono all’unisono sul malcapitato agnello. Fortuna volle che mentre stava recitando le sue ultime preghiere vide un albero cavo. Con una velocità supersonica si infilò nel tronco proprio mentre i lupi stavano avventandosi su di lui. I lupi, colti alla sprovvista cozzarono contro il tronco uscendone con le ossa a pezzi.
(2 – continua)