Ho visto la prima parte del reportage di Iacona sul Kosovo. È davvero meritevole di grande considerazione, e bisogna interpretarlo adeguatamente. Se lo si legge solo come denuncia della terribile pulizia etnica verso i kossovari serbi, non si fa un passo avanti, perché nelle zone storicamente diventate miste dal punto di vista culturale e linguistico, schierandosi si peggiora solo la situazione. Orbene è ora di dire che il tentativo di Tito di fondare un ordinamento adeguato al pasticcio balcanico è stato finora l'unico di qualche risultato e distruggerlo è stata una non innocente follia.
Non userò mai il termine “etnico” se non con un senso negativo: ho lottato perché non fosse scritto mai nello Statuto della provincia autonoma di Bolzano, zona dove si svolse la prima “pulizia etnica” nel cuore d'Europa nel secolo scorso con la politica di Hitler e di Mussolini, episodio orrendo di cui parleremo un'altra volta, è storia ignota. Comunque qui servirebbe solo per “dimostrare” che i serbi sono buoni e i kosovari cattivi e non si finisce più. Così come nella seconda puntata che i talebani sono nemici dei nostri soldati ecc.: insomma, come ho scritto a proposito della Georgia, se non si mette al bando l'etnia come criterio di definizione di confini l'Europa si disfa, non si costituisce mai più e lingue religioni storia tradizioni, invece di essere canali di comunicazione diventano muri (e spesso nemmeno muri simbolici o metaforici, ma tremendi muri di cemento, come in Medio Oriente).
Davvero credo che il principio dell'autodeterminazione dei popoli serve solo dove non serve, dove cioè vi è un territorio storicamente compatto eventualmente incluso nei confini di uno stato altrettanto compattamente definito: e in questo caso le più ampie autonomie sono più che sufficienti a garantire i diritti fondamentali di ogni nazionalità, cioè libertà di uso e insegnamento della propria lingua materna, scolarizzazione, espressione religiosa: dopo di che è meglio essere una autonomia in uno stato democratico e federalista, che il popolo dominante di una soffocante dittatura etnica.
Credo che abbiamo estremo bisogno di fronte a ogni fatto (proprio a tutti) di essere molto cauti e prudenti e addirittura diffidenti rispetto alle proprie immediate reazioni che sono quasi sempre sbagliate o ripetitive di antichi errori e avere il coraggio di dire parole nuove o inventare altre soluzioni anche se a prima vista sembrano utopiche. E comunque è vero che non bisognava riconoscere la secessione unilaterale del Kosovo, che del resto legittima quelle di Ossezia e Afkazia e la storia non finisce mai.
Giudico il lavoro di Iacona davvero molto ben fatto: bisogna osservare lo stesso suo equiibrio; se si sposta un solo accento, si cade nella tentazione di schierarsi a favore dei Serbi o dei Kosovari ed è proprio quello che non si deve fare. Del resto non mancano gli argomenti per schierarsi contro la Nato e questo va bene.
Lidia Menapace