I risultati di una indagine nelle ostetricie italiane, pubblicati sull’ultimo numero della rivista Acta Anaesthesiologica Italica, confermano quanto già era emerso in precedenti ricerche.
L’analgesia epidurale in travaglio di parto è offerta 24h/24 e senza costi per l’utenza solo nel 16% dei punti nascita. Nel 27% degli ospedali le tecniche analgesiche sono applicate saltuariamente e con limiti organizzativi. Per il resto nessun tipo di parto senza dolore viene garantito alle donne che accedono ai reparti di ostetricia. Inoltre è emersa una certa differenza tra quanto avviene al Nord e il Centro-Sud, dove la percentuale dei punti nascita con servizio di analgesia epidurale 24h/24 è molto inferiore.
Non c’è da rallegrarsi se ci si confronta con gli standard europei.
Le cause sono molteplici. Gli autori dello studio, la Dott.ssa Adriana Paolicchi e il Dott. Alessandro Bardini dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Pisa, hanno individuato in base ai risultati del questionario inviato a tutti i punti nascita italiani, fattori socio-culturali e strutturali (limitate dimensioni delle unità ostetriche). Siamo ancora lontani da una vera umanizzazione del parto e dalla libertà di scelta consapevole.
A fronte di questo vuoto nell’offerta del Sistema Sanitario Nazionale, che ha ricevuto il colpo di grazia dalla cancellazione da parte del governo dei nuovi LEA voluti dall’ex ministro Turco, si conferma per il nostro Paese il primato di parti chirurgici in Europa (nell’indagine si evidenzia che un quarto delle ostetricie italiane prese in esame effettua oltre il 40% di parti cesarei sul totale dei parti espletati).
L'associazione Luca Coscioni, i parlamentari radicali, con numerose iniziative, tra cui la presentazione di una recente interrogazione ai ministri competenti (a firma dei senatori Poretti e Perduca), hanno posto e pongono la questione alla attenzione delle maggiori istituzioni ed è necessario e urgente che maggioranza e opposizione recuperino il senso di una politica che parta dalla realtà, dai corpi, in questo caso delle donne, alle quali va garantita la possibilità di scegliere come vivere il proprio parto.
Donatella Poretti