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Appassionata (1974) di Gian Luigi Calderone
08 Settembre 2008
 

Gian Luigi Calderone (Genova 1944) comincia come aiuto regista di Bernardo Bertolucci e Damiano Damiani, esordisce in proprio come documentarista, realizza molti lavori televisivi e infine gira un paio di pellicole cinematografiche di buon successo. La prima è Appassionata (1974) e la seconda Danza d’amore sotto gli olmi (1975), conosciuta pure come La prima volta sull’erba, con Monica Guerritore e Claudio Cassinelli. Parliamo di Appassionata, che al tempo produsse diverse trasmissioni televisive contro il cinema erotico e una ridicola crociata contro l’eccessiva esibizione di epidermide da parte delle nostre attrici. Ricordiamo ancora un’imbarazzata Eleonora Giorgi costretta a giustificare le pose senza veli con evidenti esigenze di trama, mentre un ridicolo giornalista mostrava scene avulse dal contesto cinematografico.

Appassionata non è un capolavoro ma resta un buon film, anche se il titolo spagnolo Perversa rende meglio il clima di morboso erotismo che si respira in questo scandaloso esordio di Gian Luigi Calderone.

La storia racconta i vizi di una famiglia borghese, un amore proibito tra padre e figlia, l’odio nei confronti della madre, la follia di una donna e un torbido rapporto tra un cinquantenne e una ragazzina. Ce n’era abbastanza per sconvolgere i solerti censori del tempo, sempre propensi a sforbiciare pellicole impegnate che affrontavano temi controcorrente. Calderone non è un regista eccellente, dilata i tempi dell’azione, gira a ritmi televisivi (e infatti farà molta fiction), eccede nei silenzi e nelle pause melodrammatiche, ma soprattutto non costruisce sempre una buona tensione erotica. Gli attori sono molto bravi. Valentina Cortese è una perfetta madre malata di nervi, distrutta dall’odio della figlia che non vorrebbe veder crescere e da un rapporto di amore - odio con il marito. La Cortese è impostata come attrice di teatro, recita sempre sopra le righe, declamando e esprimendo una mimica da tragedia dannunziana, ma in questo caso è adatta al ruolo. Gabriele Ferzetti è un ottimo padre sconvolto dalle grazie conturbanti della ragazzina (Eleonora Giorgi) che quasi lo violenta nel suo studio dentistico, dopo aver finto una reazione a un anestetico. Ornella Muti è la figlia innamorata del padre che mette in scena un torbido gioco per finire a letto con lui, ottima nel ruolo di lolita sedicenne, vestita con abiti scolastici e inserita in un contesto adolescenziale. Eleonora Giorgi è la stupenda perversa del titolo spagnolo, ragazzina morbosamente appassionata del padre dell’amica, che irretisce al punto di spingerlo nel letto della figlia. Ninetto Davoli fa una rapida apparizione come garzone e conferisce un tocco di romanità popolare a una pellicola ambientata in una famiglia borghese.

La storia presenta molti risvolti psicanalitici che si intrecciano tra loro. Abbiamo una famiglia borghese, una donna strappata alla carriera e alla sua vera passione, una figlia cresciuta tra l’odio materno e il morboso affetto del padre. In questo contesto si innesca la variabile impazzita della lolita perversa che frequenta la casa perché amica della figlia e con astuzia erotica scatena i sensi del padre.

Tra le sequenze migliori segnalo un sogno del padre che introduce una parte onirica morbosa e suggestiva con Eleonora Giorgi che si masturba, eccita un cane lupo e infine lo uccide. Il rapporto sessuale tra Ferzetti e la Giorgi, consumato in piedi nello studio dentistico, tra la furia erotica della sedicenne e l’eccitazione sconvolta dell’uomo maturo è molto credibile. La fotografia flou, i colori seppia molto tenui, merito di Armando Nannuzzi, conferiscono un alone romantico alla pellicola. La musica di Piero Piccioni sottolinea le parti drammatiche e i momenti morbosi con notevole cura. Il montaggio di Nino Baragli non è molto serrato, ma teniamo conto che siamo in pieno melodramma erotico, un genere dai tempi lenti, che al cinema non si fa più perché confluito nella fiction televisiva.

 

Gordiano Lupi


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