Memore delle migliori esperienze dell’avanguardia storica, Shin Tanabe, con “after the end of poetry – n° 1”, propone un’immagine complessa e affascinante, d’ispirazione geometrica, in cui toni e chiari e scuri, nonché intermedi, compongono una coreografia segnica non priva di forme curve (un cerchio e un ovale), di cifre e di veri e propri tratti figurativi.
Forse proprio questi tratti, che paiono richiamare, con affettuosa ironia, celebri sequenze del “Ballet mecanique” di Fernand Léger, suggeriscono in maniera esplicita l’idea della danza quale reciprocità, contrappunto di movimenti anche minimi, consoni a un’armonia.
Un’armonia qui muta e immobile, eppure viva.
Se la riproduzione fotografica di una fase di un balletto poco dice, in sé medesima, in ordine a gesti avvenuti prima e dopo l’istante raffigurato, l’immagine in parola mostra una vivida intensità: osservandola, nei dettagli come nei suoi aspetti generali, si coglie una tensione trattenuta tra e nelle forme, capace di farsi avvertire quasi si trattasse di una musica da ascoltare con lo sguardo, di una partitura che è assieme canto, voce ottica.
Quelle forme non riecheggiano, bensì sono, linguaggio, esistenza: la loro allusiva espressività è tale da costituire ben più di un semplice richiamo.
Un dialogo viene senza indugio posto in essere, poiché impressioni, riflessioni, repentine scoperte, sono proprie dell’osservatore in quanto sollecitato dall’opera, coinvolto in quel legame discorsivo che si crea allorché ci si trova di fronte a fenomeni artistici.
Con tocco leggero e deciso, dall’eleganza tutta interiore, interna al segno e per questo ricca di energia sempre disponibile, proponendo effetti che si impongono, declinano, per ricostituirsi in maniera identica o appena differente, Shin Tanabe offre un esempio di danza statica, nel cui àmbito siffatto ossimoro si scioglie in esistenza, meraviglia, poesia, donate a qualunque sguardo non intenda sottrarsi a tanta indubbia attrattiva.
Una poetry davvero visual.
Marco Furia
(Shin Tanabe, “after the end of poetry – n° 1”)