Il ministro Gelmini (non vuole essere chiamata ministra e si capisce bene il perché) non smette di lanciare i suoi strali contro la scuola pubblica. Sono un insegnante di scuola superiore e francamente credo che non si possa più stare a guardare questo scempio del pensiero ragionevole. Sono stanco di sentire dichiarazioni roboanti su problemi inesistenti (grembiule, condotta, bullismo, voti al posto dei giudizi...). Il succo del discorso del ministro della distruzione è la cancellazione graduale della scuola pubblica universale e gratuita.
Si parte con i tagli agli insegnanti, giustificato dal ministro dal fatto che siamo troppi che le scuole sono troppe e che tutto ciò porta l'Italia al collasso. Il ministro sa benissimo, come sapevano i suoi predecessori, che da anni l'Italia è il fanalino di coda negli investimenti in scuola e università, ma non importa, si devono tagliare più di 7 miliardi di euro in tre anni ed è ovvio che la spesa più consistente sia quella degli stipendi. È una logica schiacciante: la Gelmini non ha a cuore il destino della scuola, di chi ci lavora e di chi la frequenta, ma semplicemente far quadrare il bilancio, attività cui ormai la politica si dedica a tempo pieno in piena sintonia con i dettami del mercato.
Ma c'è molto più di questo perché è ovvio che se si attacca la scuola garantita a tutti è perchè c'è un interesse dietro. È chiaro che in momenti di crisi del sistema economico ogni mezzo è valido pur di produrre profitto e quindi ben venga la distruzione del pianeta, lo sfruttamento di qualunque risorsa e la distruzione di tutti i sistemi di garanzia dei diritto. In Italia la scuola è un diritto, ma la destra e anche un pezzo di quel che fu il centro sinistra non può sopportare il fatto che nonostante tutto, malgrado i continui tagli e risparmi sulla scuola, la stragrande maggioranza di cittadini e cittadine continui a preferire la scuola pubblica a quella privata, compresi coloro che potrebbero permettersi le rette. È un rovello, li tortura. La stessa cosa vale per la sanità in Italia, nonostante incentivi, convenzioni, detrazioni... si preferisce il pubblico al privato. Quindi per modificare questa abitudine acquisita non resta che distruggere quanto di buono c'è. I tagli vanno in questa direzione e se non ci sveglia dal nostro torpore, temo che perderemo per sempre.
I Ferrero e i Vendola, la sinistra democratica, i verdi, i comunisti italiani, la sinistra critica, Ferrando e chi più ne ha più ne metta... ma lo volete capire che stiamo per essere risucchiati in un baratro da cui non usciremo se non fra vent'anni, forse? Ma di che cosa state discutendo? Cosa avete intenzione di fare? Di sottilizzare sul senso della parola comunismo? Ma quando lo capiremo che non c'è spazio per il comunismo se prima non cerchiamo di rendere coerente il dire e il fare?
E il PD sta a guardare compiacente mentre la Gelmini, dall'alto della sua esperienza pluriennale in questioni scolastiche, distrugge scuola e università pubbliche a colpi di decreti e proclami. Ma dove siete? Cosa avete intenzione di fare? I vostri elettori non credo vogliano la distruzione di scuola e sanità pubbliche, nemmeno quelli che sentono una certa affinità con le istituzioni scolastiche di orientamento religioso, o mi sbaglio su questo?
E i sindacati? State aspettando di sedere ad un tavolo con la Gelmini o avete intenzione di organizzare qualcosa per far dire alle/agli insegnanti di questo paese cosa pensano che dovrebbe essere la scuola pubblica? Non voglio lo sciopero (la decurtazione dello stipendio pesa sulle tasche di chi guadagna 1.300 euro al mese), vorrei una mobilitazione seria sentita praticata che contesti lo sfascio. E se poi si dovrà scioperare evitate di farlo di venerdì o sabato (ha davvero il sapore della presa per i fondelli).
Auguro a tutti/e noi una nuova stagione di contestazione della progressiva cancellazione dei valori della nostra Costituzione. Mi auguro si possano trovare punti di incontro con gli/le studenti di questo paese che ormai narcotizzati dai modelli televisivi e del successo hanno diritto a qualcosa di meglio.
Davide Dodesini