Zaherimiento
Tengo en mis manos el mejor testimonio,
una humilde carga merced de escasas
[energías.
Jóvenes tejidos, en imperativo silencio
Observan desde la impotencia, sus muy
[tempranas
Y encanecidas células.
Menesteroso estómago besa el azote
Soporta el orgullo de finos huesos,
aristócratas en las diáfasis rotas.
Estas piernas se mueven porque no aceptan
El olvido.
Ellas recuerdan el ancestral esfuerzo
por conquistar el fuego y las arrugas
prematuras de las manos compelidas a tocar
el futuro.
Pronto se esfumará la carga, quizà la energía.
No tendremos fuego, ni horno para cocer
La volountad,
ni testimonio para el esfuerzo en ruina
-para quemar el último gramo
y luego asistir al poster circo-.
Se proscribió el estímulo y el talento,
La fe y la esperanza.
Se desterró la raiz y la semilla.
La expresión y la palabra habitan el ostracismo.
Se conmina a rendir el espíritu;
último recurso de la inteligencia en su agonía.
Carlos Carralero – La Habana, 1989
Mortificazione
Ho nelle mie mani il miglior testimone,
un’umile carica ricompensa di scarse energie.
Giovani tessuti, in imperativo silenzio
osservano nell’impotenza, le loro precoci
e incanutite cellule.
Bisognoso stomaco bacia la frusta
sopporta l’orgoglio di ossa fini,
aristocratici nelle diafisi rotte.
Queste gambe si muovono perché non accettano
l’oblio.
Loro ricordano l’ancestrale sforzo
per conquistare il fuoco e le rughe
premature delle mani costrette a toccare
il futuro.
Presto sfumerà la carica, forse l’energia.
Non avremo fuoco, né forno per cuocere
la volontà,
né testimonio per lo sforzo in rovina
-per bruciare l’ultimo grammo
e dopo assistere all’ultimo circo-.
Si proscrisse lo stimolo e il talento,
la fede e la speranza.
Si esiliò la radice e il seme.
L’espressione e la parola abitano l’ostracismo.
Si invita a sottomettere lo spirito;
ultimo ricorso dell’intelligenza nella sua agonia.
(Traduzione di Gordiano Lupi)
Una poesia che è un inno alla libertà di espressione negata e un atto di accusa nei confronti di un regime che ha bandito lo stimolo e il talento, ma anche la fede e la speranza. Il governo cubano ha esiliato la radice e il seme, non fa crescere nel suo seno libere intelligenze, ma vuole solo spiriti sottomessi, intellettuali cortigiani che non pretendono di esprimersi in libertà. Carlos Carralero scrive questa lirica nel 1989, vive ancora all’Avana, ma è prossimo a lasciare la sua terra perché non sopporta la totale assenza di libertà. (Gordiano Lupi)