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Paolo Diodati: Lorenzo Taglieschi di Anghiari e il clima
31 Agosto 2008
 

Nell’archivio storico del comune di Anghiari (Arezzo), è conservato il manoscritto originale dell’anghiarese Lorenzo Taglieschi (1598 - 1654), autore Delle Memorie Historiche e degli Annali della terra di Anghiari, dove vengono trasmessi i ricordi, dal 1119 al 1609, delle inenarrabili sofferenze che hanno afflitto i nostri antenati, quando scoppiavano pestilenze e carestie per eccessi di freddo (erano i secoli della “piccola glaciazione”), ma anche di caldo.

Tempi in cui si perdeva “l’allegrezza delle nozze” dovendo rinunciare al vino, congelato nelle botti, e si brindava con acqua gelida.

Dobbiamo a due insegnanti di Anghiari, Daniele Finzi e Massimo Redenti, l’iniziativa di guidare e curare il lavoro dei loro alunni nel trarre notizie dagli scritti del Taglieschi, ricavandone un libro la cui lettura farebbe bene a tutti gli ansiosi affetti da catastrofismo climatico.

 

Dopo la lettura, sorge infatti spontanea la domanda: che ne direbbe Lorenzo Taglieschi del clima di questi ultimi decenni? E della sicurezza delle previsioni che ci vedono morire liofilizzati, essiccati al sole o annegati per eccesso di piogge, uragani e tornadi?

Che direbbe quel preciso trascrittore delle catastrofi che colpivano la Toscana, a Giovanni Sartori che, in un articolo di fondo sul Corriere della Sera, senza il minimo dubbio, afferma che quella che stavamo vivendo tre anni fa, era l’estate più calda degli ultimi 500.000.000 di anni? (avete letto bene: cinquecento milioni di anni!)

E delle previsioni, fatte intorno al 1970, in base alle quali ora dovremmo mangiare le banane maturate a Londra e avere il livello dei mari aumentato di una trentina di metri?

Previsioni grossolanamente sballate. Ma gli autori, nel frattempo, avevano ricevuto fondi a palate. Ed erano finiti tutti in cattedra. Unica previsione azzeccata.

 

Che ne direbbe di quella che sembra una delle ossessioni dei nostri tempi, quella delle previsioni meteorologiche? E dell’idea in base alla quale se ora abbiamo un aumento termico, questo dovrà inevitabilmente durare fino ad abbrustolirci tutti? E di chi, a furia di sentir dire e di leggere di temperature torride mai avute prima, e di inverni o troppo caldi o troppo freddi, ha una “tolleranza termica” di un grado? Mezzo grado in più della propria temperatura ideale, e si lamenta per il caldo, mezzo grado in meno, si lamenta per il freddo.

 

Cosa direbbe, infine, di questa estate 2008 che, dopo aprile e maggio freddi e piovosi, giugno e luglio sul fiacchino, con i rovesci di Ferragosto, sembra volgere alla fine, proprio come tantissime altre volte? Il Sol Leone (ci sarà bene un motivo per un tal nome!) per un po’ viene domato con una bella grandinata o con acqua a catinelle, piazzate nel bel mezzo dell’agosto. Poi è già settembre, tempo di migrare. Taglieschi, credo, direbbe: “E meno male che avete l’effetto serra, altrimenti quest’estate dovevate andare al mare col cappotto!”

 

Torneremo sull’argomento clima in modo più scientifico. Intanto facciamo notare che quando la scienza non permette di mettere tutti d’accordo, chiarendo come stanno le cose, si torna alle divisioni, alle risse e, come nel caso del clima, al conformismo scientifico (una vera Inquisizione). Per vari motivi si impone una teoria e chi non è d’accordo viene di fatto espulso dalla comunità “seria”. L’effetto serra e la fusione fredda rappresentano due esempi emblematici. Ma se ne potrebbero portare tanti altri. Ricordate le notizie date in prima pagina dai quotidiani, con tanto di lancette e orologi sulle ore in cui si poteva prendere il sole? Tutte le raccomandazioni delle nonne venivano “scoperte” e comunicate con solenni motivazioni scientifiche. Inutile scrivere sottolineando l’esagerazione. Che fine ha fatto quella psicosi da mezzogiorno di FUOCO?

Ricordando che “l’effetto serra” è stato messo in evidenza anche su altri pianeti del sistema solare, costringendoci così a non dimenticare il ruolo dell’andamento dell’attività solare, riteniamo utile, istruttivo e in una certa misura tranquillizzante, riportare alcune notizie sul clima che i nostri antenati ebbero dal 1119 al 1609.

Ecco qualche ricordo …salutare:

 

1119 Fu vernata crudelissima che seccò quasi tutti gli alberi e le viti in modo che ne seguì un’estrema carestia e fame insieme con la peste degli uomini e degli animali e simile fame causata dal freddo fu nel 1126.

1135 Anghiari patì di tutte le cose necessarie al vivere per causa degli eccessivi caldi che si sentirono in tutta la Toscana in modo tale che tutte le biade mancarono e seguitò per quello una fame inaudita e riscaldossi in molti luoghi tanto la terra che svampava fuoco che ne nacque una crudelissima peste per la quale Anghiari rimase quasi spopolata, come si cava dai discorsi del Brancaleoni.

1162 Raccontasi per cosa incredibile che in Anghiari cadde pe r12 volte neve, la quale afflisse gli uomini miserabilissimamente, ma ancora le viti e gli alberi e abbruciò tutte le sementi della terra, che niente rimase nel nostro contado da che ne derivò crudelissima carestia la quale nel tempo di tre anni che durò, distrusse quasi tutto il paese.

1233 Si aggiunsero disgrazie e travagli in Toscana e nel contado di Arezzo e Anghiari, in tanta inòpia di viveri e nominatamente di vino, che fu necessario privandosi quasi di tutta l’allegrezza delle nozze, celebrare con l’acqua.

1234 Freddo grandissimo per tutta la Toscana e nel nostro paese ghiacciarono i fiumi Tevere e Sovara in modo che molti molini per 2 mesi non poterono macinare e li vini gelarono nelle botti e le viti e gli alberi si seccarono e gli uomini ghiacciati nel letto furono trovati morti . A questi mali aggiungesi la carestia e la peste. Molti lupi entrati nelle città furono presi e impiccati.

1269 Grandi piogge, crebbero tanto i fiumi per le piogge che seguì la carestia e allagarono le due pianure del Tevere e della Sovara con rovina di infiniti edifici, di molini e di cose.

1272 Piogge per tre mesi (giugno, luglio, agosto). Quasi continuamente, la stagione seguitò con tanto caldo e con tanto asciuttore che per tutto novembre s’era con molta difficoltà seminato. Da questo reo principio successe pessimo fine, perciò nella primavera uscì fra il grano che molto rado era nato, tanta copia di trifoglio che di veccia, che l’arse e lo soffocò tutto

1281 Grande abbondanza di vino per tutta la Toscana e molte viti rimasero a vendemmiarsi e davasi ai porci l’uva in luogo delle ghiande.

1286 Carestia per la sterilità della terra in Anghiari, poiché dal principio di novembre sinioa tutto gennaio non era piovuto né messa neve. In febbraio grossa nevicata di oltre un braccio e più una durata pochi giorni a marzo e aprile continuo asciutto e proseguì nel mese di maggio. Derivò carestia e fame e le piogge a fine maggio portarono tanta granagione con raccolti abbondanti.

1302 Carestia per stagione contraria e morti per fame.

1318 A settembre piovve tanto che il Tevere crebbe stranamente e traboccò allagando molta pianura e portò via case, terreni, bestiame e uomini.

1319 – 1320 Carestia a seguito dei terreni resi incolti per l’allagamento.

1322 Nel mese di novembre, dicembre e gennaio invernata terribile con grossissime nevicate. La popolazione fuggì per fame da Anghiari verso Arezzo e la Maremma.

1323 Gran freddo e vento alla fine del mese di agostoe fino a settembre con infermità nella gente con febbri grandissime e dolori di testa. Causò 60 morti.

1329 Quando il pianeta Saturno è nel fine del segno del Cancro insino al ventre del Leone, scrive Giovanni Villani che è seguito infallibile che in Toscana ha da esser carestia, il che fu l’anno 1329 per tutta la Toscana gravissima carestia di vettovaglie, tanto che in Anghiari cosa nuova alla memoria, valeva lo staio del grano soldi 35. Alla carestia dei viveri le più volte successe la peste.

1330 Piovve il 25 ottobre un’acqua salutifera a tutti i frutti della terra e poiché cinque mesi continui s’era desiderata la pioggia, s’ebbe in luogo di miracolo.

1332 Per tutta la Toscana diluviò di acqua sì grande che le città del piano rimasero sommersea Firenze e rovinò alcuni ponti sull’Arno e molte case e botteghe riempì di loto e gran parte delle mercanzie si guastarono. Anghiari non patì perché posta nel poggio, ma nel piano il Tevere e la Sovara usciti dal letto traboccarono e fecero danni alle culture, molte persone affogarono.

1347 Anno di carestia e fame, il popolo mangia l’erba dei campi e causa malattia.

1348 La peste provoca altissima mortalità in Anghiari.

1353 Grande diluvio d’acqua in giugno che rovina tutti i grani e le biade nel contado di Arezzo e particolarmente nel piano di Anghiari e il 14 di giugno cominciò a soffiare un vento australe con tanta furiosa tempesta che ogni cosa abbatté e spianò in terra e dei grani già maturi rimasero solo le reste. Guastassi le viti, gli alberi e molte fabbriche rovinarono, ma restato il vento fu un caldo eccessivo che il residuo dei grani e delle biade li fece restringere e insanire generando inaudita carestia per tutta la Toscana.

1355 Inverno freddissimo e da novembre a marzo il tempo fu sempre sereno e freddo e le nevi che erano cadute prima si mantennero per più di tre mesi. Il Tevere e la Sovara ghiacciarono e l’otto di marzo cominciarono le piogge dolci e utili per la terra.

1418 La pioggia smisurata allaga il piano e fa traboccare i fiumi, non si può seminare e la successiva carestia dura per anni.

1436 Francesco Sforza è nella piana di Anghiari. Un diluvio danneggia il suo esercito.

1442 Siccità in Anghiari ed in tutta la Toscana non si poteva seminare.

1444 Il 4 di agosto tempesta di venti scoperchia il tetto del cassero e del palazzo del Vicario. Ci sono molti feriti.

1457 23 agosto una tempesta di acqua e vento abbatte alberi e scoperchia i tetti nel contado di Anghiari.

1471 Per ottobre si abbatte un’alluvione e crolla il ponte sulla Sovara.

1491 Grande freddo, gela la fonte di Mercatale.

1513 4 di luglio, terribile grandinata distrugge tutto e muoiono molti animali, poi segue la siccità fino a novembre.

1528 Una grandinata provoca carestia.

1544 Piogge smisurate provocano alluvioni da ottobre a tutto l’inverno con straripamenti dei fiumi ed allagamenti.

1557 Grandi alluvioni in Toscana e ad Anghiari e nella pianura gravi danni ai molini. Morirono uomini e animali.

1602 Inverno freddissimo, ghiacciò l’Arno a Firenze, s’infransero i vetri ghiacciati. Si ghiacciarono il vino e l’inchiostro.

1609 Caddero chicchi di grandine in Anghiari di due libbre l’uno. Morirono uccelli e animali nei campi. Seguì carestia nei contadi.

 

Avete provato a trovarvi con quelle popolazioni, in certe situazioni? Esistono documenti con testimonianze simili sulle inclemenze climatiche in altre regioni. Forse una raccolta generale, sarebbe ancora più istruttiva e tranquillizzante, insieme, ovviamente, a una serena valutazione scientifica del problema delle previsioni.

Ma non morirebbe l’eterno ritornello “Le stagioni non sono più quelle di una volta!”

Per un collega che ama lamentarsi (“Oggi sembra che mi abbiano menato. Tutta colpa del clima impazzito. Le stagioni non sono più quella di una volta…”) aggiungo ai suoi ritornelli: “Anche le salite non sono più quelle di una volta. Sono sempre più ripide e faticose...”.

 

Paolo Diodati


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