È deprimente, a pochi giorni dall’inizio del nuovo anno scolastico, ascoltare proposte che fanno retrocedere la scuola verso il buio del passato ed espressioni lesive verso gli insegnanti del Meridione. È deludente vedere come prendono piede la retrocessione e il pregiudizio in un processo formativo il cui obiettivo dovrebbe essere l’educazione. Sembra quasi che non si possa espletare un incarico, appena ricevuto, senza ricorrere a riforme, come se il primo compito fosse quello di cambiare e di demolire piuttosto che di continuare ciò che è utile all’obiettivo formativo della scuola.
La scuola è il gioco serio della vita e come tale ha bisogno di sensibilità, di cura e di amore; è una finestra aperta sul mondo e deve evolversi a passo con i tempi; non può retrocedere senza il rischio di frantumarsi, non può restare immobile per colpa di chi non ha fantasia nel proporre e guarda al passato come panacea al presente. La proposta di ripristinare il grembiule e il voto di condotta è ritornare paurosamente indietro e rivedersi infagottati e allineati, è cancellare con un colpo solo anni di ricerche pedagogiche, di riforme e di cambiamenti per una scuola sensibile ai bisogni di tutti.
Viene voglia di non replicare e di lasciare che sia il tempo a far rinsavire tutti ma il risentimento è forte e lo spirito insorge contro le incongruenze palesi e si ribella a chi, poco memore, forse per i pochi anni trascorsi, del processo evolutivo del nostro sistema scolastico vuole ripristinare elementi che a nulla servono alla soluzione dei problemi di ordine educativo e che non considera che la scuola riflette la società stessa e che può migliorare soltanto se cambiano i modelli e i comportamenti di chi deve per dovere essere esempio educativo: le risse in Parlamento, gli atti di vilipendio agli elementi fondanti la nostra Nazione suscitano disgusto e legittimano gesti diseducativi.
È prossimo l’inizio del nuovo anno scolastico con tutte le problematiche irrisolte e ci si perde dietro al ripristino di elementi desueti e che non hanno nessuna ragion d’essere; vengono inquisiti gli insegnanti del Meridione come capri espiatori di un sistema che non funziona e si pretende il rispetto verso la scuola e gli insegnanti, ma chi rispetterà l’insegnante del Meridione? L’abbaglio è forte e pericoloso! Ma perché invece di perdersi in espressioni inutili non si spende più tempo per elaborare un progetto più ampio di riforma della Pubblica istruzione che ci collochi in una dimensione europea valorizzando e rafforzando le energie dei diversi territori e non esprimendo giudizi inquisitori di merito; le parole hanno una forza espressiva notevole e incidono sulla mente: possono acuire divisioni, malesseri e disagi; possono diseducare e creare elementi di incomprensione e di incomunicabilità tra Nord e Sud che già appaiono così lontani.
Pietà Signore per i poveri di spirito, pietà Signore perché non sanno quello che fanno.
Pietà per chi distoglie col paternalismo l’attenzione dai gravi problemi del paese.
Pietà per la pochezza di chi tutto ha e non intende chi non ha.
Pietà Signore per chi non sa la Storia della nostra Nazione e vuole dividere il paese.
Pietà per chi non ha rispetto per gli altri, per gli eroi e le vittime della nostra Nazione.
Pietà per chi divide e inculca in modo subdolo il concetto di divisione, per chi non ha il senso del dovere e della convivenza, per chi impoverisce lo spirito e le tasche senza rimedio.
Pietà per chi, tronfio di presunzione, divide, accusa e opera solo per il proprio tornaconto.
Una schiera di figure nere si avvicina: il primo avanza a stento sotto il peso di molte ville, il secondo benedice col dito medio; segue una schiera di senza volto e c’è chi nasconde i falli dell’economia. Il silenzio è nero come il corpo dei pipistrelli che sfilano in riga e in fila, condannati dal voto di condotta negativo; Dante non sa dove collocarli, nessuno li vuole per paura del contagio e gli insegnanti meridionali li guardano avanzare a fatica e mossi a pietà li radunano, vecchi e giovani, spiegando loro che altro è l’Italia unita e alzano il velo della Storia, madre di ogni pensiero e nascondono l’imbarbarimento al quale loro hanno costretto il paese. Il cammino è lungo verso la redenzione e non si sa se Caronte sarà clemente dopo l’esame; sarà dura anche per lui giudicare!
Anna Lanzetta