La richiesta della Lega di ripristinare l'ICI per poter avere una qualche fonte di finanziamento della spesa sociale dei comuni, segnala una contraddizione interna alla maggioranza, che ha ragioni profonde e strutturali. Sembra di poter dire che la meta inseguita dai governi Berlusconi -e soprattutto dal presente- di mantenere il termine Welfare, applicando politiche selvaggiamente liberiste e alleviando il conseguente disagio sociale con misure assistenziali d'occasione, non si può raggiungere: la contraddizione non è su particolari, ma sulla concezione dello stato.
Infatti il Welfare, che è una tipica ed esclusiva invenzione europea, ha avuto in Europa numerose e differenziate realizzazioni, democratiche o non, liberali o non, generali o non, ma sempre segnate dal fatto che un certo numero di bisogni storicamente consolidati divenissero via via diritti comuni esigibili e da sostenere nella loro realizzazione attraverso un sistema fiscale fortemente redistributivo della ricchezza sociale prodotta attraverso i lavori. Ciò avvenne in varia forma nell'Europa della prima metà del Novecento in Francia (politiche sociali e pensionistiche del Fronte popolare), in Inghilterra (governi laburisti e anche conservatori, il termine Welfare state è di un governo conservatore -lord Beveridge- appena dopo la seconda guerra mondiale), in tutta la socialdemocratica Europa del nord, ma anche dell'Italia fascista (allungamento dell'obbligo scolastico, medicina scolastica, lotta alle malattie sociali -Tbc, malaria) nella Germania nazista (scuola, sanità, casa, trasporti), nell'Unione sovietica (scuola, sanità, piena occupazione, trasporti, casa). Si accompagnò dunque a regimi politicamente assai diversi, ma fu presente ovunque e fornì anche un sostegno popolare forte a regimi totalitari e alla dittatura stalininana.
Se alla sconfitta dei regimi illiberali segue una forma di democrazia anche incompiuta ma abbastanza solida (prima repubblica in Italia) lo stato sociale si mantiene e implementa attraverso il prolungamento dell'obbligo scolastico e sua gratuità, un sistema di sanità pubblica tendenzialmente onnicomprensivo e gratuito, un sistema di trasporti pubblici economici, una politica di accesso alla casa di proprietà o ad affitto basso (equo canone) ecc. ecc. Ma se alla caduta di un regime dittatoriale segue il liberismo selvaggio, le ineguaglianze diventano stridenti e tremende come in Russia dopo la caduta del regime sovietico. Sembra di poter dire che in Europa dove lo stato sociale si è manifestato nei modelli francese tedesco britannico e delle socialdemocrazie nordeuropee, e in Canada, esso è diffuso e gradito, ha radici molto profonde e non si può sospendere a lungo senza determinare scossoni sociali pesanti, o infelicità di vita, mancanza di prospettive per le giovani generazioni e restrizioni gravi.
È la situazione rozzamente abbozzata, mi rendo conto, della seconda repubblica. E i ministri dell'economia non sembrano potervi mettere rimedio specialmente quando il loro mandato coincide con un periodo di crisi economica mondiale di rara persistenza e gravità.
È il caso di Tremonti cui tocca col governo Berlusconi certamente il compito più ingrato, anche perché Tremonti non è un ignorante né un uomo premoderno, sicché cerca di attenuare la durezza dei tempi e lo scontro con le dure leggi della storia e della logica, ma con mezzi chiaramente inadeguati.
Lo dico senza ironia né sarcasmo: credo che non si possa reggere a lungo un sistema misto che chiamandosi Welfare si comporti come uno stato liberista con qualche attenuazione assistenziale miserevole. Meglio sarebbe dichiarare che non si è in grado di perseguire o non si condivide il giudizio di superiorità del modello “stato sociale” su qualsiasi altro ad oggi, né si vuol percorrere intera la sua traccia che porta logicamente alla riduzione delle spese per armamenti e alla neutralità, sviluppando le spese sociali su un modello ordinamentale e di governo autonomistico (federale).
Insomma a me sembrerebbe che Tremonti sarebbe più credibile se (dato che ormai tende a considerare più “moderno” Adam Smith che Marx o Schumpeter) riesumasse l'elenco degli aventi diritto all'assistenza (detto un tempo Libretto dei poveri), ripristinasse il medico condotto e l'ostetrica condotta: pregherei solo non il Patronato scolastico, davvero troppo avvilente per bambine e bambini; ma sì il domicilio di soccorso presso i comuni e gli ECA: sarebbe chiaramente un modello di stato assistenziale come negli USA dove non c'è un sistema di sanità pubblica, né di scuola pubblica, né di pensionamento diffuso e certo. L'assistenza avrebbe una qualche certezza del diritto e ci si potrebbe rimettere in cammino con le lotte per ricostruire uno stato sociale delle autonomie, che è cosa certo troppo di “sinistra” per piacere a Berlusconi o a Veltroni, ma che piacerebbe molto a molti e molte cittadine.
Lidia Menapace