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Lidia Menapace. Sul conflitto Governo-Famiglia Cristiana
Antonio Sciortino, direttore del settimanale
Antonio Sciortino, direttore del settimanale 
15 Agosto 2008
 

Uno tra i temi culturali più discussi nella preparazione del Concilio Vaticano II (sotto tiro non meno del Sessantotto nella lotta restauratrice in corso) era la necessità della costruzione di una opinione pubblica dei laici cattolici, cioè di un luogo e di strumenti di dibattito libero sulla base di comuni orientamenti condivisi dopo matura discussione, non di direttive autoritarie su temi opinabili come sono quelli politici e sociali.

Lo strumento principale di tale dibattito fu in Italia L'avvenire di Raniero La Valle, ben presto soffocato e reso non più tribuna di dibattito libero, bensì strumento di divulgazione del messaggio dei vescovi (che non sono laicato). Il laicato il cui avvento nella chiesa cattolica con una qualche autorevolezza e autonomia era uno dei Leit-motiv del rinnovamento conciliare, fu ben presto spento. Resistettero e resistono periodici per lo più gestiti da religiosi o da gruppi interreligiosi o da forti personalità (come fu Testimonianze di Balducci, che infatti chiese e ottenne di poter uscire senza l'imprimatur).

 

Il dibattito non ha nemmeno fatto a tempo a decollare che già veniva cancellato, senza che i “laici” non cattolici dicessero nemmeno bah. Vi immaginate che anche nei partiti più organizzati si possa giudicare un articolo sottoponendolo al tribunale di una autorità indiscutibile? E negandone la rappresentatività? Si griderebbe subito con scandalo alla censura delle idee: perché non lo si deve fare per Famiglia cristiana? E come può essere che dei politici che si dichiarano democratici (magari di recente acquisizione, come un bel po' della destra italiana) invece di discutere le tesi di Famiglia cristiana, invochino per l'appunto la censura e il disconoscimento nei suoi confronti? non è questa già una avvisaglia di fascismo? e non è il tema del “fascismo del XXI secolo”, come lo chiamo io, o del “fascismo democratico” come lo chiama Paolinelli o di altre denominazioni, un tema di cui si discute nella pubblicistica politica italiana? Per quale ragione dei cattolici non potrebbero appassionarsi? Se cercano di liberarsi di pesanti tutele e sudditanze chi gliele ribatte e ribadisce non sta dando una mano al fascismo? a me pare di sì e in ogni modo vorrei che se ne discutesse.

 

Famiglia cristiana non è organo del Vaticano, questo è certo. E non è nemmeno la voce della Cei: quando sostiene qualcosa lo fa sotto la propria responsabilità. L'unico modo democratico di intervenire è di farlo nel merito delle opinioni espresse, non con il disprezzo e censure fascistizzanti. Non di mandarli in castigo dietro improbabili cattedre etiche e politiche.

 

Di che cosa hanno paura le destre? Non basta la maggioranza che hanno? E sono così incerti dei propri fondamenti culturali che hanno bisogno di mettersi in processione dietro l'addetto stampa del Vaticano con un crocione in mano? e le facce falsamente pie, per dire che loro sì difendono i valori cristiani! Naturalmente non saprebbero nemmeno citarli, se volessero replicare al direttore di Famiglia cristiana che afferma di parlare secondo la dottrina sociale della chiesa (che ignorano bellamente). Si profila una pericolosa alleanza fra Trono (se così vogliamo chiamare il potere politico di incerta democraticità) e Altare, che in tutta la storia d'Europa ha sempre incubato periodi di reazione, restaurazione e perdita di libertà. Se non è fascismo questo, non so che sia.

 

Lidia Menapace


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