La convivencia
y sus peligros
La oí gritar y comprobé que durante un par de semanas llevaba gafas oscuras para que no se le notaran los moretones. Su esposo es militante del Partido y en el barrio nadie le recrimina sus excesos de testosterona. Ambos forman parte de un cuadro de violencia doméstica que se silencia en los medios y se enraíza en la cotidianidad. Las víctimas, como ella, se sienten doblemente maltratadas. A la bofetada y al grito se le suma el silencio de quienes no quieren aceptar –o al menos hacer público– que tras las puertas de los hogares cubanos no siempre reina la armonía y el respeto.
La obligada convivencia, a causa del déficit inmobiliario, hace que muchas mujeres y niños sean objeto de humillaciones y golpizas. No podemos escuchar sus testimonios ya que –institucionalmente– apenas se reconoce que en esta “isla idílica” las palizas hogareñas son frecuentes. Al no divulgarse las estadísticas que demuestran su incidencia, se hace difícil conmover a la opinión pública nacional y llevarla a rechazar estos ataques.
Cómo hacerle saber a una mujer que huye de su casa para no enfrentar los puños del marido dónde hay un refugio para pasar la noche, si no a través de los medios informativos. De qué forma conocerá ella sus derechos de llevar al atacante ante los tribunales si la tele y la prensa no hablan del asunto. Cómo crear repudio social hacia los abusadores cuando apenas podemos conocer que existen las víctimas. Las vemos aguantar, esconder bajo el colorete las trompadas y mirarnos, a ver si nos damos cuenta de lo que las instituciones y los medios parecen no notar.
Yoani Sánchez
La convivenza e i suoi pericoli
La sentii gridare e mi accorsi che da un paio di settimane portava occhiali scuri perché non le si notassero i lividi. Suo marito è militante del Partito e nel quartiere nessuno gli rinfaccia i suoi testosteroni in eccesso. Entrambi fanno parte di un quadro di violenza domestica che viene passato sotto silenzio dai media ma si radica nel quotidiano. Le vittime, come lei, si sentono doppiamente maltrattate. Allo schiaffo e al grido si unisce il silenzio di coloro che non vogliono accettare - o almeno rendere pubblico - che dietro le porte delle case cubane non sempre regna l’armonia e il rispetto.
La convivenza obbligata, a causa della mancanza di alloggi, fa sì che molte donne e bambini siano oggetto di umiliazioni e maltrattamenti. Non possiamo ascoltare le loro testimonianze perché - istituzionalmente - a stento si ammette che in questa isola idilliaca le bastonate familiari sono frequenti. Se non si divulgano le statistiche che dimostrano la loro incidenza, diventa difficile scuotere l’opinione pubblica nazionale e portarla a rifiutare queste aggressioni.
Come far sapere a una donna che scappa dalla sua casa per non affrontare i pugni del marito dove può trovare un rifugio per passare la notte, se non tramite i mezzi informativi? In quale modo potrà conoscere il suo diritto di portare l’aggressore davanti ai tribunali, se la televisione e la stampa non parlano di questo argomento? Come creare ripudio sociale verso i prevaricatori quando a stento possiamo sapere che esistono le vittime? Le vediamo sopportare, nascondere i segni dei cazzotti sotto il belletto e guardarci, per vedere se ci rendiamo conto di ciò che le istituzioni e i media sembrano non notare.
Traduzione di Gordiano Lupi