La notizia dell’arresto di Tenzin Tsundue, nello stato indiano dell’Himachal Pradesh, comunicataci stamani dallo scrittore Piero Verni, desta in noi viva apprensione e attesta quanto non si allenti affatto la morsa repressiva nei confronti dei tibetani. Poeta e segretario degli Amici del Tibet, Tsundue è stato fermato mentre stava attraversando il confine che separa l’India dal Tibet.
«È arrivato per me il tempo di tornare in Tibet», aveva scritto in una lettera quattro mesi fa, prima di partecipare alla “Marcia verso il Tibet” promossa dal “Movimento d’Insurrezione del Popolo Tibetano” (composto da cinque ong tibetane costituitesi in esilio a Dharamsala: Congresso dei giovani tibetani, Associazione Donne Tibetane, Movimento Tibetano Gu-Chu_Sum -un’associazione di ex-prigionieri tibetani-, Partito democratico tibetano e Studenti per la libertà del Tibet).
«L’ultima volta che ci andai», proseguiva, «nel 1997, dopo la mia laurea, fui arrestato dalle autorità cinesi. Sono stato picchiato interrogato e mi hanno lasciato senza cibo, quindi venni espulso dal Tibet dopo che mi avevano tenuto rinchiuso in prigione per tre mesi a Lhasa e Ngari. Avevo raggiunto il Tibet a piedi da solo attraversando le montagne himalayane partendo dal Ladakh. Undici anni dopo ritornerò in Tibet a piedi anche questa volta. Senza chiedere il permesso ritornerò a casa mia. Perché dovrei preoccuparmi dei documenti emessi dal regime coloniale cinese, che non solo ha occupato il Tibet, ma anche ha messo il Tibet sotto un regime militare e fa vivere il nostro popolo in tirannia e sotto una brutale repressione giorno dopo giorno da cinquant’anni? (…) Naturalmente la polizia indiana farà il suo dovere, l’esercito cinese sul confine Tibetano non sarà chiaramente entusiasta. Dal momento che guidiamo una marcia di pace, con un impegno assoluto di nonviolenza, non penso che alcuno, né le autorità Indiane né quelle cinesi, userà la forza contro di noi. Ispirati dalla Marcia del Sale di Gandhi, anche se cercassero di fermarci, noi non ci fermeremo. Per quanti giorni potrebbero tenerci in prigione e soltanto perché stiamo camminando pacificamente? E perché il governo Indiano dovrebbe fermare i rifugiati tibetani che stanno tornando a casa, a piedi, volontariamente?» Non è casuale che il primo libro di poesie di Tenzin Tsundue, pubblicato nel 2001, s’intitoli Attraversando il confine.
Non sappiamo, al momento, dove sia detenuto.
Francesco Pullia
della Direzione nazionale di Radicali Italiani
Fonte: Radicali.it, 04/08/2008