Disegno di legge n. 1386, recante conversione in legge del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112: «Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria»
Senato della Repubblica, Roma 31 luglio 2008
Di seguito il testo del mio intervento:
Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, colleghi,
stiamo discutendo dell’intervento più importante per il Paese, la manovra economica e finanziaria con modalità e tempistica quantomeno singolari. Purtroppo in queste condizioni è difficile anche il dialogo, porre la fiducia prima ancora di avere iniziato il dibattito facendo decadere così emendamenti, ordini del giorno, possibili spunti anche di confronto costruttivo appare un voler scappare dal confronto.
Avevamo presentato più che emendamenti ordini del giorno sull’innalzamento e l’equiparazione dell’età pensionabile delle donne, sugli interventi mirati sul welfare che, per esempio, possono consentire alle donne italiane l’ingresso nel mondo del lavoro (siamo ultime in Europa per quel che riguarda l’occupazione femminile). Sul nucleare abbiamo preparato due ordini del giorno così come sulle autorità amministrative indipendenti e sulla liberalizzazione dei servizi pubblici. Ne avevamo preparato un altro su uno scandalo tutto italiano del parto con dolore, avremmo voluto sentire il Governo che prima ritira il decreto sui nuovi Lea e poi preannuncia interventi per settembre.
A fronte del gran parlare di Robin Tax perché non affrontare il problema alla radice e perché allora non sono stati aboliti i finanziamenti miliardari alle compagnie petrolifere attraverso i cosiddetti Cip6 che i cittadini italiani pagano nella bolletta dell’elettricità, oppure perché lo Stato non si riappropria dell’onore e onere di emettere direttamente moneta invece di lasciare quei proventi, ossia il cosiddetto signoraggio, alla Banca d’Italia o alla Banca centrale europea? queste sono riforme, non proclami da arciere della foresta di Sherwood! Di questo avremo voluto parlare nel merito se solo non aveste voluto bloccare il dibattito ponendo la fiducia.
Una mancanza di dibattito, cari colleghi della maggioranza, che ci avrebbe potuto spiegare, con dovizia di particolari e indiscussi e indiscutibili meriti la funzione di vero e proprio servizio pubblico che da trent’anni svolge Radio radicale pubblicamente e trasparentemente riconosciuta da tutti i Governi, e credo tutti i presenti in quest’aula, che grazie a Radio radicale riescono a parlare non solo in quest’aula deserta ma agli italiani. A proposito di servizio pubblico, signor Presidente, ricordo che dal 31 di maggio è scaduto il consiglio di amministrazione della Rai tv e che da quasi due mesi la commissione bicamerale che dovrebbe controllarne e indirizzarne il lavoro non è istituita in flagrante inadempimento dell’Ordinamento e della Costituzione. Un vulnus tanto grave quanto quello del mancato quorum di un anno e mezzo del plenum della Corte Costituzionale che il principio di legalità ci impone di affrontare quanto prima. Inutile ricordarvi colleghi che l’aula di Palazzo San Macuto in questo momento è ancora occupata dai parlamentari radicali che hanno voluto impedire la farsa reiterata chiedendo l’elezione ad oltranza fino all’elezione del presidente.
Infatti, il ripristino della legalità è essenziale per affrontare il tema dell’economia e il problema della sicurezza, tanto sbandierato (spesso a sproposito), o declinato principalmente sul fenomeno «immigrazione rom», che tante polemiche e confusioni ha provocato con iniziative legislative prima annunciate, poi ritirate, quindi modificate in una girandola di proposte e controproposte che non hanno di certo aiutato l’opinione pubblica ad avere una visione ragionata e non impaurita del suo vivere quotidiano accanto e con esseri umani provenienti da altri Paesi. Questo Governo ha taciuto tutti i dati della buona immigrazione, preferendo puntare su altri aspetti, la cui esistenza noi non nascondiamo, ma che non sono certo esaustivi del fenomeno.
È indubbio, per esempio, l’apporto positivo che l’immigrazione ha dato e dà alla nostra economia, però dobbiamo dire che, sia sul fronte della giustizia, sia sul fronte degli interni, vediamo solamente tagli orizzontali e indiscriminati. Credo che per far fronte alla crisi attuale servano, per esempio, più liberalizzazioni e non certo i provvedimenti che sono stati annunciati di una banca per il sud, oppure operazioni come la gestione che il Governo sta facendo del problema Alitalia. Occorrono liberalizzazioni accompagnate da un nuovo welfare che assecondi un diverso e più flessibile mercato del lavoro.
C’è poi la questione energetica, indubbiamente un tassello importante per lo sviluppo economico e tecnologico del Paese. Questo Governo ha deciso, pare, di tornare al nucleare, scelta su cui ci pare si sia davvero poco riflettuto e sia stata ancor meno esaminata e proposta nei suoi aspetti complessi. Ci viene detto che vent’anni fa abbiamo perso un treno; ammesso che sia così (da parte nostra abbiamo forti dubbi) crediamo che non abbia senso rincorrere un treno perso rischiando, nel frattempo, di perdere il treno che sta passando, ossia quello dell’efficienza energetica e dell’innovazione tecnologica anche in questo campo.
Non è la nostra una preclusione ideologica, non lo è mai stata. Si tratta della diffidenza e della contrarietà di chi solleva delle domande e non riesce ad ottenere risposte. Quanto costa, quanto produce, in quali tempi, chi paga e chi mette i capitali?
Avremmo voluto parlare della Class Action, con questo provvedimento rimandiamo di 6 mesi l’entrata in vigore dell’azione collettiva risarcitoria. Avremmo voluto parlare nel merito, sei mesi per fare cosa? Per migliorare uno strumento inadeguato e approvato male e in fretta e furia la scorsa finanziaria, avremo voluto chiedere un impegno perché questo strumento potesse essere utilizzato anche per atti illeciti che non costituiscano violazione del Codice del Consumo, ivi comprese le cause nei confronti della Pubblica Amministrazione e soprattutto perché la liquidazione dei risarcimenti avvenga in automatico dopo la sentenza e non con il meccanismo perverso della conciliazione e successiva causa individuale che di fatto rende inutile e inutilizzabile la class action, o meglio da strumento utile per i cittadini diventa utile alle associazioni dei consumatori.
Con lo spirito del dialogo e del confronto ci siamo incontrati oggi in un’aula del Senato. Un incontro tra parlamentari, deputati e senatori, di maggioranza e opposizione, per la creazione di un nuovo tavolo di discussione politica su donne, occupazione, welfare e pensioni. Lo scopo è di dare vita, a un gruppo di parlamentari, supportato da esperti della materia, che ritenga prioritario per lo sviluppo del paese il tema dell’occupazione femminile. Affrontando insieme tutti i nodi, anche quelli più spinosi, (dai servizi, alla spesa per il welfare, alla domanda delle imprese, all’occupazione, agli incentivi fiscali, fino all’annosa questione dell’equiparazione dell’età pensionabile) vogliamo provare a scrivere ed attuare proposte ambiziose e condivise.
In quest’aula siamo invece solo chiamati ad un dialogo tra sordi. Il Governo è qua per puro dovere, pochi sono i senatori di maggioranza e domani un voto scontato chiuderà un brutto capitolo, un capitolo frettoloso che lascia errori sul campo. Un modo per svilire i compiti e le funzioni di questa istituzione. L’ennesima puntata del caso Italia, in cui lo Stato di Diritto e la Democrazia vengono travolte da interessi di parte, oligarchici e di partito contro gli interessi dei cittadini.
Donatella Poretti