Uno degli spettacoli della Rassegna “I Solisti del Teatro” ai Giardini della Filarmonica Romana è stato Capodiavolo, il gradevole one-man-show del mitico Alessandro Benvenuti, che si é attestato su commistioni tra excursus biografico, contrappunto musicale e istrionismo recitativo, piacevole teatro canzone, forma d'arte musicale e teatrale lanciata da Sandro Luporini e Giorgio Gaber agli inizi degli anni Settanta.
La sua carriera artistica ha origine dall’oratorio e a volte si devono ringraziare suore, frati e preti, perché spesso hanno coordinato i primi passi di artisti e innovatori come Benvenuti.
Scrivo questo perché in immagini in bianco e nero girate da un amatore con una cinepresa a manovella, a metà degli anni Sessanta, si vede in un teatrino di provincia, un bambino che recita scenette di vita quotidiana di un paesino toscano.
Le bimbe che lo osservano con invidia, gli amici che gli lanciano cicche di gomme americane, e, a lato del palco, il gaudente parroco che fa compiere salti mirabolanti al vecchio e traballante pianoforte, scandendo le scene e accompagnando gli applausi del pubblico, non ci fanno sospettare che questo bambino dal volto smilzo e pallido e dall'altezza inusitata (per l'epoca) diventa un giorno Alessandro Benvenuti.
Cosa lo spinge a recitare, a diventare un caratterista comico in una filodrammatica parrocchiale? La risposta è data dagli stessi spezzoni di documentario recuperati dagli archivi del Provveditorato agli studi: Alessandro era già lungo e maldestro al tempo delle superiori.
In questo suo non normale concerto, oggi, c’è tutto il racconto di questa sua vita d’artista spesso in tournée, che attraverso le parti recitate, ora in forma di monologo, ora attraverso il dialogo con i suoi amici musicisti, confessa al pubblico la natura del pedaggio che si paga alla vita per poter essere quello che il caso lo ha destinato ad essere.
Le canzoni rappresentano un viaggio nel tempo. La prima la scrisse ventenne, l’ultima pensa di scriverla magari domani o al massimo dopodomani, deve solo trovare il tempo. Le liriche raccontano la mutazione dei panorami mentali e fisici che ci circondano. Ma anche la sua parte sconosciuta di comico. Le nozze fra poesia ed ironia. Non fanno la morale, raccontano il furore, l’estasi del bello, la speranza.
Nei monologhi ha cercato di trarre il meglio di tanti anni di esperimenti nel linguaggio comico. Materiali inediti giacché tutti gli scritti appartengono al suo diario personale o sono lavori che attualmente ha in cantiere.
Sono quindi inediti comici d’autore. Il fil-rouge che unisce prosa e canzoni è l’inquietudine, che sembra diventata per tutti l’unica condizione nella quale si è costretti a vivere. L'attività artistica di Alessandro Benvenuti è considerevole, in quanto lo show-man toscano ha lavorato nel cabaret, nel teatro, nel cinema e nella televisione.
La sua passione, però, è la musica e con questo suo ensemble di amici ama spesso esibirsi. Da qui la nascita di Capodiavolo con un repertorio di canzoni esistenzialiste, inframmezzate da pagine dei suoi testi migliori.
Capodiavolo
Un progetto di teatro/canzone
scritto, diretto, interpretato e cantato da Alessandro Benvenuti
con
Antonio Superpippo Gabellini (chitarre)
Arlo Bigazzi (basso elettrico e acustico)
Sergio Odori (batteria, cajon, darbuka, glockenspiele, marimba, crepitacoli)
Vittorio Catalano (ciaramella, sax soprano, flauto traverso, friscaletti, marranzano)
Lucio De Angelis
(da Notizie radicali, 24 luglio 2008)