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Yoani Sánchez. Cibermutilati
24 Luglio 2008
 

Dal blog Generación Y

21 luglio 2008

 

 

Ciber mutilados

Todo ese tema de la ciudadanía representada en Internet que desarrolla proyectos por su cuenta, nos queda demasiado grande a los cubanos. Sin haber llegado a ser todavía ciudadanos en la realidad, se nos hace difícil comportarnos como tales en la red. En este caso no vale aquello de saltarnos etapas, como lo hicimos con las videocaseteras (que nunca se vendieron en las tiendas cubanas), las grabadoras de cinta y prácticamente los floppy de 5¼”, sino que tendremos que graduarnos de civismo, antes, en la realidad.

A ver si logro entender la lógica torcida de nuestro espacio virtual: “un ciudadano cubano no puede comprar su propio dominio web y alojarlo en un servidor local, pero es acusado cuando logra hospedar su sitio en otro país”; “los blogger oficiales reflejan la realidad, pero nosotros los alternativos somos marionetas de algún poder extranjero…”; “Internet es un terreno para una llamada batalla de ideas, de la que nadie puede enumerar al menos un principio que no sea la intolerancia…”; en fin, además de mutilados en nuestra sociedad, hemos entrado a Internet con varios pedazos de menos.

A este paso, en la red ocurrirá lo mismo que muestran nuestras calles: gente que en un primer momento –y ante las cámaras y micrófonos- exhiben un entusiasmo y una fidelidad ideológica que es pura “espuma”. De ahí que en Internet nos ponemos folclóricos y ecologistas; nos da por las bolsas de trabajo, los anuncios clasificados o la música gratis, pero cuidado con emitir opiniones. En la www hay que tener las mismas máscaras que llevamos colgadas en nuestra vida. Lo de tener ciber-derechos tendrá que esperar, a ver si va y un día nos da por empezar a hacernos, al menos, ciudadanos.

 

Yoani Sánchez

 

 

Cibermutilati

La questione della cittadinanza rappresentata su Internet che sviluppa progetti per conto proprio, risulta eccessiva per noi cubani. Senza essere riusciti a diventare cittadini nella realtà, è difficile comportarci come tali nella rete. In questo caso non serve il fatto di saltare le tappe, come è successo con le videocassette (che non sono mai state vendute nei negozi cubani), i registratori di pellicole e praticamente i floppy da 5¼, ma soprattutto dovremo laurearci in civismo, prima, nella realtà.

Vediamo se riesco a comprendere la logica contorta del nostro spazio virtuale: “un cittadino cubano non può comprare il suo dominio web e alloggiarlo in un server locale, ma è accusato quando riesce a far ospitare il suo sito in un altro paese”; “i blogger ufficiali riflettono la realtà, mentre noi alternativi siamo marionette al servizio di qualche potere straniero…”; “Internet è un terreno per una così detta battaglia di idee, della quale nessuno può enumerare almeno un principio che non sia l’intolleranza…”; alla fine, oltre ai mutilati nella nostra società, abbiamo avuto accesso a Internet con vari pezzi in meno.

Di questo passo, sulla rete accadrà la stessa cosa che mostrano le nostre strade: persone che in un primo momento - davanti alle telecamere e ai microfoni - esibiscono un entusiasmo e una fedeltà ideologica che è pura “schiuma”. Per questo su Internet diventiamo folcloristici ed ecologisti; ci serve per gli uffici di collocamento, gli avvisi pubblicitari o la musica gratuita, però attenzione a esprimere opinioni. Nella rete dobbiamo avere le stesse maschere che portiamo addosso nella nostra vita. I ciber-diritti dovranno attendere, ma per prima cosa dobbiamo cominciare a esigere di essere trattati, almeno, come cittadini.

 

Traduzione di Gordiano Lupi

 

 

Nota del traduttore: In questo brano di Yoani una parte presenta difficoltà di resa nella nostra lingua. Si tratta della frase finale: Lo de tener ciber-derechos tendrá que esperar, a ver si va y un día nos da por empezar a hacernos, al menos, ciudadanos. Ho tradotto in modo molto libero: I ciber-diritti dovranno attendere, ma per prima cosa dobbiamo cominciare a esigere di essere trattati, almeno, come cittadini. Ringrazio Carlos Carralero, scrittore cubano esiliato in Italia, che mi ha aiutato a interpretare il senso aggiungendo il suo pensiero che riporto fedelmente. «L’idea o il messaggio non va indirizzato solo al governo, ma anche ai cittadini, perché capiscano che devono lottare per far valere il diritto a essere, un giorno, trattati come cittadini. Vale a dire: il cubano deve guadagnarsi il diritto a diventare cittadino. Fino a oggi non è un cittadino, ma parte della massa» (Carlos Carralero).


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