Chissà: forse bisognerà davvero farlo, prima o poi: un comunicato farlocco dove tre o quattro di noi si abbandonano a una serie di “invettiva” nei confronti di Marco Pannella, con accuse del tipo: “Basta con il Padre-padrone”, “salviamo il Partito Radicale”, “non se ne può più della dittatura pannelliana”; e si organizza una rivolta. Oppure si potrebbe provare a diffondere testi di intercettazioni telefoniche fasulle, dove tra un pettegolezzo e un gossip su questa o quella compagna radicale, si trova il modo di infilare qualche notizia sul Satyagraha… Oppure?
Dovrebbe interessare, non foss’altro per fare del “colore”. Cosa può mai spingere un senatore di un’ottantina d’anni (si parla di Sergio Stanzani), a unirsi allo sciopero della fame che un altro signore di una settantina e più anni (si parla di Marco Pannella) sta conducendo dalla mezzanotte del 6 luglio? Stanzani è un tranquillo borghese che in passato è stato tra i protagonisti di qualche altra “mattana”: ha “posato” nudo a teatro; e ha occupato, con una pattuglia di altri dirigenti e militanti radicali, la sede della RAI di viale Mazzini a Roma per sette od otto giorni. Lui solo, con il suo passato e il suo presente, può raccontarne tante da riempire un paginone di giornale. E certamente qualcuno l’avrebbe già fatto, se su Stanzani non gravasse da sempre quel peccato originale che è la tessera radicale in tasca.
Ma senza esser radicali, basta far qualcosa di “radicale” per condividerne l’ostracismo e l’indifferenza. A sostegno di Marco Pannella e dell’obiettivo che si è posto (cercare di salvare dalla forca Tarek Aziz: che certo la merita, e proprio per questo va salvato) si sono mobilitati tre presidenti emeriti della Repubblica (Carlo Azeglio Ciampi, Francesco Cossiga, Oscar Luigi Scalfaro); i senatori a vita Giulio Andreotti, Sergio Pininfarina, Rita Levi Montalcini; una quantità di parlamentari italiani e stranieri, un numero imprecisato, ma crescente giorno dopo giorno, di personalità e cittadini comuni, che appena “sanno” convintamente aderiscono. Dovrebbe essere una notizia; come mai non lo è?
Di Cossiga, delle sue dichiarazioni, articoli, interventi, iniziative, non c’è giorno di cui i giornali non siano pieni. Quando non è lui è Franco Mauri; quando non è Franco Mauri è Mauro Franchi… Si fa però un’eccezione: quando Cossiga manda un biglietto a Pannella dove di suo pugno scrive: «Sono con te, speriamo che questa volta l’amministrazione USA non si metta troppo di mezzo». Se le parole hanno un senso, significa che Cossiga sa, e sa per sicuro (al punto da metterlo nero su bianco) che in altra occasione l’amministrazione USA in mezzo si è messa; e con immaginabile risultato. Non è curioso che nessun giornalista vada da Cossiga a chiedergli di spiegare, chiarire, “raccontare”? Eppure è così.
Dice Pannella, nella conversazione domenicale a Radio Radicale: «Tarek Aziz rischia la pelle forse anche perché può raccontare troppo, come hanno fatto con Saddam Hussein». È una capucinade pannelliana? Ne siamo certi? Non varrebbe invece la pena di approfondire la cosa, cercare di verificare se, quello che dice Pannella ha un fondamento?
Pannella da tempo sostiene che a fine febbraio 2003 sembrava possibile un rinvio dell’inizio della guerra; e che il presidente americano George W. Bush, preso atto che l’inizio l’esilio di Saddam si stava configurando come possibile, per questo scatena la guerra: «Noi lo dicevamo prima delle rivelazioni diffuse da El Pais sul fatto che Saddam avrebbe chiesto un milione di dollari per lasciare il paese. Ricordo che il 18 gennaio del 2003 dissi da Radio Radicale, avendo evidentemente raggranellato notizie, che occorreva dare forza politica alla possibilità che ci fosse davvero una alternativa, con le dimissioni o l’esilio di Saddam. C’eravamo riusciti a tal punto che probabilmente il presidente degli Stati Uniti ha anticipato la data della guerra perché la pace stava scoppiando…». Dice Pannella di ritenere che Bush abbia tradito «il suo giuramento di fedeltà alle leggi e alla bandiera degli Stati Uniti. E lo dico da americano onorario». La cosa non meriterebbe di essere approfondita e “raccontata”?
Nella lista (parziale) dei sostenitori dell’iniziativa di Pannella troviamo Gianni Alemanno, sindaco di Roma, e il regista Marco Bellocchio; Cristina Comencini e Roberto Formigoni, Dacia Maraini e Giuliano Montaldo, Nanni Moretti e Ferzan Ozpetec, Francesco Rosi ed Ettore Scola, i fratelli Paolo e Vittorio Taviani. Non è curioso, significativo, che di queste adesioni, di questo appello non si sappia nulla?
Cresce anche la lista dei compagni e degli amici che per due, tre giorni o a tempo indeterminato, hanno deciso di scendere in campo e di unirsi al digiuno di Pannella. Una bella “banda di matti” quella che si sta formando, ora dopo ora. Bisognerà trovare il modo di spezzare questo muro di silenzio, di mancata informazione che è insieme di gomma e di granito. Sono tante le iniziative che si possono mettere in cantiere, e certo non ci si può accontentare della manciata di secondi di informazione televisiva, dei trafiletti che pubblicano (quando li pubblicano) i giornali. È questione con cui ci facciamo i conti da sempre, ma questo non significa che non si debba e non si possa reagire, che si debba e si voglia accettare questa situazione di illegalità. E intanto, per dire, compagni, che ne dite, quando si allestiscono i tavoli in solidarietà con il Tibet o per altra nobile e giusta causa, di aggiungere al “pacchetto” anche questo Satyagraha? È un poco che sarebbe già tanto.
Valter Vecellio
(da Notizie radicali, 22 luglio 2008)